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Attacco di USA e GB contro gli Houthi in Yemen: cosa sappiamo e quali sono i rischi

Una coalizione di Paesi guidata dagli USA e Regno Unito ha bombardato nelle prime ore del 12 gennaio varie postazioni dei ribelli Houthi in Yemen in risposta agli attacchi missilistici portati contro navi commerciali nell'area del Mar Rosso. L'attacco si inserisce nel più ampio conflitto tra Israele e Hamas e rischia di allargare la guerra a tutto il Medio Oriente.

12 Gennaio 2024
18:32
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Attacco di USA e GB contro gli Houthi in Yemen: cosa sappiamo e quali sono i rischi
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Alle prime luci del 12 gennaio 2024 (ore 02:30 a Sana'a, capitale dello Yemen) una coalizione di Paesi coordinata dagli Stati Uniti d'America ha bombardato, con più di 100 missili, 60 obiettivi sensibili in 16 luoghi controllati dagli Houthi. Houthi che sono un gruppo ribelle che ha il controllo di gran parte dello Yemen, paese mediorientale affacciato su Mar Rosso e Golfo di Aden a sud dell'Arabia Saudita.

La coalizione è formata, oltre che dagli USA e da Regno Unito, da altri 8 Paesi: Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Corea del Sud. I motivi della risposta statunitense e britannica sono vari: sostenere Israele nel conflitto contro Hamas in Palestina, danneggiare un alleato dell'Iran in Medio Oriente, ma soprattutto tutelare il commercio globale.

A partire dal 17 ottobre 2023, infatti, gli Houthi hanno realizzato vari attacchi missilistici contro numerose navi cargo e commerciali di passaggio nel Mar Rosso, mettendo sotto scacco i traffici commerciali mondiali e costringendo varie imbarcazioni a circumnavigare l'Africa. Questo ha fatto aumentare i tempi di percorrenza e i costi di trasporto – e quindi i prezzi finali dei prodotti finiti – e danneggiato Paesi come l'Italia, i cui porti rischiano così di rimanere tagliati fuori dalle principali rotte commerciali.

In questo articolo e nel video qui sopra capiamo più nel dettaglio chi sono gli Houthi, i motivi dei loro attacchi e le ragioni della risposta statunitense; inoltre cerchiamo di ipotizzare eventuali scenari futuri: potrebbe scoppiare un'ampia guerra in tutto il Medio Oriente?

Mappa medio oriente yemen houthi
Carta dell’area mediorientale. Lo Yemen si trova a sud dell’Arabia Saudita

Chi sono gli Houthi e la guerra civile in Yemen

In estrema sintesi, in Yemen dal 2014 al 2023, a fasi alterne, si è verificata una sanguinosissima guerra civile che purtroppo ha causato la morte di più di 100.000 civili. Il conflitto interno al momento non è terminato, ma è stato solo congelato in una tregua grazie alla mediazione della Cina. La fazione vincitrice per ora risulta quella degli Houthi, un gruppo armato sciita, alleato dell'Iran e nato nel 1992 che attualmente controlla le parti più importanti del Paese: il nord-ovest, la capitale Sana’a e la costa che si affaccia sul Mar Rosso.

mappa yemen houthi
Carta dello Yemen con la segnalazione delle diverse aree di influenza: gli Houthi controllano la parte in verde (credit: Ali Zifan)

La guerra civile, in realtà, ha visto la partecipazione diretta e indiretta di forze esterne allo Yemen, alleate a fazioni diverse. Parliamo ad esempio dell'Iran, alleato degli Houthi per motivi politico-religiosi, che li finanzia e spedisce loro armamenti come missili e droni; e dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, avversari del gruppo in questione e quindi al momento sconfitti.

In questo senso il conflitto in Yemen ha avuto tra le sue cause sia questioni interne – condizioni socio-economiche drammatiche e rivalità tra vari gruppi di potere – sia questioni esterne al Paese. In Medio Oriente, infatti, è attiva da secoli e secoli una sfida per il controllo geopolitico della regione. E l'Iran – cioè l'antica Persia – e l'Arabia Saudita sono due dei principali poli di attrazione e di influenza e – per questo motivo – profondamente rivali tra loro.

Iran e Arabia Saudita, cioè, fin dai tempi dell'impero persiano e poi dell'impero arabo cercano di conquistare o di attrarre nella propria area di influenza quante più zone possibili del Medio Oriente e quindi avevano e hanno interesse e necessità di sfidarsi anche in Yemen.

iran vs arabia saudita medio oriente

Perché gli Houthi hanno attaccato le navi nel Mar Rosso

Gli Houthi si sono da sempre dichiarati nemici di Israele e degli Stati Uniti e, soprattutto, dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, si sono apertamente schierati a difesa di quest'ultima e, più in generale, del popolo arabo-palestinese. Dal 17 ottobre 2023 hanno così iniziato ad attaccare numerose navi cargo e mercantili che dal Mar Rosso erano dirette nel Mar Mediterraneo e in Israele. Il conteggio ufficiale ad ora si attesta a 27 imbarcazioni, con problemi causati a più di 55 nazioni.

