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11 Giugno 2025
6:00

La vita di Enrico Berlinguer, il segretario del PCI che prese le distanze dall’URSS e promosse l’eurocomunismo

Enrico Berlinguer (1922-1984), segretario del PCI, fu promotore del compromesso storico e dell’eurocomunismo. Critico verso l’URSS, sostenne un socialismo democratico e la questione morale. Morì durante un comizio, lasciando un’eredità importante alla sinistra italiana.

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La vita di Enrico Berlinguer, il segretario del PCI che prese le distanze dall’URSS e promosse l’eurocomunismo
Berlinguer copertina

Enrico Berlinguer, uomo politico italiano nato a Sassari nel 1922 e morto a Padova nel 1984, è stato un dirigente del Partito comunista italiano (PCI). Messosi in luce sin da giovane in campo nazionale e internazionale, mostrò un atteggiamento critico verso il sistema sovietico, ritenendo che si dovesse giungere al socialismo per via democratica. Da segretario del PCI, promosse la strategia del compromesso storico e lanciò l’idea dell’eurocomunismo insieme ai partiti comunisti francese e spagnolo. Nel 1984 morì per un ictus mentre teneva un comizio a Padova. Le sue idee costituiscono una importante eredità per partiti e movimenti progressisti.

Enrico Berlinguer e l’inizio della militanza politica

Enrico Berlinguer nacque a Sassari il 25 maggio del 1922. Apparteneva a una famiglia molto in vista. In particolare il padre, Mario Berlinguer, era un avvocato antifascista e nel 1924 fu eletto deputato nella lista liberale che faceva capo a Giovanni Amendola (sarebbe stato eletto nuovamente dopo la caduta del regime).

Berlinguer bambino
Enrico Berlinguer bambino

Enrico conseguì il diploma a Sassari nel 1940. In seguito si sarebbe laureato in giurisprudenza a Torino. Sin da giovane maturò convinzioni antifasciste e nell’agosto del 1943, a un mese dalla caduta del regime, si iscrisse al PCI. Era molto attento alle condizioni della popolazione più povera e nel 1944 prese parte a una manifestazione per il pane a Sassari, degenerata in tumulto. Fu per questo arrestato e restò in carcere dal 17 gennaio al 23 aprile. Poche settimane dopo, il padre, che aveva aderito al Partito d’Azione, lo porto con sé a Salerno e lo presentò a Palmiro Togliatti, segretario del PCI. Il giovane Enrico fu assunto dal partito, intraprendendo la carriera di funzionario, e si trasferì con il padre e il fratello Giovanni (futuro deputato e senatore) a Roma.

La carriera di Berlinguer nel PCI

Berlinguer si mise subito in evidenza per le sue capacità e ottenne presto incarichi di primo piano nelle organizzazioni giovanili comuniste. Divenne segretario del Fronte della gioventù e, nel 1949, della Federazione giovanile comunista italiana. Nel 1953 ottenne anche la segreteria della Federazione mondiale della gioventù democratica, organizzazione giovanile internazionale, conservando l’incarico fino al 1956. L’anno successivo convolò a nozze con Letizia Laurenti, dalla quale avrà quattro figli.

Berlinguer nel 1950
Berlinguer tiene un discorso nel 1950

Berlinguer seguì il PCI in tutte le sue battaglie, entrando anche a far parte degli organi nazionali del partito: sin dai primi anni '60, si mise in luce per le critiche al Partito comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), che deteneva il potere a Mosca ed elargiva finanziamenti ai partiti comunisti occidentali, compreso quello italiano. Nel 1968 Berlinguer fu eletto deputato (nonostante avesse cercato di rifiutare la candidatura), incarico al quale sarebbe stato rieletto fino alla morte, e nel 1969 fu scelto per affiancare il segretario del PCI Luigi Longo (subentrato a Togliatti nel 1964) con l’incarico di vice. Di fatto, divenne segretario in pectore, perché le precarie condizioni di salute di Longo lasciavano supporre che avrebbe dovuto lasciare presto l’incarico.

Cosa ha fatto di importante Berlinguer: lo strappo con l’URSS e l’euroconsumismo

L'importanza di Enrico Berlinguer nel panorama storico-politico italiano risiede nella sua spinta al rinnovamento del PCI, proponendo un modello alternativo a quello sovietico, che divenne poi noto come eurocomunismo.

