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20 Maggio 2024
9:00

I partiti politici: storia, struttura, funzioni, finanziamenti

Come funzionano i partiti, per quali ragioni sono stati costituiti, come si finanziano, come si sono evoluti nel corso degli anni.

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I partiti politici: storia, struttura, funzioni, finanziamenti
come funziona partito politico

I partiti politici sono i “mediatori” tra i cittadini e le istituzioni. Quando eleggiamo una persona a una carica pubblica, lo facciamo quasi sempre tramite un partito. La forma moderna di partito è nata intorno alla fine dell’Ottocento, ma nel corso degli anni ha subito numerosi cambiamenti, legati alla più generale evoluzione della società. In questo articolo vediamo cos'è, come funziona e come si finanzia un partito.

Cos’è un partito: definizione e funzioni

In senso molto ampio, un partito politico è un’associazione di cittadini che condividono la stessa visione della cosa pubblica e vogliono partecipare alla vita politica di un territorio. Ogni partito ha una linea politica che persegue modellando la volontà dei cittadini entro i confini della democrazia. I partiti politici si distinguono dai movimenti politici essenzialmente per la scala della loro azione: i movimenti tendono ad avere uno specifico obiettivo politico, mentre i partiti puntano a risolvere molteplici problematiche a livello nazionale.

I partiti, almeno in linea teorica, rappresentano gli interessi e le esigenze dei cittadini all’interno delle istituzioni. Naturalmente gli interessi della cittadinanza sono molteplici e per questo esiste una pluralità di partiti che rappresentano interessi diversi. Generalmente i partiti si dividono in partiti di destra, di sinistra e di centro. Le funzioni dei partiti sono ampie. Possiamo sintetizzare le più importanti in questo modo:

  • Tradurre le esigenze dalla società in proposte politiche (proposte di legge, richieste di interventi del Governo, ecc.).
  • Partecipare alla selezione della classe dirigente, presentando i propri candidati alle elezioni.
  • Prendere parte all’elaborazione delle politiche pubbliche, attraverso i rappresentanti eletti negli organi decisionali.
  • Socializzare politicamente con i cittadini, divulgando la propria ideologia e cercando di attirarli tra i propri militanti o almeno tra i propri sostenitori.
rappresentanza politica cittadini

Come sono cambiati i partiti politici: l'evoluzione dalle origini a oggi

Già nelle civiltà più antiche le persone che condividevano le stesse idee sulla gestione della cosa politica creavano gruppi non strutturati (cioè privi di una struttura con dirigenti, militanti della base, ecc.) e si “mettevano insieme” per rafforzare le proprie proposte. Tuttavia l’inizio della storia dei partiti moderni può essere associata alla rivoluzione inglese del ‘600, che mise in discussione il principio della monarchia assoluta, e soprattutto alla rivoluzione francese del 1789. I protagonisti della rivoluzione, infatti, si riunirono in formazioni politiche dette club, divisi per corrente politica (giacobini, girondini, ecc.), che furono una sorta di antenati dei partiti.

Una seduta dell'Assembela costituente francese
Una seduta dell’Assembela costituente francese.

Nell’Ottocento si affermarono i sistemi politici liberali nei quali il potere di sovrani e governi era limitato dal Parlamento. Tuttavia, non nacquero ancora i partiti come quelli attuali, perché gli esponenti politici cercavano il consenso soprattutto sulla base della propria rete di relazioni personali e non attraverso una struttura partitica o per la propria ideologia. Nei Parlamenti, però, si formavano gruppi di persone che condividevano le stesse idee e progettavano azioni comuni. In altre parole, non esistevano partiti tra i cittadini, ma vi era qualcosa di simile all’interno degli organi legislativi.

I partiti moderni sono dotati di una struttura permanente, che è attiva sempre e non solo durante le elezioni, e in genere è composta da organi centrali (segretario, comitato centrale, ecc.) e sezioni ramificate sul territorio. In molti casi vigono meccanismi di democrazia interna e i dirigenti sono eletti dagli iscritti.

Nella loro forma attuale, i partiti nacquero tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. A renderli necessari fu la crescita della partecipazione dei cittadini alla vita politica, che in molti Paesi comportò l’introduzione del suffragio universale. Per cercare il consenso di milioni di cittadini e cercare di “socializzarli” politicamente, le reti di relazioni personali non furono più sufficienti.

I partiti moderni, oltre a essere dotati di una struttura permanente, cercano il consenso sulla base delle loro idee politiche (sono perciò definiti partiti ideologici di massa). Questo, naturalmente, non significa che nella ricerca del consenso le relazioni personali siano venute meno, ma non ne sono più l’unica fonte.