Oltre a sostenere in maniera concreta Hamas dal punto di vista politico e militare e a danneggiare due nemici dichiarati (USA e Israele), gli attacchi degli Houthi hanno anche altri obiettivi. Due dei più importanti sono mostrarsi a livello internazionale e mediorientale come un attore forte, capace e attivo, con il fine di essere maggiormente riconosciuti e considerati; e, dall'altro lato, cercare di indirizzare l'opinione pubblica interna su una questione esterna al Paese, viste le enormi difficoltà che gli Houthi stanno avendo nel risolvere i gravi problemi socio-economici presenti nei territori che controllano.

Houthi

I danni degli Houthi al commercio globale e all'Italia

Gli Stati Uniti d'America basano molta della propria influenza a livello mondiale sulla loro capacità di controllare e difendere il commercio globale, commercio globale che avviene per l'80-90% via mare. Per fare questo, in particolare, tengono sotto controllo i nodi delle principali rotte marittime, dei colli di bottiglia attraverso cui le navi sono costrette a passare, che in inglese vengono chiamati choke points, cioè punti di soffocamento.

Mappa choke points
Carta dei principali choke points mondiali

Ecco, gli Houthi attualmente stanno mettendo sotto scacco uno dei principali choke point mondiali. Minacciano concretamente, infatti, il traffico navale nello stretto di Bab el-Mandeb, tra Yemen e Gibuti, che collega Golfo di Aden e Mar Rosso, ma soprattutto l'Asia – e quindi Cina, Corea, Giappone, Sud-est asiatico, India, Medio Oriente – all'Europa, Italia compresa.

Pensate che si stima che attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb transiti oltre al 10% del traffico marittimo mondiale, compreso quello cruciale dal punto di vista energetico di gas naturale e petrolio, il cui uso contribuisce purtroppo al riscaldamento globale, ma attualmente, ad esempio ci permette di scaldare ancora in gran parte le nostre case. Avete quindi idea di che cosa significhi dal punto di vista economico e sociale danneggiare o bloccare il commercio in un punto del genere?

Rotte navale asia europa mar rosso
Principale rotta commerciale navale tra Asia ed Europa con passaggio nel Mar Rosso

Se non possono passare per lo Stretto di Bab el-Mandeb, le navi mercantili sono costrette a circumnavigare l'Africa, come si faceva prima della costruzione del canale di Suez nel 1869, oltrepassando il Capo di Buona Speranza, e allungando il percorso di circa 3000 miglia nautiche, cioè oltre 5.500 km. In termini di tempo parliamo di circa due settimane di viaggio in più, con un conseguente aumento notevole dei prezzi finali dei beni che poi acquistiamo.

L'Italia ha moltissimo da perdere in una situazione in cui il Mar Rosso non sia più transitabile. Le navi in arrivo dall'Asia, infatti, che già spesso passano dal Mediterraneo solo per raggiungere i grandi porti dell'Europa del nord, dovendo circumnavigare l'Africa, avranno sempre meno interesse a fare tappa nei nostri porti e questo potrebbe causarci gravi problemi economici e, di conseguenza, sociali

Rotte navale asia europa circumnavigazione africa
Rotta commerciale navale tra Asia ed Europa nel caso non si possa transitare nel Mar Rosso

L'attacco in Yemen di americani e alleati

Prima di attaccare, una settimana fa, gli Stati Uniti e i loro alleati avevano dato un ultimatum agli Houthi, intimando loro di smettere di compromettere la navigazione nel Mar Rosso. Questi ultimi, però, hanno proseguito e così la coalizione coordinata dagli USA ha proceduto a bombardare, con più di 100 missili, 60 obiettivi sensibili in 16 luoghi controllati dagli Houthi. Parliamo di postazioni, strutture e infrastrutture militari, come siti di lancio di missili e droni, radar e magazzini che contengono armi, munizioni e razzi.

Ecco, ribadiamo una cosa: nell'attacco non è coinvolta l'Italia. Il bombardamento inoltre non ricade nemmeno all'interno dell'Operazione Prosperity Guardian che, per chi non lo sapesse, è una coalizione di difesa, formata da oltre 20 Stati, che dovrebbe vigilare sull'area per consentire il normale svolgimento del commercio marittimo.

I possibili scenari futuri

In seguito all'attacco, la Russia ha immediatamente criticato l'azione di Stati Uniti e Regno Unito e richiesto con urgenza una riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la Cina si è detta molto preoccupata che il conflitto possa espandersi nell'area e l'Iran e la Turchia hanno condannato il bombardamento. Gli Houthi, dal canto loro, hanno ribadito che quest'operazione non li fermerà e continueranno ad agire.

I possibili scenari al momento sono diversi. Tutto dipenderà da quali saranno davvero le mosse del gruppo yemenita. Se riprenderanno gli attacchi missilistici alle imbarcazioni è probabile che gli Stati Uniti e i loro alleati possano procedere a nuovi bombardamenti; in caso contrario la questione dovrebbe congelarsi.

Quel che è certo è che se la situazione si dovesse evolvere per il peggio non è escluso che altri attori regionali, come l'Iran o Hezbollah (altro alleato di Hamas, Houthi e Iran), possano sentirsi portati a intervenire in difesa degli alleati o che gli Stati Uniti, non riuscendo a fermare gli Houthi solo con attacchi missilistici, possano decidere di portare un attacco via terra, rischiando però degli scenari come quelli delle lunghissime guerre in Iraq e Afghanistan.

Insomma, il rischio che il conflitto possa espandersi progressivamente ad altre aree del Medio Oriente, legandosi alla guerra tra Israele e Hamas, esiste. Speriamo ovviamente che non accada.

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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