Oggi possiamo fare il giro del mondo su Google Earth e avere una conversazione dall’altra parte del Pianeta solo picchiettando le dita sul vetro di uno smartphone. In questo articolo, invece, dobbiamo catapultarci in un tempo in cui non erano ancora stati riempiti tutti gli spazi bianchi sulle carte nautiche, un tempo in cui la geografia del mondo era ancora in gran parte indefinita, quando si fantasticava di continenti leggendari e terre perdute.
In questo articolo ripercorriamo la storia e i viaggi di uno degli esploratori più importanti del XVIII secolo: James Cook. L'esploratore inglese (1728-1779) mappò le coste di Terranova e Labrador, esplorò il Pacifico meridionale dalla Nuova Zelanda, all'Australia, scoprì le Hawaii e si lanciò alla ricerca della Terra Australis e del Passaggio a nord-ovest.
Le avventure del giovane James Cook
Nato in un’umile famiglia di uno sperduto villaggio inglese, James Cook lavorò in gioventù con il padre bracciante e come garzone di drogheria in una piccola località inglese sul Mare del Nord. Dopo aver preso coscienza della sua passione per il mare e per la navigazione decise di entrare nella marina mercantile dedicandosi al trasporto del carbone tra il Mar Baltico e il Mare del Nord.
Compiuta una veloce ascesa tra i ranghi della marina mercantile, sempre più ambizioso e desideroso di ampliare i propri orizzonti, decise di arruolarsi nella Royal Navy (la marina militare britannica) appena prima che scoppiasse la Guerra dei Sette Anni (1756-1763), che permise al Regno Unito di ottenere il più importante degli imperi coloniali.
Durante la guerra si distinse per le ottime capacità di leadership, per la maestria nella navigazione e per l’abilità, al tempo estremamente ricercata, nella cartografia. Così, in breve tempo, si ritrovò a scalare anche le gerarchie del mondo militare e a conflitto concluso, per non veder sprecate le sue qualità, la Royal Navy incaricò Cook di mappare le coste di Terranova e Labrador e del Golfo di San Lorenzo, nell’attuale Canada orientale.
Negli anni successivi James Cook fu incaricato di compiere tre importanti spedizioni in lungo e in largo per il globo, a seguito delle quali verrà ricordato per sempre come uno degli esploratori più importanti della storia.
Il primo viaggio verso la Terra Australis
Nel 1768, la Royal Navy affidò a Cook il compito di scortare nell’Oceano Pacifico alcuni membri della Royal Society (storica associazione scientifica britannica) per effettuare particolari osservazioni astronomiche e per raccogliere prove dell’esistenza della leggendaria Terra Australis. Al tempo si credeva infatti, secondo una teoria del mondo classico risalente addirittura ad Aristotele e ripresa nei secoli da molteplici studiosi, che le masse continentali dell’emisfero settentrionale dovessero essere “bilanciate” da masse continentali analoghe anche nell’emisfero meridionale, e che gli esploratori antichi hanno cercato per secoli senza successo.
Con questi obiettivi, James Cook si imbarcò sulla HMS Endeavour e salpò dalle coste inglesi attraversando l’Atlantico, da nord-est a sud-ovest, per doppiare Capo Horn, il punto più meridionale dell’America del Sud, ed entrare così nell’Oceano Pacifico. Dopo esser risalita verso nord, la spedizione si fermò a Tahiti per effettuare delle osservazioni.
A Tahiti, Cook conobbe un indigeno di nome Tupaia che lo giudò nella ricerca del continente perduto e consentì alla Endeavour di giungere fino alla Nuova Zelanda, che per la prima volta fu mappata e circumnavigata, e successivamente alle coste orientali dell’Australia, dove la spedizione documentò il primo incontro con gli aborigeni.
