Aspides, dal greco antico "scudo, difesa", è il nome della missione navale a guida italiana che partirà per il Mar Rosso, dove da numerose settimane si stanno intensificando gli scontri tra gli Houthi e le navi statunitensi e britanniche per il blocco delle navi da carico che transitano per il Canale di Suez. Al contrario della missione Prosperity Guardian messa in campo da USA e Regno unito, questa è una missione di difesa. È stata voluta fortemente da Germania, Francia e Italia e dovrebbe essere approvata il 19 febbraio. Probabilmente avrà sede a Larissa, in Grecia, punto strategico non lontano dal Mar Rosso. Ma vediamo in dettaglio cosa prevede questa missione di difesa europea e quali sono le conseguenze.
L'obiettivo della missione Aspides
Aspides sarà una missione navale puramente difensiva, a differenza di quelle condotte da Gran Bretagna e Stati Uniti. Oltre alle fregate marittime, è stato annunciato che la missione potrebbe essere integrata con controlli aerei con lo scopo di sorveglianza e raccolta dati, escludendo però in modo categorico interventi miltari terrestri. L’Unione Europea ha chiesto proprio all’Italia di guidare l’operazione tramite il Force Commander, ossia l’ufficiale ammiraglio al comando delle navi che vi prenderanno parte. L'Italia invierà la fregata ITS Frederico Martinengo che prenderebbe il posto della Virginio Fasan, presente da dicembre nella regione o in il cacciatorpediniere Caio Duilio, nato proprio per coordinare questo tipi di azioni.
La missione è stata annunciata con il solo scopo di assicurare il corretto funzionamento del commercio internazionale, ma per questa ragione può prevedere l’uso della forza per rispondere agli attacchi degli Houthi, consentendo dunque di aprire il fuoco seppur per scopi difensivi.
Un ulteriore passo verso la difesa comune europea?
Secondo l’articolo 44 del Trattato sull'Unione europea (TUE), il Consiglio Europeo può affidare una missione ad un gruppo di Stati membri, che la gestiscono insieme all'Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Al momento l'Italia è il Paese scelto per guidare la missione ma, se l'operazione dovesse prolungarsi, non si esclude una rotazione semestrale alla guida di Aspides tra gli Stati membri che parteciperanno, in particolare la Francia che dispone di una propria base navale nel Gibuti, a poche miglia nautiche dalle coste dello Yemen. L'Italia, tramite il Force Commander, guiderà dunque la missione navale con lo scopo di pianificare e coordinare le operazioni. Aspides è stata ritenuta da alcuni osservatori come un concreto passo verso un sistema europeo di difesa e politica estera comune e rappresenterà un banco di prova importante per l’Unione Europea.
In seguito all'annuncio dell'intervento dell'Italia nella missione Aspides, uno dei leader degli Houthi, Mohamed Ali al-Houti ha dichiarato che il coinvolgimento dell'Italia nella missione potrebbe renderla bersaglio degli attacchi Houthi e causare un'escalation. Va specificato che la missione Aspides si configura come una missione europea separata dalla NATO e dalla missione Prosperity Guardian messa in campo da Regno Unito e Stati Uniti: molti infatti considerano questo un primo passo di emancipazione dal punto di vista difensivo dell'Unione Europea nei confronti del Patto Atlantico. Lo scopo della missione è assicurare il principio di libertà di navigazione, escludendo qualsiasi tipo di coinvolgimento in operazioni terrestri contro le basi Houthi in Yemen.
L’importanza del Mar Rosso per il commercio marittimo europeo e italiano
Il 40% dell’export marittimo italiano e il 12% di quello mondiale passa dal Canale di Suez, con una parte importante del comparto manifatturiero (il 30% è rappresentato solo da navi container). Dal punto di vista marittimo, dunque, gli attacchi da parte degli Houthi stanno aumentando anche le assicurazioni marittime con inevitabili aumenti di costi e ritardi nei principali porti europei, che vanno dai 5 ai 14/21 giorni di attesa. In alternativa al Canale di Suez si guarda allo stretto di Panama, che però sta affrontando problemi di siccità (si stima che ci sia una diminuzione del 24% del transito a causa di questo problema).
Al momento questo non sta solo causando problemi dal punto di vista del commercio marittimo mondiale, ma sta anche ripensando gli assetti commerciali entro il 2050. Ci sarà probabilmente un aumento del trasporto ferroviario: solo nel 2023 i treni merci Cina-Europa sono aumentati del 6%, e ci sarà anche una ristrutturazione delle catene logistiche, con un Mediterraneo che potrebbe perdere di centralità, riprendendo il dibattito sulla rotta artica, con un Nord Europa più forte e la centralità di Suez e Panama sempre più in discussione.