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I gioielli della Corona inglese sono stati rubati due volte, ed entrambe le volte sono tornati al loro posto: la prima nel 1671, quando il cospiratore Colonnello Thomas Blood tentò di trafugarli dalla Torre di Londra, e la seconda nel 1994 quando un italiano – un ligure di nome Renato Rinino, già avvezzo alla piccola criminalità – li rubò dagli appartamenti del Principe Carlo. Ma Rinino non si accorse dell’effettivo valore di ciò che ha tra le mani, e poco dopo si liberò dei preziosi: ecco com'è andata questa vicenda rocambolesca che valse al ladro l’appellativo di “Lupin della Riviera”.
Il furto dei gioielli da Saint James’s Palace
Nel febbraio del 1994, la residenza reale di Saint James’s Palace a Londra era coperta da impalcature per lavori di restauro, ed è proprio grazie ai ponteggi che Renato Rinino, italiano nato nel 1962 in provincia di Savona con già diversi precedenti di furto, riuscì a entrare in uno degli appartamenti. Lui dirà che al momento del furto non sapeva di chi fossero le stanze in cui si era introdotto. Poco dopo si scoprì che erano quelle dell’allora Principe – e oggi Re – Carlo d’Inghilterra. Rinino aveva un solo obiettivo: rubare qualcosa di molto prezioso, ed è proprio così che fece.

Il suo bottino furono alcuni gioielli privati e alcuni appartenenti alla Corona Inglese: 5 spille, 6 bottoni, 1 orologio da polso in acciaio, 2 scatole in argento – una delle quali sembra contenesse dei tappi per le orecchie – e 5 coppie di gemelli donati dallo Zar Nicola I alla famiglia reale inglese. Sembra, ma non è stata divulgata conferma ufficiale, che nel malloppo di Rinino ci fossero anche dei gioielli Fabergé e delle lettere private tra Carlo e Camilla Parker-Bowles, che allora non era sua moglie.
La parte più interessante di questa vicenda è che Rinino non si accorse dell’effettivo valore dei gioielli, e li rivendette a un gioielliere di Londra, racimolando per altro una cifra irrisoria.
Alla ricerca del “Lupin della Riviera”
Non appena venne diffusa la notizia del furto dalla residenza reale, il gioielliere si insospettì: Scotland Yard, immediatamente allertato, fissò una ricompensa di 10 000 sterline per chi fosse riuscito a rintracciare il furfante. Iniziò così la “caccia al ladro”, che fu trovato in Liguria qualche anno dopo, non più perseguibile poiché scaduti i termini di legge per l’arresto. Rinino formulò le sue scuse ufficiali a Carlo che, in perfetto english-style, le accettò.
Il soprannome di “Lupin della Riviera” nasce proprio per i modi gentili e rocamboleschi che Rinino seppe mettere in campo, e perché – in fondo – la vicenda ha avuto un esito positivo. Il ladro gentiluomo apprezzò così tanto il paragone che, a quanto pare, attaccò un adesivo con sopra scritto proprio “Lupin” alla sua Harley Davidson.
Il “Lupin della Riviera” morì alcuni anni dopo, vittima di un delitto per gelosia: la sua figura è passata comunque alla storia, quasi con affetto, tanto da diventare oggetto di un film e di un podcast. Le figure dei ladri, da Robin Hood in avanti, hanno sempre affascinato l’immaginario collettivo ed è vero anche che certe storie meritano ancora di essere raccontate.