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Siete al mare e camminate nell'acqua su un fondale basso sabbioso, quando all'improvviso sentite un dolore al piede, che in poco tempo diventa lancinante… avete appena avuto uno sfortunato incontro con una tracina, o pesce ragno, un piccolo pesce provvisto di aculei velenosi sul dorso, che usa a scopo difensivo. Anche se il dolore è molto forte e la puntura può anche provocare nausea e svenimento, il veleno della tracina non è particolarmente pericoloso per l'uomo, e i suoi effetti (da forte pizzicore a nausea e vomito) svaniscono nell'arco di una giornata prendendo dovuti provvedimenti. Come indicato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) è bene disinfettare al ferita e applicare calore sulla parte interessata. Se i sintomi sono particolarmente gravi o l'aculeo è ancora conficcato nella pelle, è consigliato rivolgersi al Pronto Soccorso o al proprio medico curante.
Cosa sono le tracine e dove si trovano in Italia
I pesci ragno appartengono alla famiglia Trachinidae, composta di 9 specie, molte delle quali presenti in tutto il Mediterraneo. È un pesce dalla forma allungata che va dai 15 ai 50 cm circa nel caso del Trachinus draco, molto comune nelle acque italiane fino ai 30 metri di profondità. Le tracine hanno una grande bocca che usano per predare piccoli pesci e crostacei, nascondendosi nel soffice fondale sabbioso e tendendo un agguato appena si avvicinano. Lasciano esposti solo i loro grandi occhi proiettati verso l'alto e la pinna dorsale, dotata di aculei veleniferi nella parte anteriore. Sono pesci di fondale sprovvisti di vescica natatoria, non sono buoni nuotatori e tendono a nascondersi se importunate.
E' per questa capacità di mimetismo e la loro tendenza a rimanere immobili che è molto difficile individuarle in acqua, e può capitare quindi di schiacciarle per caso. La spina delle tracine ha scopo puramente difensivo e non viene usata per la caccia, ma solo per scoraggiare predatori che provano a mangiarsele. Appena si sente minacciata, per esempio dalla nostra presenza nei paraggi, la tracina irrigidisce e solleva i suoi aculei, cavi all'interno, che iniettano veleno come un ago.

Le punture sono più frequenti durante la bassa marea, nelle giornate soleggiate e in acque calme e poco affollate, condizioni in cui i bagnanti tendono a passare più tempo camminando in acqua. E' più probabile incontrarle anche in seguito a mareggiate, spinte verso la riva dal moto ondoso. Vengono punti anche pescatori, che le trovano nelle loro reti, e cacciatori di vongole e altri bivalvi da fondale.
Cosa fa la puntura di una tracina: il veleno non è letale
Nonostante la loro diffusione e il loro uso alimentare (si tratta di pesci commestibili), l'evoluzione delle ghiandole velenifere delle tracine non è ancora molto conosciuta. Non essendo fatto per uccidere, ma solo per scoraggiare, il veleno delle tracine è molto doloroso, ma non presenta rischi gravi per la nostra salute. L'effetto iniziale è di lieve pizzicore, che però aumenta di intensità fino a interessare l'intero arto. Sopraggiungono gonfiore e arrossamento, con un dolore che viene descritto come molto forte. Questa sensazione, che sparisce da sola, dura in media fino a un giorno intero dalla puntura.
Altri effetti della puntura, soprattutto negli individui suscettibili al dolore, includono nausea e vomito, svenimenti, febbre e attacchi di panico. Nonostante il forte dolore, la puntura non è letale: esiste solo un caso documentato di morte dovuta alla puntura di una tracina, avvenuta in Inghilterra nel 1927 quando un pescatore è stato punto più volte dopo averne maneggiato incautamente una.

Il veleno delle tracine è ancora poco studiato ma tra le componenti principali c'è la dracotossina, una proteina emolitica (ovvero che distrugge le cellule del sangue) instabile, molto sensibile alla temperatura. Curiosamente, studi recenti hanno mostrato che il veleno della tracina Echiichthys vipera è in grado di indurre la morte cellulare nelle cellule del carcinoma del colon, facendo ipotizzare una sua possibile applicazione terapeutica.
Cosa fare e cosa evitare se si viene punti da una tracina
Poiché la tossina proteica è molto sensibile alle temperature, in caso di puntura è opportuno applicare subito calore sulla parte interessata, con acqua calda (max 45°) o infilando il piede nella sabbia bollente. Il calore va infatti a scomporre la struttura proteica della tossina, riducendo così l'intensità e la durata del dolore. Far scorrere il veleno fuori dalla ferita (evitando ovviamente di perdere troppo sangue) aiuta a ridurre la quantità di tossina che può entrare in circolo. Se un aculeo è rimasto incastrato nella ferita, questo va rimosso, preferibilmente con l'aiuto del Pronto Soccorso, e la ferita disinfettata.
Applicare ghiaccio, così come analgesici o altri rimedi come aceto o urina sulla ferita non portano alcun effetto positivo e rischiano di peggiorare il dolore. Nel caso di sintomi come svenimento o attacchi di panico, è opportuno rivolgersi al Pronto Soccorso. La strategia migliore è in ogni caso la prevenzione: se sospettiamo della presenza di tracine, è meglio evitare di recarsi in acqua, oppure indossare calzature da mare di plastica rigida, che offrono una protezione contro i loro aculei.