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Nella giornata di lunedì 5 maggio, una ventina di jet dell'aviazione dell'esercito israeliano hanno colpito con diversi attacchi lo Yemen, per la prima volta in diversi mesi. Israele ha condotto l'operazione in risposta all'attacco missilistico di domenica 4 maggio all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in cui sei persone hanno riportato ferite non gravi. Secondo le dichiarazioni dell'IDF (Israel Defense Forces), i bombardamenti hanno colpito «fonti di rifornimento strategiche degli Houthi» nel porto della città costiera di Al-Ḥudayda (o Hudaydah) e nella fabbrica di cemento di Bajil, a est del centro abitato.
Il raid israeliano nello Yemen contro gli obiettivi Houthi
L'attacco contro la milizia yemenita finanziata e supportata dall'Iran avrebbe causato almeno una ventina di feriti, stando a quanto dichiarato da Anees al-Asbahi, il ministro della Salute delle aree dello Yemen controllate dagli Houthi. Secondo le testimonianze raccolte dall'agenzia di stampa Reuters, il porto di Al-Ḥudayda e i quartieri di al-Salakhanah e al-Hawak sono stati colpiti con almeno 10 raid, mentre 4 avevano come obiettivo la fabbrica di cemento.
Israele ha motivato l'attacco di lunedì sostenendo che la fabbrica di Bajil rappresentasse per i miliziani Houthi «una significativa fonte di entrate economiche» e che fosse stata usata per costruire tunnel e infrastrutture per scopi militari, mentre il porto sarebbe stato usato «per il transito di armamenti iraniani». La città di Al-Ḥudayda è la quarta dello Yemen per numero di abitanti e il secondo scalo del Mar Rosso dopo il porto di Aden. Inoltre, garantisce l'ingresso nel Paese dell'80% di tutte le importazioni di generi alimentari in Yemen.
Perché Israele ha bombardato il porto di Al-Ḥudayda e il cementificio di Bajil
La decisione israeliana di colpire i territori yemeniti controllati dai miliziani Houthi è una ritorsione per l'attacco missilistico che domenica 4 maggio ha colpito l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in cui 6 persone sono rimaste ferite in modo non grave. L'attacco non è il primo che la milizia yemenita conduce contro Israele dall'inizio della Guerra a Gaza nell'ottobre 2023, ma è stato uno dei pochi non intercettati dal sistema di difesa missilistico israeliano.
L'Iran, che guida il fronte anti israeliano dell'Asse della Resistenza — di cui fanno parte, tra gli altri, gli Houthi, Hamas in Palestina, alcune milizie sciite in Iraq e quello che rimane del Partito milizia libanese Hezbollah — ha precisato di non avere nulla a che fare con l'attacco di domenica contro Israele, definendola una iniziativa indipendente degli Houthi. Sull'altra parte del fronte, anche gli Stati Uniti hanno dichiarato all'agenzia di stampa Agence Franche Press che le loro forze aeree «non hanno partecipato ai bombardamenti israeliani sullo Yemen» di lunedì 5 maggio.
La situazione nel Mar Rosso

Nonostante la dichiarazione, è noto come da tempo gli Stati Uniti siano comunque attivi in una campagna di attacchi contro installazioni militari e obiettivi strategici controllati dagli Houthi in Yemen, come ritorsione e deterrenza contro i ripetuti assalti alle navi commerciali condotti dagli Houthi contro le navi commerciali che transitano nel Mar Rosso al largo delle coste yemenite. Assalti che gli Houthi portano avanti come reazione alla Guerra a Gaza, colpendo navi israeliane e di altri Paesi che la milizia accusa di avere legami con Israele. I bombardamenti statunitensi (e britannici) sono iniziati durante l'amministrazione del Presidente Joe Biden e stanno proseguendo anche durante quella del suo successore Donald Trump.