
Paghereste mai una lattina di escrementi la cifra di 275.000 euro? È quello che è successo nel 2016, quando a una casa d'asta è stata battuta per questa esorbitante cifra una scatoletta di piccole dimensioni con sopra un'etichetta inconfondibile: "Merda d'artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961". Si tratta di un'opera d'arte prodotta in serie, una delle più famose e controverse dell'arte contemporanea italiana, realizzata da Piero Manzoni (1933-1963) nel 1961: come l'ha realizzata e davvero contiene i suoi escrementi?
Facciamo un salto indietro nel tempo: era una giornata del 1961, quando Piero Manzoni decise di prendere 90 barattoli di latta (di quelli usati per la carne in scatola), sigillarli e applicarci l'etichetta che abbiamo riportato poco sopra (tradotta peraltro in quattro lingue: italiano, francese, inglese e tedesco), aggiungendo sulla parte superiore del barattolo un numero progressivo da 1 a 90, insieme alla sua firma. Manzoni mise poi in vendita la "merda d'artista", calcolandone il prezzo equiparando il valore dell'oro in grammi a quello dei suoi teorici escrementi. Ma cosa voleva significare con quest'opera l'artista milanese, allora appena 27enne, ma già molto famoso?
Secondo alcuni critici si trattava di un vero e proprio rifiuto del canone della bellezza estetica e allo stesso tempo di una critica delle regole imposte agli artisti dall’economia di mercato. Per intenderci, una critica del mondo elitario che decide quanto vale un'opera. Tuttavia, c'è chi dice che in realtà non sia nessuna delle due cose, ma solo una provocazione di quelle tipiche degli artisti: Manzoni voleva prima di tutto far pensare, alterando le regole base della realtà e della società.
Per questo stesso scopo, Piero Manzoni ha realizzato molte altre opere, spesso anche performative (delle "azioni" vere e proprie): una volta firmò il basamento e il corpo di alcune modelle in carne e ossa che posavano come sculture viventi, un'altra offrì da mangiare al pubblico di una sua mostra delle uova sode con sopra la sua impronta digitale, come in una “comunione” tra autore, opera e pubblico.
Oggi i barattoli di escrementi, il cui valore medio si aggira intorno ai 70.000 euro, sono conservati in diversi musei e collezioni d'arte in tutto il mondo: il Museo del Novecento di Milano, per esempio, ha il barattolo numero 80; l'esemplare numero 4 è esposto alla Tate Modern di Londra; il 14 è conservato al MoMA di New York; e il 31 è al Centre Pompidou di Parigi.
Ma cosa c'è davvero in quei barattoli? Nessuno lo sa, perché aprirne uno per controllare significherebbe svalutare moltissimo il valore dell'opera.