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16 Novembre 2025
15:00

Perché ci si può bruciare con il ghiaccio: cos’è l’ustione da freddo

Anche il freddo può ustionare. L’esposizione a basse temperature o il contatto con ghiaccio secco e gas pressurizzati danneggiano le cellule formando cristalli e bloccando il flusso sanguigno. I danni peggiorano se ci si riscalda troppo in fretta: serve un riscaldamento lento e controllato per evitare necrosi o trombi.

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Perché ci si può bruciare con il ghiaccio: cos’è l’ustione da freddo
bruciare con il ghiaccio

Se senti qualcuno parlare di ustioni, sicuramente penserai che si è avvicinato troppo alle castagne sul fuoco o che ha toccato qualcosa di incandescente. Insomma, ustioni = fuoco, giusto? No, in realtà anche il ghiaccio può farci bruciare, causando ustioni molto simili a quelle causate dal fuoco o dalle temperature molto alte. La colpa è delle basse temperature che portano alla formazione di cristalli di ghiaccio all’interno e all’esterno delle nostre cellule e al restringimento dei vasi sanguigni, impedendo al sangue di passare. Può avvenire sia lentamente, come nei casi di congelamento, quando si è esposti alle basse temperature per troppo tempo, ma anche nel caso di contatto con gas pressurizzati (come il propano o il protossido di azoto) o con il ghiaccio secco. I sintomi sono simili a quelli delle ustioni da calore: pelle che cambia colore, vesciche, bolle e ulcerazioni, fino ad arrivare alla necrosi.

Cosa avviene nelle cellule con un'ustione da ghiaccio

Quando il nostro corpo è sottoposto a temperature estremamente basse, sia se siamo persi nelle lande polari, sia che ci stiamo dilettando con la cucina molecolare e il ghiaccio secco, il meccanismo con cui avvengono i danni cellulari è lo stesso. Pensate che il processo di congelamento inizia tra i -2 °C e -10 °C, ma basta un contatto di 20 secondi con un gas propellente per spray aerosol, come il propano o il butano, per abbassare la temperatura della pelle a -40 °C.

Se ci congeliamo lentamente, l’acqua all’esterno delle cellule comincia a cristallizzare: per cercare di mantenere l’equilibrio tra interno ed esterno, l’acqua esce dalle cellule alterando il pH e le concentrazioni di ioni e soluti cellulari, che possono raggiungere livelli tossici per la cellula. Queste alterazioni, a loro volta causano cambiamenti strutturali di proteine e lipidi di membrana che perdono la loro funzionalità, portando infine alla morte cellulare. 

Similmente, il contatto con ghiaccio secco, composto da anidride carbonica solida o dei gas pressurizzati come il propano usato come propellente negli spray aerosol o il protossido d’azoto, causa quelli che vengono chiamati “flash freeze”, cioè congelamenti rapidi. Il calo di temperatura è però molto più veloce, al punto da far cristallizzare immediatamente l’acqua presente dentro e fuori la cellula. I piccoli cristalli che si formano bucano letteralmente la membrana cellulare, causando ovviamente la morte della malcapitata cellula.

blocco ghiaccio secco
Anche il contatto con ghiaccio secco può provocare ustioni.

Contemporaneamente, il freddo ha un altro effetto indiretto: restringe i vasi sanguigni (vasocostrizione). Significa meno sangue che arriva ai tessuti (ipoperfusione, in gergo tecnico), sangue più denso e rischio di formazione di trombi.

Non bisogna avere fretta di riscaldarsi!

Per riprendersi non basta una cioccolata calda e un bel plaid davanti al camino, anzi riscaldarvi troppo e troppo in fretta potrebbe peggiorare la situazione. Sono i cosiddetti “danni da riperfusione”, che si verificano quando il sangue torna a fluire in un tessuto ischemico, che cioè per un po’ di tempo non ha ricevuto ossigeno e nutrienti.

Quando il flusso sanguigno viene ripristinato, può causare una reazione infiammatoria, peggiorando i danni già presenti. Inoltre, la riperfusione può causare edema (gonfiore), trombosi (una condizione in cui un coagulo di sangue viaggia indisturbato nei vasi finché non ne incontra uno troppo piccolo in cui si incastra e lo blocca senza far passare più sangue) ed emorragie.

