Il contatto con le meduse può provocare un dolore intenso, simile a una scottatura. Per alleviare il bruciore non è il caso di utilizzare sostanze come ammoniaca, aceto o alcool e tantomeno va utilizzata l’urina che potrebbe aumentare l’infiammazione e in qualche caso provocare anche infezioni. Al contrario, un rimedio efficace consiste nel lavaggio con acqua di mare senza sfregare la parte e nell’utilizzo di pomate a base di cloruro di alluminio per lenire l’arrossamento e il prurito.
Come funziona la puntura della medusa e i sintomi
Con il cambiamento climatico e il progressivo riscaldamento del Mediterraneo la proliferazione di meduse è un fenomeno sempre più frequente anche lungo le coste italiane e rappresenta un vero incubo per i bagnanti. Le meduse appartengono al Phylum Cnidari di cui fanno parte ben 10.000 specie. La forma ad ombrello gelatinoso munito di tentacoli è solo uno stadio del complesso ciclo vitale di questi organismi, ma è il più temibile.
I tentacoli, utilizzati come arma per l'attacco o la difesa, sono muniti di gruppi di cellule altamente specializzate in grado di rilasciare una sorta di capsule, le nematocisti, che penetrano nella pelle dell’ospite liberando composti proteici velenosi con effetto urticante e paralizzante. Fino a quando i tentacoli restano attaccati alla pelle, le nematocisti continuano a scaricare veleno.
I primi sintomi che avverte il malcapitato sono dolore molto intenso e bruciore simile a quello di un’ustione, la pelle si arrossa e a volte compaiono vescicole. In casi rari possono insorgere sintomi più generalizzati come difficoltà respiratorie, vomito e mal di testa.
Perché l’urina non funziona
Il pronto intervento dopo la puntura è mirato ad alleviare il dolore e l’infiammazione e a prevenire ulteriori scariche di veleno dalle nematocisti ancora presenti sulla pelle. In passato, fra i rimedi più utilizzati c’era l’ammoniaca in quanto efficace sulle punture di insetti e utilizzato erroneamente anche per le meduse. In mancanza d’altro veniva usata l’urina, ma l’urina è composta per il 95% di acqua e per la parte restante da urea, sali come cloruro di sodio e cloruro di potassio oltre a un gran numero di metaboliti. Quindi nell’urina non c’è ammoniaca, ma un suo derivato, l’urea, che comunque non è efficace.
Altra motivazione per giustificare l'impiego dell'urina è perché si è visto che la presenza di sali disciolti in acqua, come nell’acqua marina, inibisce la rottura delle nematocisti e l’emissione di altro veleno. Ma nell’acqua di mare la concentrazione media dei sali disciolti è di circa 35 g/l (35 grammi di sali in un litro di acqua di mare), mentre nell’urina non è costante e in condizioni normali è bassa, non superiore a circa 0,36 g/l (quindi circa 100 volte più bassa)
In ogni caso, diversi test clinici condotti su pazienti e test di laboratorio condotti sulle meduse hanno dimostrato che l’ammoniaca tende ad innescare la scarica di veleno dalle nematocisti.
Cosa usare per le punture di medusa e cosa non fare: i consigli
Fondazione Umberto Veronesi e IRCCS Humanitas forniscono alcune utili indicazioni su cosa fare e cosa non fare in caso di puntura di medusa:
- non sfregare la zona dolorante con la sabbia o con tessuti ruvidi perché le nematocisti continuerebbero a rilasciare veleno;
- risciacquare la parte dolorante con acqua di mare tiepida per almeno 20 minuti;
- utilizzare sulle lesioni una crema cortisonica che però agisce non prima di 20-30 minuti dall' applicazione o, ancor meglio, pomate a base di cloruro di alluminio per disattivare il processo infiammatorio;
- evitare di esporre la pelle ustionata al sole per almeno due o tre giorni per evitare macchie o cicatrici.