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17 Marzo 2024
17:24

L’esperimento di Pavlov sui cani e altri studi sul condizionamento dei nostri comportamenti

L'esperimento sui cani di Pavlov fa parte di una corrente della psicologia chiamata comportamentismo o psicologia stimolo-risposta ed è uno dei fondamenti della teoria del condizionamento classico, una forma di apprendimento in cui il soggetto impara ad associare uno stesso comportamento a due stimoli diversi.

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L’esperimento di Pavlov sui cani e altri studi sul condizionamento dei nostri comportamenti
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Come si può creare nella mente di un essere umano o di un altro animale un'associazione tra uno stimolo esterno e un riflesso condizionato, provocando quindi una risposta precisa e automatica? È quello che si chiese Pavlov, medico, fisiologo ed etologo russo, tra fine Ottocento e inizio Novecento. Per dare una risposta a questa domanda Pavlov fece un esperimento sui suoi cani: per un certo periodo di tempo ogni volta che dava loro da mangiare, suonava una campanella. Questo creò un'associazione condizionata tra i due elementi, il cibo e la campanella, tanto che in seguito, ogni volta che lo scienziato suonava la campanella, pur senza dare da mangiare agli animali, questo provocava in loro una forte salivazione. L'esperimento rientra in una corrente di studio della psicologia chiamata comportamentismo e, in particolare, nella teoria sul condizionamento classico. Approfondiamo la questione.

Cos'è il comportamentismo

Il comportamentismo (anche conosciuto come "behaviorismo") è una corrente di studio della psicologia nata nei primi anni del ‘900 negli Stati Uniti. Il suo fondatore fu J.B. Watson, che descrisse la psiche umana come una “scatola nera”: secondo l'autore, il completo funzionamento della psiche non sarebbe pienamente conoscibile; pertanto, gli psicologi dovrebbero limitarsi allo studio scientifico di ciò che è oggettivamente osservabile e misurabile, cioè il comportamento manifestato dall’individuo.

L’ambito di ricerca maggiormente sviluppato dai comportamentisti è l’apprendimento: tra gli esperimenti più famosi, troviamo quelli di Pavlov che, studiando il comportamento dei cani e l’aumento della loro salivazione a seguito di alcuni stimoli, gettò le basi della teoria sul condizionamento classico e i riflessi condizionati e incondizionati.

Il comportamentismo ha influenzato la ricerca psicologica fino agli anni ’60, concentrandosi sugli aspetti esteriori, direttamente osservabili, dell’attività mentale, tralasciando volontariamente il mondo simbolico e l’inconscio, ritenuti addirittura irrilevanti nel processo di apprendimento.

condizionamento classico pavlov

La psicologia stimolo-risposta

I comportamentisti ritengono che sia possibile spiegare i fenomeni psichici eliminando ogni riferimento a concetti non verificabili in modo sperimentale e che il comportamento umano, così come quello degli altri animali, sia il risultato di catene di associazioni stimoli-risposte con l’ambiente esterno. In breve, nella “scatola nera” della nostra psiche entrerebbero degli stimoli dall’esterno e uscirebbero delle risposte (cioè il comportamento), Per questo motivo il comportamentismo è stato anche definito “psicologia stimolo-risposta”.

Secondo i comportamentisti non è importante conoscere quali sono i contenuti o i processi mentali che stanno dietro le nostre azioni, ma solamente gli stimoli (input) che ci vengono forniti dall’esterno e come questi si traducano in precisi comportamenti (output).

Il condizionamento classico e l'esperimento di Pavlov

Il condizionamento classico è una forma di apprendimento stimolo-risposta in cui un soggetto impara ad associare uno stesso comportamento a due stimoli prima tra loro diversi e separati. È noto il caso dell’esperimento di Pavlov con i propri cani, già esposto in breve nell'introduzione dell'articolo: egli è riuscito a far associare loro il suono di una campanella all’aumento della salivazione (riflessi che prima del suo esperimento non si presentavano insieme), pur senza che fosse necessario fornire il cibo.

Affinché si consolidi un'associazione stimolo-risposta, per Pavlov è necessario che un certo stimolo (definito stimolo condizionato – es. la campanella) venga presentato in associazione ad un secondo stimolo (definito stimolo incondizionato – es. il cibo) che spontaneamente provoca una specifica risposta nel soggetto/animale (alla vista del cibo il cane aumenta spontaneamente la propria salivazione). Dopo che i due stimoli vengono presentati insieme diverse volte (suona la campanella-arriva il cibo), si può osservare che l’animale comincia ad aumentare la propria salivazione non all’arrivo del cibo, ma al suono della campanella.

Pavlov annunciò la sua scoperta nel 1903 e, grazie al suo studio, l'anno successivo, nel 1904, vinse il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia.

Il riflesso pavloviano e il piccolo Albert

Il riflesso pavloviano ha trovato innumerevoli applicazioni in diversi ambiti di studio e fu ripreso a inizio Novecento da Watson e Rayner nel famoso caso del piccolo Albert, noto per essere il "primo caso di fobia indotta sperimentalmente". Gli sperimentatori, secondo una pratica sperimentale che oggi non sarebbe consentita per motivi etici, associarono uno stimolo neutro, un topolino bianco, a un rumore forte e spaventoso, con l’intento di far paura al bambino sottoposto all'esperimento. Dopo numerose ripetizioni, Albert non solo iniziò a manifestare paura alla vista del topo, ma generalizzò questa fobia anche a diversi oggetti piccoli e pelosi, che potessero ricordarlo.

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