
Ma vi siete mai chiesti cosa mangiano gli astronauti che si trovano nello spazio? Ed è possibile mangiare delle buone patatine fritte anche in assenza di peso? Un team di ricerca sponsorizzato dall'ESA, l'agenzia spaziale europea, ha dimostrato che la frittura in olio è possibile: uno scoperta che permetterà di allungare considerevolmente il menù a disposizione degli astronauti, specialmente nelle missioni di lungo periodo.
Mangiare nello spazio
Prima di entrare nel merito, ci teniamo a ricordare che non è del tutto corretto parlare di "assenza di gravità". In realtà la forza di gravità continua ad esserci, ma viene bilanciata: la forza risultante quindi è nulla. Per questo motivo si parla invece di assenza di peso. Torniamo ora all'alimentazione nello spazio.
Nutrirsi in maniera corretta è di fondamentale importanza per tutti, ma forse ancora di più per gli astronauti che si trovano nello spazio, dove sono chiamati a compiere attività impegnative in condizioni al limite delle capacità umane, e per farlo hanno bisogno di alimentarsi nella maniera migliore possibile, con una dieta quanto più ampia e variegata.
Per questo, nel corso degli anni sono stati studiati vari metodi per migliorare l'alimentazione degli astronauti, passando dalle insapori creme in tubetto delle prime missioni ai pasti completi consumati a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Ma l'alimentazione nello spazio non è solo una questione di biologia: è anche un aspetto fondamentale per il benessere psicologico degli astronauti. I pasti rappresentano un momento di comunità da condividere con i colleghi, un modo per sentirsi a casa nonostante la distanza e l'ambiente particolare, e l'occasione per concedersi un piacere all'interno di giornate intense di lavoro in condizioni a volte difficili.
Le agenzie spaziali sono quindi sempre molto impegnate nel cercare di soddisfare le richieste degli astronauti, sia per quanto riguarda la varietà e la freschezza dei cibi (con spedizioni il più frequenti possibile di alimenti deperibili come frutta e verdura, e con lo sviluppo di tecniche che permettono di coltivare alcuni alimenti direttamente sulle installazioni spaziali), sia per quanto riguarda la possibilità di cucinare personalmente nello spazio, utilizzando diversi metodi di preparazione del cibo.

Una frittura in assenza di peso
Tra questi, un tipo di cottura che aveva sempre offerto dubbi e difficoltà era quello della frittura, per ragioni sia fisiche che tecnologiche. Infatti, non solo l'utilizzo di olio ad alta temperatura poneva delle questioni di sicurezza all'interno delle installazioni spaziali, ma finora non c'erano prove che il fenomeno fisico della frittura come la conosciamo potesse avvenire in condizioni di assenza di peso, come quella che troviamo in orbita intorno alla Terra, o nei viaggi spaziali verso la Luna e in futuro verso Marte.

La frittura, per quanto sia un tipo di cottura estremamente comune e diffusa in tutto il mondo, comporta infatti azioni sia chimiche che fisiche molto complesse. Uno degli aspetti più delicati era infatti se in assenza di peso (e quindi di una spinta di galleggiamento) le bolle create all'interno dell'olio a contatto con il cibo riuscissero effettivamente a separarsi efficacemente dagli alimenti, o se al contrario non sarebbero rimaste intorno alle porzioni ci cibo, impedendo una cottura completa e lasciando quindi gli alimenti poco cotti e poco appetibili.
La prima friggitrice "spaziale"
L'ESA ha quindi sostenuto un gruppo di ricerca che comprendeva anche il professor Thodoris Karapantsios, dell'Università Aristotele di Salonicco in Grecia, che ha progettato un apparato sperimentale, perfettamente ermetico e completamente automatizzato, che permettesse di studiare il fenomeno della frittura in assenza di peso.

L'esperimento ha filmato il processo di frittura con una telecamera ad alta velocità ed alta risoluzione per cattura il movimento delle bolle, il loro tasso di crescita, le dimensioni e la distribuzione, nonché la loro velocità di allontanamento dal cibo (in questo caso, dei pezzi di patata). Gli strumenti hanno inoltre misurato la temperatura dell'olio bollente e quella delle patate durante tutto il processo di frittura.
Le prove in assenza di peso sono state svolte durante due voli parabolici: durante questi voli, utilizzati comunemente per eseguire esperimenti che richiedono brevi periodi di assenza di peso e per addestrare gli astronauti alle condizioni che troveranno in orbita, gli aerei volano compiendo ripetuti voli ad arco, durante i quali per alcuni minuti si trovano in caduta libera, simulando quindi le stesse condizioni che si sperimentano in orbita intorno alla Terra.

Grazie a questi esperimenti, è stato possibile dimostrare che il processo di frittura può avvenire anche in assenza di peso, aprendo quindi di fatto la possibilità per gli astronauti di poter preparare (ovviamente con le dovute precauzioni) diversi tipi di frittura durante i viaggio nello spazio, ed arricchire quindi il loro menù anche per missioni a lungo termine, come la permanenza in orbita per diversi mesi (il record al momento è 437 giorni, poco più di 14 mesi, detenuto dal cosmonauta russo Valerij Poljakov), e i futuri viaggi nello spazio verso la Luna e Marte.
"Oltre alle questioni riguardo l'alimentazione degli astronauti e al loro benessere, lo studio del processo di frittura nello spazio potrebbe portare a progressi in vari campi," ha dichiarato John S. Lioumbas, primo autore dello studio. "A partire dalla comprensione dei fenomeni di ebollizione, fino alla produzione di idrogeno grazie all'utilizzo dell'energia solare in microgravità."
