
Una delle tante espressioni dell’enorme patrimonio culturale italiano è la diversità linguistica della penisola e delle isole. Nella città di Alghero, nota destinazione turistica della Sardegna in provincia di Sassari, da quasi 700 anni viene parlato anche l’algherese, un dialetto della lingua catalana. Il motivo di questa particolarità linguistica si ritrova nella storia della città e dell’isola. Approfondiamo questa la storia e capiamo perché si parla catalano in Sardegna.
Come Alghero è diventata catalana
Durante il Medioevo, la Sardegna si trovava al centro di complesse questioni territoriali. Diverse potenze europee cercavano di estendere il proprio dominio o la propria influenza sull’isola, e tra il XIV e il XV secolo la Sardegna si ritrovò in uno stato di guerra perenne. Da una parte c’era il Giudicato di Arborea, che intendeva mantenere la propria autonomia, mentre dall’altra c’erano le due repubbliche marinare di Pisa e di Genova, e il Regno d’Aragona, con capitale Barcellona e di cultura catalana. Questi quattro stati si affrontarono fra di loro per un secolo, facendo e disfacendo alleanze. È nel corso di questo lungo conflitto che avvenne il fatto storico che rese Alghero un’isola linguistica catalana in Sardegna.
Alghero venne fondata tra il XII e il XIII secolo dai genovesi, più precisamente dalla nobile famiglia Doria, una delle casate più importanti e influenti nella storia della repubblica marinara ligure. Nel corso della guerra che contrappose Genova a Pisa alla fine del XIII secolo, Alghero passò di mano più volte, fino alla definitiva vittoria genovese.
All’inizio del XIV secolo, fecero il loro ingresso sull’isola gli aragonesi, che sconfissero i pisani e si impadronirono della città sarda più importante, Cagliari. Negli anni seguenti, Aragona, Arborea, Genova e Pisa si affrontarono in una guerra sanguinosa per il predominio sulla Sardegna.

Il Regno d’Aragona, già piuttosto forte sul mare, si alleò col nemico più acerrimo di Genova, ovvero Venezia. La potentissima flotta combinata catalano-veneziana sconfisse quella genovese vicino ad Alghero, e nell’estate del 1353 gli aragonesi si impadronirono della città. Nel momento in cui i catalani entrarono ad Alghero, la popolazione della città era di origine sarda e ligure, e da parte della corona d’Aragona in questo momento non c’era l’intenzione di attuare una sostituzione etnica.
Le cose cambiarono l’anno seguente. Infatti i Doria, aiutati da Pisa e dal Giudicato di Arborea, riuscirono a riprendere la città, che si era ribellata ai catalani. Il re d’Aragona, Pietro IV, mise su un nuovo esercito, con cui nel 1354 circondò Alghero. Dopo alcuni mesi di assedio, gli aragonesi erano in difficoltà e, partendo da una posizione di forza, il Giudicato d’Arborea propose di intavolare delle trattative. Il giudice d’Arborea Mariano IV e il re d’Aragona Pietro IV firmarono la “pace di Alghero” in cui i sardi ottennero un notevole successo diplomatico. Alghero sarebbe stata ceduta ai catalani, che in cambio avrebbero dovuto rispettare la totale autonomia di Arborea. Il giudice Mariano IV inoltre avrebbe avuto voce in capitolo sulla politica dei territori aragonesi in Sardegna.

Da questo momento in poi Alghero sarebbe rimasta un dominio della corona d’Aragona per secoli. Rientrati in città, i catalani scelsero di adottare una politica che era già stata applicata dopo la conquista di Cagliari, ovvero la sostituzione etnica. Negli anni seguenti infatti, Pietro IV, per evitare che la popolazione si ribellasse di nuovo, decise di espellere i sardi e i liguri dalla città. Il re d’Aragona quindi incoraggiò un ripopolamento di Alghero con persone provenienti dalla Catalogna o da Valencia, che si trasferirono in città anche grazie agli incentivi economici promossi dal re. Nel giro di pochi anni la sostituzione etnica fu completa.

L’alguerés, il catalano di Alghero
Circondati da un territorio di lingua sarda, i nuovi algheresi di lingua catalana mantennero per anni una forte coesione e unità linguistica, in contrapposizione all’identità isolana delle periferie e delle campagne. Con il passare del tempo, questa lingua è rimasta isolata rispetto al catalano di Catalogna e ha mantenuto molte peculiarità della lingua medievale, rispetto alla lingua madre originale che si è evoluta nei secoli. Inoltre, un sempre maggiore afflusso di persone di lingua sarda e italiana ad Alghero nei secoli successivi ha incluso all’interno del dialetto catalano algherese parole di altra origine.

Come gran parte delle lingue regionali o minoritarie italiane, l’algherese ha iniziato un periodo di recessione a partire dal secondo dopoguerra, a favore del sardo prima e dell’italiano poi. Nei primi anni del 2000 solo il 20% della popolazione di Alghero usava l’algherese come prima lingua, percentuale concentrata nel centro storico e fra i più anziani.
In risposta al rischio di perdere una specificità culturale del territorio, si è deciso di salvaguardare il dialetto catalano conferendogli lo status di lingua ufficiale, prima da parte della Regione Sardegna nel 1997 e poi dallo stato italiano nel 1999. In questo modo si è cercato di tutelare la lingua promuovendone l’insegnamento e l’uso.
Grazie alla collaborazione di vari enti culturali e l’interessamento della Generalitat de Catalunya, il governo autonomo della Catalogna in Spagna, l’algherese sembrerebbe essere in leggera ripresa e in generale la popolazione della città si dimostra interessata al mantenimento della propria identità linguistica. Per provare a rendere viva la lingua fra le nuove generazioni, che sempre di più preferiscono l’uso dell’italiano, il comune di Alghero ha inserito nel 2023 la possibilità di insegnamento dell’algherese a scuola, e alcuni dati forniti da un’inchiesta del dipartimento della cultura della Generalitat de Catalunya del 2015 sembrano essere confortanti, con un 30% della popolazione che sarebbe in grado di esprimersi in maniera fluida in algherese, e una quantità più che doppia, il 72%, in grado di capirlo.
