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6 Marzo 2024
17:16

Perché in alcuni luoghi del Sud Italia si parla albanese? Storia degli Arbëreshë

Gli Arbëreshë o albanesi d’Italia sono una delle minoranze storiche e linguistiche più antiche e numerose del nostro Paese. Diffusi in tutta l’Italia meridionale, discendono dalle popolazioni albanesi che fuggirono nella nostra penisola di fronte alla conquista ottomana, alla fine del Medioevo.

A cura di Andrea Basso
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Perché in alcuni luoghi del Sud Italia si parla albanese? Storia degli Arbëreshë
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Festa tradizionale Arbëreshë. Credits: Fiore Silvestro Barbato.

Gli Arbëreshë (pronuncia “arbresh”) sono circa 100.000/200.000 persone di origine albanese che vivono in varie zone dell'Italia meridionale e insulare, in particolare in vari comuni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. La loro presenza in Italia risale al Medioevo, e non vanno confusi con gli Albanesi o i Kosovari arrivati in Italia in seguito alle ondate migratorie recenti, quelle degli anni ‘90 del ‘900 e degli anni 2000. La loro lingua e la loro cultura si è sviluppata nel corso dei secoli in maniera diversa rispetto a quella degli albanesi d’Albania, andando a creare un’identità unica.

Chi sono e che lingua parlano gli Arbëreshë

Gli Arbëreshë sono i discendenti delle popolazioni albanesi che di fronte all’avanzata dell’Impero Ottomano nei Balcani scelsero di fuggire sull’altra sponda dell’Adriatico. Nel corso del XV secolo, infatti, i Turchi cercarono più volte di sottomettere l’Albania, ma vennero sconfitti e respinti più volte dal più famoso condottiero militare albanese di tutti i tempi, il principe Giorgio Castriota Scanderbeg (1405-1468).

Dopo la morte di Scanderbeg, gli Ottomani riuscirono ad impadronirsi dei territori dell’attuale Albania e una gran parte degli albanesi, per salvaguardare le proprie tradizioni culturali e religiose, scelse di emigrare in Italia meridionale. Mentre gran parte degli albanesi arrivati di recente dall’Albania è di fede islamica sunnita (come i turchi), gli Arbëreshë sono cristiani di rito bizantino, con una chiesa autonoma legata a quella cattolica romana. Questi gruppi di persone, soprattutto soldati, religiosi e nobili, una volta sbarcati in Italia, scelsero di fondare i loro paesi in alcune zone poco popolate, permettendo così alla loro lingua e alla loro cultura di sopravvivere fino ai giorni nostri.

La lingua arbëreshë deriva dalle varietà tosca (toskë) della lingua albanese che erano parlate nella regione meridionale del paese nel corso del Medioevo, e oggi si differenzia abbastanza dalla lingua albanese standard per quanto riguarda la pronuncia e alcune parole derivanti dall’italiano e dai dialetti meridionali.

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Statua di Skanderbeg a Kruje, in Albania. Credits: d_proffer.

Dove vivono gli Arbëreshë

Nonostante in passato i paesi di lingua e tradizione arbëreshë fossero molti, oggi, a seguito dell’emigrazione e dell’assimilazione culturale le comunità in cui la lingua e le tradizioni sono ancora vive sono 52, tra comuni e frazioni. La regione italiana con il più alto numero di paesi arbëreshë (35) è la Calabria, seguita dalla Basilicata (5), dal Molise (4), dalla Puglia (3), dalla Sicilia (3), dalla Campania (1) e dall’Abruzzo (1).

I centri più grandi e popolosi dove la lingua viene ancora parlata e le tradizioni rispettate sono Spezzano Albanese (Spixana), in provincia di Cosenza, Piana degli Albanesi (Hora e Arbëreshëvet), nella Città Metropolitana di Palermo, Ururi, in provincia di Campobasso, e Casalvecchio di Puglia (Kazallveqi), in provincia di Foggia.

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Cartellonistica bilingue a Piana degli Albanesi (PA). Credits: Martindimaggio.

La cultura arbëreshë oggi

A differenza della maggior parte delle lingue minoritarie e regionali d’Italia, che sono purtroppo in recessione, l’identità arbëreshë è in forte ripresa in tutta l’Italia meridionale, con addirittura la riscoperta di tradizioni perse da molto tempo. La forza di questa identità culturale è stata nel corso dei secoli non solo la lingua, ma anche le tradizioni religiose, così diverse rispetto a quelle dell’attuale Albania. Nonostante gli abitanti dei paesi arbëreshë abbiano nomi e cognomi italiani da generazioni, la loro identità e l’orgoglio per le loro origini sono un collante etnico e linguistico estremamente durevole.

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Cartello bilingue a Maschito (PZ). Credit: Pitichinaccio

In Italia la loro lingua è tutelata dallo stato fin dal 1999, con l’applicazione della segnaletica stradale bilingue e la possibilità dell’insegnamento scolastico nei comuni arbëreshë. Oltre a ciò, le feste, le tradizioni, e i costumi sono la punta di diamante nell’espressione dell’identità e dell’orgoglio arbëreshë.

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Costumi tradizionali di Spezzano (CS). Credit: Asia

Molti italiani celebri, del passato e di oggi, sia nel campo della politica che dello spettacolo, vantavano o vantano origini arbëreshë: Francesco Crispi (1818-1901), quattro volte presidente del consiglio del Regno d’Italia; Antonio Gramsci (1891-1937), filosofo, giornalista e fondatore del Partito Comunista d’Italia; in tempi più recenti il celebre presentatore italo-americano Mike Bongiorno (1924-2009) e il calciatore Antonio Candreva, centrocampista della Salernitana.

Fonti
Giura V., Note sugli Albanesi d'Italia nel Mezzogiorno Comunità albanesi d'Italia La cultura Arbëreshe in ITALIA (Piana degli Albanesi)
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