
L'obbligo di condividere con le autorità USA la nostra storia social degli ultimi 5 anni, se la proposta in discussione sarà approvata, modificherà in modo significativo il modo in cui utilizziamo l'ESTA (Electronic System for Travel Authorization), cioè il sistema digitale attraverso cui i cittadini dei Paesi esenti dal visto richiedono il permesso di viaggio per soggiorni brevi negli Stati Uniti.
La novità, contenuta in un documento depositato dal Dipartimento della Sicurezza USA, stabilisce che oltre ai dati anagrafici già previsti (come numero di passaporto, data di nascita e eventuali precedenti penali), bisognerà fornire ulteriori informazioni, considerate dalle autorità statunitensi utili in chiave di sicurezza. Tra queste rientrano le identità social, i recapiti telefonici e gli indirizzi e-mail usati negli ultimi cinque anni, oltre ai riferimenti dei familiari più stretti. La proposta nasce all'interno di un percorso normativo molto ampio, che il governo statunitense ha attivato per rafforzare i controlli all'ingresso del Paese “a stelle e strisce” e aggiornare la gestione dei dati dei viaggiatori.
Vale la pena chiarire che la richiesta non è ancora operativa: è in consultazione pubblica e potrà essere modificata. La misura riguarderebbe tutti i cittadini dei Paesi aderenti al Visa Waiver Program, il programma che consente l'ingresso senza visto tradizionale: tra questi figurano anche Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Giappone, Australia, Corea del Sud, Israele e Nuova Zelanda. Al contrario, l‘Europa non prevede nulla di simile, dato che i cittadini statunitensi possono entrare nell'Area Schengen senza alcuna autorizzazione preventiva, purché il soggiorno sia inferiore a 90 giorni.
Cosa cambierebbe per i turisti negli Stati Uniti con l'ESTA
La proposta, pubblicata nel registro ufficiale delle norme federali statunitensi, riguarda chi utilizza l'ESTA come parte del programma di esenzione dal visto, che oggi coinvolge 42 Paesi, tra cui gran parte dell'Europa (compresa l'Italia), Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Israele e Qatar. Questo strumento consente di entrare negli Stati Uniti per periodi inferiori a 90 giorni senza un visto tradizionale, ed è completamente digitale. Finora, oltre ai dati identificativi, l'unica sezione dedicata ai social è al momento facoltativa: esiste dal 2016 ma non compilata non comporta conseguenze nella valutazione della domanda. Il sito della CBP (Costums and Border Protection), infatti, ancora adesso specifica che «se il richiedente [dell'ESTA] non risponde alla domanda [sull'uso dei social] o semplicemente non possiede un account sui social, la domanda ESTA può comunque essere presentata senza che ciò comporti un'interpretazione o un'inferenza negativa». Con la nuova impostazione, invece, lo scenario cambierebbe, e di molto: bisognerebbe obbligatoriamente specificare tutti i profili social usati negli ultimi 5 anni.
Oltre ai social, verrebbero aggiunti altri «elementi di dati di alto valore», un'espressione tecnica con cui la CBP indica contenuti considerati particolarmente utili nella verifica dell'identità e nella valutazione dell'affidabilità di un viaggiatore. Tra questi figurano anche numeri di telefono, indirizzi e-mail e informazioni biografiche sui familiari stretti, con tanto di nomi, date e luoghi di nascita e contatti relativi agli ultimi 5 anni. Questi campi sarebbero armonizzati con altre modifiche che il Dipartimento della Sicurezza Interna sta applicando a vari moduli governativi per uniformare la raccolta di dati “di base”.
Un'altra novità rilevante riguarda la dismissione progressiva della piattaforma Web dell'ESTA, che dovrebbe essere sostituita dall'applicazione mobile come unico canale ufficiale per presentare le domande. Il sito Web rimarrebbe consultabile solo per verificare lo stato delle richieste già inviate, ma non permetterebbe più di fare “application”, come si dice in gergo. La CBP giustifica questo passaggio con alcune motivazioni tecniche. Tra queste, citiamo le immagini caricate via Web, spesso di qualità insufficiente per le verifiche biometriche, cioè per i controlli basati su caratteristiche fisiche univoche come il volto. Un'unità specializzata del National Targeting Center ha evidenziato migliaia di foto e pagine biografiche di passaporti con definizione troppo bassa, che in alcuni casi sarebbero state caricate intenzionalmente da utenti che cercavano di aggirare il confronto facciale. L'app mobile, al contrario, consente di acquisire immagini in tempo reale e di verificare l'autenticità del passaporto mediante la lettura del chip elettronico attraverso la tecnologia NFC, la stessa che permette ai nostri smartphone di interagire con documenti e dispositivi a corto raggio. Questo livello di controllo non è possibile tramite caricamenti Web e, secondo la CBP, è oggi essenziale per ridurre le pratiche fraudolente.
La proposta introduce inoltre un obbligo generalizzato di selfie, sia per chi compila direttamente l'ESTA sia per chi si affida a terzi, come agenzie di viaggio o familiari. Questo requisito avrebbe un ruolo chiave nell'assicurare che l'identità dichiarata corrisponda effettivamente a quella della persona che intende viaggiare. Il selfie verrebbe confrontato con la foto estratta dal chip del passaporto e con altre immagini archiviate nei sistemi federali, tramite il Traveler Verification Service, un sistema che usa il riconoscimento facciale per verificare l'identità dei viaggiatori ai punti di ingresso e uscita (aeroporti, porti, etc.). L'obiettivo dichiarato è quello di rendere il processo di accertamento dell'identità più uniforme, evitando incoerenze tra le richieste inviate tramite sito e quelle inviate tramite app.
Cosa dovrà fare chi intende uscire dagli Stati Uniti
Accanto alle modifiche che riguardano l'ingresso, la CBP sta portando avanti anche un progetto dedicato alla fase di uscita dagli Stati Uniti. Si tratta di un sistema volontario che permetterebbe ai viaggiatori soggetti ai requisiti del modulo I-94 di registrare la propria partenza attraverso l'app mobile della CBP. In termini pratici, si potrebbe mettere il viaggiatore che ha soggiornato negli USA nelle condizioni di segnalare l'uscita dal Paese scansionando il passaporto, inviando un selfie e autorizzando la geolocalizzazione per certificare che ci si trova fuori dal territorio statunitense. Un software di rilevamento della vitalità (una tecnologia che distingue un volto reale da un'immagine statica) aiuterebbe a evitare abusi. La segnalazione confluisce poi nel sistema ufficiale degli arrivi e delle partenze, creando una conferma biometrica utile sia alle autorità sia ai viaggiatori stessi, soprattutto in casi in cui può essere necessario dimostrare di aver rispettato i termini del soggiorno.
Nel complesso, se le norme saranno confermate, sia l'ingresso che l'uscita dagli USA diventerà più articolato di quanto non lo sia già.