I primi partiti a strutturarsi in forma moderna furono quelli socialisti, in particolare il Partito socialdemocratico tedesco, fondato nel 1875. Gradualmente i partiti “strutturati” si diffusero in tutti i Paesi liberali e democratici e in molti casi si dotarono anche di organizzazioni collaterali, come leghe giovanili, gruppi sportivi, ecc.

Manifestazione del Partito socialdemocratio tedesco nel 1919 (credit Bundesarchiv)
Manifestazione del Partito socialdemocratio tedesco nel 1919 (credit Bundesarchiv)

In Italia il primo partito moderno fu quello socialista, fondato nel 1892, al quale fecero seguito altri dopo la Prima Guerra Mondiale. L’epoca d’oro dei partiti, però, è stata quella della cosiddetta “prima repubblica”, durata dal 1946 al 1994, nel corso della quale i partiti, oltre a diventare i soggetti principali della vita politica, raggruppavano milioni di militanti, che frequentavano con regolarità le sezioni sparse sul territorio.

I partiti della Prima repubblica
I partiti della "prima repubblica".

Come si formano i partiti politici: la registrazione

Dal punto di vista burocratico, i partiti sono associazioni private. Per costituire un partito è necessario registrare presso un notaio l’atto di fondazione, comprensivo del simbolo. Per presentare il partito alle elezioni bisogna invece rispettare alcuni adempimenti burocratici e raccogliere un numero prestabilito di firme, che varia a seconda degli appuntamenti elettorali (sono esentati solo i partiti già affermati, in base a precise disposizioni di legge).

La semplice fondazione di un partito, tuttavia, è un atto burocratico privo di conseguenze politiche. Dopo aver fondato il partito, è necessario curare la comunicazione e la propaganda, raccogliere sostenitori, e svolgere tante altre attività.

creazione partito

In genere i partiti nascono per rappresentare determinati interessi della cittadinanza o di una sua parte. Molto spesso derivano da scissioni di partiti già esistenti, i cui rappresentanti si dividono perché non condividono più la linea politica. In altri casi, i partiti nascono in Parlamento, tramite l’aggregazione di deputati, e in seguito possono strutturarsi e presentarsi alle elezioni, sebbene questo non sempre avvenga.

Sviluppi recenti: la reazione contro i partiti

Con il passare degli anni il peso dei partiti nella società è diminuito. Il numero di cittadini iscritti è in calo pressoché ovunque, anche a causa dell’evoluzione della comunicazione: per propagandare le loro idee, oggi i partiti si servono soprattutto dei media, mentre l’attivismo dei militanti, che in passato era lo strumento più importante, è molto meno usato. Inoltre, le appartenenze ideologiche sono meno “resistenti” del passato, perché gli elettori cambiano più facilmente i propri riferimenti politici.

Negli ultimi anni si sono affermati anche partiti personalistici, guidati da un leader che detiene la sua posizione per il proprio carisma e deve dare poco o nessun conto ai militanti e agli altri dirigenti. In questi casi, il consenso degli elettori è diretto al leader più che al partito nel suo insieme.

I partiti, del resto, sono spesso giudicati negativamente da una parte di cittadini, che ritengono che facciano solo gli interessi dei loro dirigenti. In Italia questo atteggiamento si è diffuso soprattutto in seguito allo scandalo delle tangenti del 1992. Non a caso oggi le formazioni politiche usano raramente il nome “partito” e spesso si definiscono in altro modo: movimento, lega, ecc., oppure con semplici slogan. Ciò nonostante, le formazioni politiche attuali, anche se si chiamano con altri nomi, sono a tutti gli effetti dei partiti, perché esplicano le funzioni tipiche del partito politico.

partiti politici

Come si finanziano i partiti politici: i tre strumenti

Le attività di un partito costano: bisogna mantenere una struttura permanente, stipendiare i funzionari, curare la comunicazione, ecc. Per finanziarsi, i partiti si servono soprattutto di tre strumenti:

  • I contributi che militanti e sostenitori versano attraverso il tesseramento e per iniziative specifiche. Molti partiti prevedono anche che chi viene eletto a una carica politica retribuita (per esempio un deputato) ceda una parte dello stipendio che percepisce al partito.
  • I finanziamenti dei privati (aziende, cooperative, ecc.), che possono finanziare i partiti perché ne condividono le proposte politiche o, a volte, per interesse: si aspettano, cioè, che se il partito da loro finanziato vincerà le elezioni, userà il proprio potere per favorirli.
  • Il finanziamento pubblico, previsto in molti Paesi, compresa l’Italia, perché i partiti, pur essendo associazioni private, svolgono una funzione pubblica.
I simboli dei partiti repubblicano (elefante) e democratico (asino) negli Usa
I simboli dei partiti repubblicano (elefante) e democratico (asino) negli USA.
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