Nel marzo 1972, il XIII Congresso nazionale del PCI elesse Berlinguer segretario nazionale: per il partito iniziò una nuova stagione. nel 1973, poco dopo il golpe in Cile (organizzato contro il governo democraticamente eletto di Salvador Allende), il segretario si rese conto che, per arrivare al governo, il partito doveva allearsi con la DC, perché gli Stati Uniti non avrebbero permesso ai comunisti di governare un Paese occidentale anche se avessero vinto le elezioni. Elaborò perciò la strategia del compromesso storico, cioè la proposta di entrare nel governo insieme alla DC e ad altri partiti, trovando una sponda in Aldo Moro, uno dei dirigenti democristiani più in vista.

Berlinguer e Aldo Moro
Berlinguer e Aldo Moro

Il rapporto con Mosca e con i regimi dell’Europa orientale divenne più teso. Nell’ottobre del 1973 Berlinguer si recò in visita in Bulgaria per incontrare con il leader Todor Zivkov, schierato su posizioni ortodosse. I colloqui si rivelarono un fallimento e, mentre il dirigente italiano stava raggiungendo l’aeroporto per rientrare in Italia, l’auto sulla quale viaggiava si scontrò con un camion. Berlinguer sospettava, senza poterne essere certo, che si fosse trattato di un attentato organizzato dal regime bulgaro. Fatto sta che nel 1975 il segretario lanciò l’idea dell’eurocomunismo, cioè una forma di comunismo non autocratica, come quella dell’Europa orientale, ma democratica, trovandosi d’accordo con i Partiti comunisti di Francia e Spagna. Sul piano elettorale, il PCI raggiunse il massimo storico alle elezioni politiche del 1976, ottenendo più del 34% dei voti. In seguito andò incontro a lieve un calo di consensi.

I primi anni '80 e l’«alternativa democratica»

La strategia del compromesso storico si rivelò impraticabile, anche perché Moro fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, e all’inizio degli anni '80 Berlinguer lanciò la politica dell’alternativa democratica, proponendosi cioè di raggruppare le forze progressiste intorno al PCI per sottrarre la guida del governo alla Democrazia cristiana. Si schierò a favore delle lotte sociali e nel 1980 incontrò gli operai della Fiat che erano scesi in sciopero contro i licenziamenti, garantendo loro il sostegno del partito. Inoltre, in una celebre intervista rilasciata a Eugenio Scalfari, sollevò il problema della questione morale, denunciando la corruzione della classe dirigente e dei partiti.

Nello stesso periodo, il distacco dall’Urss divenne più netto. Dichiarò Berlinguer nel 1981:

La nostra principale «anomalia» rispetto a diversi altri partiti comunisti e operai è che noi siamo convinti che nel processo verso questa mèta bisogna rimanere – e noi rimarremo – fedeli al metodo della democrazia.

Il segretario non intendeva abdicare ai principi del comunismo, ma riteneva che la «società di liberi e uguali», cioè il socialismo, dovesse essere instaurata con metodi democratici e non con la dittatura del proletariato:

Noi siamo comunisti. Lo siamo con originalità e peculiarità, distinguendoci da tutti gli altri partiti comunisti: ma comunisti siamo, comunisti restiamo.

Prese posizione contro l’intervento dell’URSS in Afghanistan e sostenne i movimenti anticolonialisti e di liberazione in tutto il mondo, tra i quali la lotta del popolo palestinese.

Berlinguer con Arafat
Berlinguer con il leader palestinese Yasse Arafat

La morte e i funerali di Berlinguer

Il 7 giugno 1984 Berlinguer tenne un comizio Padova nel quadro della campagna elettorale per le elezioni europee. Mentre parlava, fu colpito da un ictus cerebrale. Cercò di continuare il discorso, ma non riuscì a farlo e poco dopo, portato in albergo, entrò in coma. Morì all’ospedale di Padova l’11 giugno 1984, senza aver ripreso conoscenza. Il funerale, tenuto a Roma il 13 giugno, si rivelò una della più grandi manifestazioni della storia d’Italia, con la partecipazione di circa un milione di persone, tra le quali numerosi figuravano dirigenti comunisti stranieri e tutti i leader politici italiani.

Fonti
Giuseppe Fiori, Vita di Enrico Berlinguer, Laterza 2014
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