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18 Novembre 2025
7:00

La prima pubblicità moderna risale a 546 anni fa, in Inghilterra: ecco qual è

La pubblicità moderna nacque nel 1479 in Inghilterra, quando William Caxton diffuse un volantino per vendere un suo libro, anche se forme primordiali di pubblicità si possono ritrovare già nella civiltà egizia. Nel 1631, poi, Théophraste Renaudot pubblicò i primi annunci a pagamento su “La Gazette”.

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La prima pubblicità moderna risale a 546 anni fa, in Inghilterra: ecco qual è
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Credits: William Caxton, CC0, via Wikimedia Commons

Anche se la storia della pubblicità inizia in tempi antichi (forme primordiali di pubblicità si possono rintracciare già nella civiltà egizia, greca e romana), la prima pubblicità in senso moderno, intesa come un annuncio a lo scopo di vendita, nasce in Inghilterra nel 1479, quando l’editore e stampatore William Caxton diffuse un volantino per promuovere l’acquisto di un libro da lui stampato.

Certamente dal 1479 in avanti l’evoluzione fu sempre più rapida, anche grazie alla nuove scoperte tecnologiche che permisero una comunicazione sempre più estesa: nel 1600 comparvero annunci pubblicitari a pagamento sulle riviste, e all’inizio del ‘900 i Fratelli Lumière inserirono il primo spot pubblicitario in una loro proiezione.

La prima vera pubblicità moderna, in Inghilterra alla fine del 1400

La prima pubblicità in senso moderno – intesa quindi come una comunicazione che vuole influenzare il pubblico a scegliere un determinato prodotto – vede la luce in Inghilterra nel 1479. A Londra, il tipografo ed editore William Caxton aveva da poco introdotto in Inghilterra la stampa a caratteri mobili, e decise di distribuire in città volantini del formato di 7×12 cm con lo scopo di promuovere un libro di preghiere da lui stampato.

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Il frontespizio de "Racconti di Canterbury"; credit: Author Geoffrey ChaucerTranslator Percy MacKayeIllustrator Walter Appleton Clark, Public domain, via Wikimedia Commons

Caxton era sicuramente un visionario: non solo diede per primo alla stampa “I Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer – ad oggi considerata l’opera che diede l’avvio all’utilizzo dell’inglese moderno – ma prestò anche la sua idea del volantino promozionale ad altre attività. Infatti, dopo aver promosso il suo libro di preghiere, Caxton stampò dei volantini anche per pubblicizzare le cure termali a Salisbury, dando vita a quello che è considerato il primo manifesto pubblicitario.

Dal primo annuncio a pagamento al primo spot cinematografico

Il primo annuncio pubblicitario a pagamento venne invece pubblicato in Francia sulla rivista La Gazette, fondata nel 1631 dal medico e giornalista Théophraste Renaudot, figura di fiducia del Cardinale Richelieu alla corte di Luigi XIII. Renaudot, intuendo le potenzialità dell’idea, aprì un vero e proprio ufficio per raccogliere annunci pubblicitari di diverso tipo, inventando quindi un’antenata delle agenzie concessionarie di pubblicità. Vent’anni dopo, in Inghilterra, uscì il gazzettino Mercurius Britannicus, che raccoglieva annunci pubblicitari di diverso tipo.

Da quel momento in avanti, l’avvento della stampa aprì nuovi canali di comunicazione e quindi di vendita, e grazie alle scoperte tecnologiche e alla rivoluzione industriale, la pubblicità divenne sempre più diffusa.

Con la nascita del cinema, poi, la pubblicità si spostò immediatamente anche su quel canale: nel 1904, a Parigi, i fratelli Lumière introdussero una pubblicità dello champagne Moet et Chandon durante una proiezione a manovella, suscitando non poco scalpore. Negli anni successivi, il potere evocativo delle immagini in movimento trasformò il cinema in un mezzo privilegiato per raccontare non solo storie, ma anche marchi. I primi spot cinematografici – brevi filmati pubblicitari proiettati prima delle pellicole principali – puntavano sull’emozione e sulla spettacolarità, creando un legame diretto tra sogno e consumo. Da allora la pubblicità ha continuato a reinventarsi, seguendo l’evoluzione dei media e dei linguaggi, fino a diventare una forma di narrazione capace di influenzare gusti, mode e immaginari collettivi.

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