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17 Giugno 2025
15:47

Meta AI può rendere pubbliche le chat private degli utenti in caso di condivisione: ecco come evitarlo

Molti utenti di Meta AI, piattaforma che ha ricevuto diverse critiche per questo, condividono per errore chat private, rendendole pubbliche nel feed della piattaforma. Ciò può esporre dati sensibili, creando seri rischi per privacy e sicurezza. Serve maggiore consapevolezza.

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Meta AI può rendere pubbliche le chat private degli utenti in caso di condivisione: ecco come evitarlo
Meta AI
Credit: Meta.

Chi usa Meta AI spesso presume che le proprie conversazioni restino private, ma non è sempre così. La piattaforma, simile a ChatGPT o Gemini, consente di fare domande, ricevere risposte testuali e generare immagini (quest'ultima possibilità non è ancora disponibile in Europa), e include anche una sezione chiamata Scopri (in inglese Discover) in cui è possibile consultare le interazioni pubblicate da altri. Molti utenti sembrano non essere consapevoli del fatto che, premendo il pulsante di condivisione situato nella parte superiore della chat, i propri scambi con Meta AI possono essere resi pubblici e visibili a chiunque navighi nel suo feed. In questa sezione, le chat condivise includono spesso contenuti estremamente personali, come dati sanitari, fiscali, indirizzi di casa, richieste scolastiche o addirittura confessioni intime. L'app di Meta AI è finita al centro di diverse critiche per questa pratica.

Sia chiaro: non si tratta di un'esposizione automatica, visto che per condividere una chat bisogna selezionare attivamente l'opzione di pubblicazione. Il design e il contesto social dell'app, però, potrebbero facilmente indurre in errore, portando molte persone a sovrastimare il livello di privacy delle loro interazioni. Questo equivoco, secondo diversi esperti di sicurezza informatica, rappresenta un serio problema sia a livello di esperienza utente sia di protezione dei dati personali.

Perché alcune chat private con Meta AI sono diventate pubbliche

La funzione Scopri dell'app Meta AI è stata introdotta con l'obiettivo dichiarato di permettere agli utenti di «condividere ed esplorare come gli altri utilizzano l'AI», secondo quanto riportato da Meta in un suo comunicato stampa che risale all'aprile scorso. Sulla carta, nulla viene condiviso pubblicamente senza una scelta esplicita dell'utente; in pratica, molte persone premono il pulsante di condivisione senza comprendere davvero la portata del gesto appena fatto.

Alcuni utenti hanno pubblicato senza volerlo conversazioni contenenti richieste su argomenti particolarmente delicati. Tra gli esempi documentati da testate come la BBC, si trovano interazioni su problematiche di genere, domande legate alla sessualità, richieste di immagini artificiali con contenuti borderline e, in alcuni casi, veri e propri tentativi di barare ai test scolastici. Tutto ciò è reso ancora più preoccupante dal fatto che le chat condivise possono includere nome utente e immagine del profilo, facilitando l'associazione dell'interazione con l'identità reale della persona disponibile sui social del gruppo Meta, come Facebook e Instagram.

Secondo alcuni esperti del settore, come Rachel Tobac, CEO della società di cybersecurity Social Proof Security, siamo di fronte a una discrepanza tra le aspettative dell'utente e la reale funzione della piattaforma. La signora Tobac ha infatti spiegato:

Se le aspettative degli utenti sul funzionamento di uno strumento non corrispondono alla realtà, si crea un enorme problema di esperienza utente e di sicurezza.

Quando le persone credono che la loro interazione sia privata, ma in realtà la rendono pubblica per errore, il risultato è una perdita di controllo sull'informazione. Questo tipo di errore di progettazione dell'esperienza utente – user experience design o UX design – non è banale: può compromettere la fiducia e la sicurezza digitale degli utenti.

Meta, da parte sua, ricorda che ogni chat è privata per impostazione predefinita e che l'utente può sempre ritirare una condivisione effettuata per errore. Inoltre, prima di procedere con la pubblicazione, l'app visualizza un avviso che invita a non inserire informazioni personali o sensibili. L'efficacia di questi avvisi, però, è messa in discussione perché spesso appaiono troppo tardi o sono ignorati da chi non ha familiarità con i meccanismi dei social e delle AI.

Un'altra questione riguarda la tracciabilità. Alcune conversazioni pubblicate sono rintracciabili grazie a dettagli visibili come nome utente o immagine del profilo, rendendo possibile risalire all'identità dell'autore anche senza particolari competenze tecniche. Questo aspetto solleva dubbi su quanto realmente “anonimo” sia l'utilizzo di un'applicazione che, pur essendo dedicata all'intelligenza artificiale, conserva alcune logiche di esposizione tipiche dei social network.

Come usare consapevolmente Meta AI

In definitiva, se siete fieri utilizzatori di Meta AI – tramite la sua app ufficiale o la sua versione Web – e intendete mantenere riservati i vostri contenuti, fate attenzione al pulsante “Condividi”. Non lasciatevi ingannare dall'apparente familiarità dell'interfaccia: le interazioni che condividete non rimarranno private, ma verranno condivise nel feed pubblico di Meta AI. In ogni caso, come regola generale, evitate di inserire dati sensibili o richieste che non vorreste vedere associate al vostro nome.

Calli Schroeder, consulente senior dell'Electronic Privacy Information Center, intervistata da Wired USA, ha infatti spiegato:

Nessuno di noi sa veramente come vengono utilizzate tutte queste informazioni. L'unica cosa che sappiamo per certo è che non rimangono tra te e l'app. Vengono condivise con altre persone, almeno con Meta.

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