
Nella lingua italiana incontriamo termini di ogni tipo: da quelli brevi, come "io" o "se", a quelli più lunghi e complessi e talvolta strani. Ma qual è, esattamente, la parola italiana più lunga? Escludendo il linguaggio scientifico, la parola più lunga è "precipitevolissimevolmente", con ben 26 caratteri. Questa parola è il superlativo dell’avverbio precipitevolmente, viene usata con accezione scherzosa e nasce nella poesia: è in grado di costituire da sola un endecasillabo, e viene presentata nel lessico letterario e resa celebre dal poema La Celidora di Andrea Casotti, del 1734, in quello che è diventato il celebre proverbio
Chi troppo in alto sal, cade sovente
precipitevolissimevolmente
e significa "con grandissima rapidità" o "molto velocemente”.
Per la prima volta in assoluto lo strano superlativo viene utilizzato quasi un secolo prima, nel 1677, dal frate Francesco Moneti, nell’opera Cortona convertita, all’interno di una metafora che si riferisce alla superbia umana. L'autore se ne serve proprio perché da sola costituisce un intero endecasillabo:
“tal forza spinto assai s’inalza/ Verso del cielo, ed il fermarsi è vano,/ Finché alla terra alfin torna repente/ Precipitevolissimevolmente”
Tuttavia, nel campo del linguaggio scientifico, esistono termini ancora più lunghi, spesso legati alla chimica o alla medicina. Vari composti chimici, a seconda del tipo della nomenclatura utilizzata, possono possedere nomi lunghissimi, ad esempio "nonilfenossipolietilenossietanolo" o "psiconeuroendocrinoimmunologia".