Dopo una sosta obbligata a causa dell’impatto dell’Endeavour contro un banco della Grande barriera corallina, la spedizione proseguì a nord-ovest fino alle coste dell’Indonesia per poi fare rotta verso casa, doppiando il Capo di Buona Speranza, nell’Africa meridionale, e risalendo l’Atlantico nel 1771.
Il secondo viaggio verso la Terra Australis
Acclamato dalla comunità scientifica e dalla Royal Navy per le preziose raccolte cartografiche, Cook fu promosso al grado di comandate e scelto per guidare una nuova spedizione: individuare le misteriose coste della Terra Australis e porre fine una volta per tutte a un enigma vecchio di secoli. Benché avesse già mappato la Nuova Zelanda e parte dell’Australia, dimostrando che non era presente nessuna massa continentale di estensione pari a quella di America settentrionale, Europa e Asia, al comando della HMS Resolution e scortato dalla HMS Adventure, James Cook partì alla volta dei mari del Sud.
Cook era un abile stratega e un leader valido e competente: conosceva bene i pericoli della vita in mare e si preoccupava di far seguire al suo equipaggio una dieta idonea alle lunghe traversate e fondamentale per non contrarre lo scorbuto, malattia molto diffusa tra i marinai del tempo, dovuta alla carenza di vitamina C e che provoca la perdita dei denti, sanguinamento dalle gengive, dolori articolari e debolezza.
Nel 1772 doppiò il Capo di Buona Speranza per raggiungere l’Oceano Indiano e poi l’Oceano Pacifico, spingendosi nei gelidi mari del Circolo polare antartico fino a latitudini estreme ancora inesplorate. Cook sarà infatti il primo europeo a superare la linea del Circolo polare antartico e a queste latitudini circumnavigò il globo per fare scalo sulle coste della Nuova Zelanda.
Dall’Oceania si spinse nuovamente verso l’Antartide, ma non essendo equipaggiate per la navigazione tra i ghiacci, le navi tornarono nel Pacifico e, una volta doppiato Capo Horn, nelle acque più conosciute dell’Atlantico, per rientrare definitivamente in patria nel 1775. Il viaggio dimostrò che la Terra Australis, come precedentemente immaginata, non poteva esistere, se non come continente gelato alle latitudini più estreme dell’Emisfero meridionale.
Il terzo viaggio verso il Passaggio a nord-ovest
Ormai in congedo, nel 1776 James Cook convinse la Royal Navy a farsi nominare comandante per un’ultima gloriosa avventura: scoprire il celebre Passaggio a nord-ovest, cioè una rotta che consentisse di andare dall’Atlantico al Pacifico e viceversa passando a nord dell’America settentrionale.
A bordo della sua vecchia nave, la HMS Resolution, Cook tornò nell’Oceano Pacifico dove scoprì le Hawaii, che al tempo battezzò isole Sandwich, e proseguì verso nord spingendosi fino allo Stretto di Bering, che separa il continente americano da quello asiatico. A causa delle fredde acque ghiacciate del nord non riuscì a individuare il passaggio tanto ambito e fu costretto a invertire la rotta per tornare alle Hawaii.
In queste isole paradisiache, James Cook, non più giovanissimo, stanco, frustrato e probabilmente malato ebbe una disputa con gli indigeni locali e le violenze che ne scaturirono portarono alla sua morte nel 1779.
Le scoperte e i contributi di James Cook per l'umanità
Nonostante non riuscì a portare a termine il suo ultimo incarico, James Cook era già una leggenda per il suo tempo. Il suo lascito non riguarda solo le esplorazioni via mare, ma la sua opera contribuì enormemente alla comprensione che l’Occidente aveva del mondo conosciuto e sconosciuto. I suoi viaggi permisero di testare nuove tecnologie nautiche, di migliorare le tecniche di navigazione e per tutta la sua vita James Cook non smise mai di studiare il mondo, l’astronomia, la geografia e la cartografia e il suo contributo alla cultura scientifica, naturalistica e botanica del mondo risuona ancora oggi.
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