Infatti, il trattamento delle ustioni da congelamento prevede di riscaldare lentamente l’area colpita a non oltre 40 °C, usare creme topiche adeguate alla ferita (talvolta, per esempio potrebbe essere necessaria una crema antibatterica) e farmaci per lenire il dolore o trombolitici per rompere, come suggerisce il termine, i trombi. In genere, si ricorre alla chirurgia o all’amputazione solo nei casi più gravi.

Che aspetto ha un’ustione da freddo?

Come le ustioni classiche anche quelle da freddo vengono classificate in quattro gradi in base alla gravità dei sintomi che vanno da una sensazione di prurito e intorpidimento, con la pelle che può cambiare colore, diventando giallognola o grigia, fino a dolore forte, formazione di vesciche e necrosi che si estende anche ai tessuti sottostanti, talvolta anche al muscolo.

Per semplificazione, spesso si distingue solo tra “ustioni superficiali”, che non riguardano i tessuti sotto la pelle, e “ustioni profonde”, quando il danno è molto esteso e ha intaccato altri tessuti oltre alla cute.

Chi rischia di più di bruciarsi con il ghiaccio?

Sicuramente chi rischia maggiormente queste ustioni, sono le persone che lavorano con questi gas pressurizzati, o con i liquidi criogenici, per esempio quelli usati nella crioterapia sia medica che estetica. Una volta a temperatura ambiente, vaporizzano velocemente a contatto con la pelle, provocando il danno cellulare. In alcuni casi, anche solo toccare un contenitore al cui interno ci sono questi gas può provocare un’ustione da freddo.

applicazione ghiaccio ginocchio
Il ghiaccio non va applicato direttamente sulla pelle, perché potrebbe danneggiarla. Meglio usare una protezione.

Ci si può “bruciare” con il ghiaccio anche se lo applichiamo per troppo tempo direttamente sulla pelle, per esempio se non usiamo le dovute precauzioni con gli impacchi di ghiaccio. Infine, anche se sembra strano, c’è chi si sfida a spruzzarsi aerosol pericolosi sulle braccia, come riportato dall’Australian Journal of General Practice in una review del 2018, o chi usa il protossido d’azoto a scopo “ricreazionale”, provocandosi dolorose ustioni della pelle, come evidenziato in un recente studio pubblicato sull’European burn journal.

Fonti:
Metin Nizamoglu, Alethea Tan, Tobias Vickers, Nicholas Segaren, David Barnes, Peter Dziewulski, Cold burn injuries in the UK: the 11-year experience of a tertiary burns centre, Burns & Trauma Mohr, W. J., Jenabzadeh, K., & Ahrenholz, D. H. (2009). Cold injury. Hand Clinics. R Maguire, C., Patel, B., & A McBride, C. (2018). Intentional self-inflicted and peer-inflicted aerosol skin injuries called 'frosties': Cohort series and systematic literature review. Australian journal of general practice Holm, S., Tabrisi, R., & Zdolsek, J. (2025). Recreational Use of Nitrous Oxide as a Source of Frostbite Injuries to the Skin: A Review of the Literature and a Case Report. European burn journal Barry, N. P., Jackson, S. R., D'Jamirze, A., Gates, R. J., Maitz, P. K. M., & Issler-Fisher, A. (2023). Cold burns as a result of cosmetic cryolipolysis: An emerging concern from the NSW Statewide Burn Injury Service. Journal of plastic, reconstructive & aesthetic surgery : JPRAS MSD Manuals - Lesioni da freddo Shingleton, S. K., Chambers, M. G., Rowland, M. R., Britton, G. W., & Basel, A. P. (2022). 756 Self-Inflicted Frostbite with Dry Ice: A Case Report. Journal of Burn Care & Research: Official Publication of the American Burn Association Lindford, A., Valtonen, J., Hult, M., Kavola, H., Lappalainen, K., Lassila, R., … & Vuola, J. (2017). The evolution of the helsinki frostbite management protocol. Burn McIntosh SE, Opacic M, Freer L, et al. Wilderness Medical Society Practice Guidelines for the Prevention and Treatment of Frostbite: 2014 Update. Wilderness & Environmental Medicine
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