;)
Quanto il pubblico influenza il risultato di una partita di calcio? Per decenni, il valore del "dodicesimo uomo in campo" è stato un dogma del calcio che può condizionare gli atleti sia in modo positivo trasmettendo tifo e senso di appartenenza che negativo passando ansia e pressione. Poi, con la pandemia iniziata nel 2020, il mondo si è fermato e gli stadi si sono svuotati. Quella circostanza mai accaduta prima si è trasformata in un esperimento sul fattore campo. Senza il frastuono, la pressione e il tifo, cosa restava del vantaggio di giocare in casa? I dati raccolti in quel periodo hanno fornito risposte sorprendenti, non solo confermando l'impatto dei tifosi sulla prestazione dei giocatori tramite cori, applausi o fischi, ma svelando anche un'incredibile influenza sulle decisioni arbitrali, liberi dalle sollecitazioni della folla urlante.
Il “dodicesimo uomo”: il segreto del fattore campo nel calcio
Con fattore campo si intende la tendenza a ottenere risultati migliori quando si gioca sul proprio campo (o, nel caso di nazionali, nel proprio Paese). Questa variabile è molto importante nel calcio e rappresenta il motivo alla base di molte decisioni riguardo il calendario dei campionati, come la scelta dell’alternanza tra casa e trasferta. Tra gli elementi per i quali è importante considerare il fattore campo con attenzione ci sono, per esempio, gli spostamenti della squadra (soprattutto in competizioni in cui si viaggia tra diversi fusi orari) e, ovviamente, la presenza di pubblico favorevole o contrario.
In questo senso, il COVID-19 ha rappresentato una circostanza irripetibile per comprendere meglio l’effetto diretto della presenza di tifosi sul risultato sportivo: prima della pandemia, quasi non esistevano in letteratura analisi di partite giocate in stadi vuoti. C’è stata, così, una chiara conferma dell’ipotesi secondo la quale le squadre di casa ottengono, in media, più punti rispetto a quelle in trasferta quando è presente il pubblico. La spiegazione più logica per questi risultati è da ricondurre al concetto di influenza sociale e ai conseguenti cambiamenti nel comportamento degli individui. Secondo Émile Durkheim e la sua teoria della coesione sociale, infatti, la coesione nasce dalla rete di relazioni tra individui che condividono obiettivi comuni (nel caso dello sport, la vittoria). Ciò implica che una comunità davvero solidale ha la capacità di incoraggiare il singolo individuo a performare meglio.
Esiste, quindi, un’evidente correlazione positiva tra la presenza di pubblico favorevole e il vantaggio della relativa squadra, proporzionalmente alla dimensione della folla stessa. Tale effetto non è, però, assoluto e diversi fattori (talvolta trascurati) possono incidere su di esso. Tra questi: lo stile di gioco, il livello delle squadre, la posizione in classifica, la difficoltà delle partite e il grado d’esperienza degli atleti. Quest’ultima variabile entra in gioco soprattutto in relazione alle scelte e all’esecuzione del gesto tecnico durante la gara.
Per di più, negli sport competitivi, i suoni ambientali possono tramutarsi in distrazioni sia in relazione a scenari ad alta che a bassa difficoltà, interferendo con la velocità di ricerca visiva. In altre parole, in caso di elementi disturbanti come il rumore proveniente dagli spalti, un giocatore solitamente impiega più tempo per individuare, per esempio, un compagno libero da servire.
Il potere persuasivo del pubblico: i bias arbitrali
Anche l’arbitraggio, inevitabilmente, risente della presenza e del comportamento del pubblico di casa durante una partita di calcio. È stato dimostrato che nelle situazioni di vantaggio casalingo, vengono assegnati più minuti di recupero a favore della squadra di casa e più sanzioni e cartellini gialli contro la squadra ospite.
Quando, con l’avvento della pandemia, i principali campionati europei di calcio si sono giocati a porte chiuse, i direttori di gara hanno invece fischiato più falli contro i padroni di casa e, di conseguenza, hanno assegnato più cartellini gialli rispetto al periodo pre-COVID19. Il numero dei gol, contrariamente, è sembrato rimanere invariato.
Anche questa evidenza può essere ricondotta a motivazioni di natura sociale. La psicologia sociale sostiene, infatti, che gli esseri umani abbiano l’innata tendenza ad adattarsi all’opinione della maggioranza. Nel caso del calcio, la pressione esercitata dal pubblico può giocare dunque un ruolo rilevante.
È interessante notare che il grado di esperienza del giudice di gara non è un sufficiente fattore di garanzia rispetto all’assenza di tale effetto sulle sue stesse decisioni. In presenza di rumori altamente disturbanti, le conseguenze risultano comunque presenti, spesso anche in modo consistente. Quanto detto offre anche molteplici spunti di riflessione sulle modalità di utilizzo della tecnologia VAR che, probabilmente, garantirebbe un supporto più equo se fosse utilizzata lontano dal condizionamento acustico del pubblico o in ambienti privi di rumore.