
Le deformazioni craniche dei Paracas sono ben conosciute per via dello studio dei teschi rinvenuti nelle necropoli, che sono una delle fonti principali di informazioni archeologiche a proposito di questa antica civiltà. La pratica di deformare il cranio è ben conosciuta in tutto il mondo e presso tutte le culture di tutti i continenti: in Europa era praticata da alcune tribù germaniche, in Asia dai popoli nomadi della parte centrale del continente, ma anche da molte altre culture in Africa, in Oceania e nelle Americhe. La cultura Paracas, considerata la progenitrice di quella di Nazca, nota per i famosi petroglifi nel deserto peruviano, fiorì sulla costa pacifica dell'attuale Perù nel corso del I millennio a.C., viene considerata una delle civiltà andine più importanti prima dell'affermarsi dell'impero degli Inca, avvenuto a partire dal XII secolo. Questa antica cultura precolombiana è piuttosto nota per via dell'incredibile qualità dei suoi prodotti tessili, giunti fino a noi in perfetto stato grazie al clima secco delle coste peruviane, ma anche per le deformazioni craniche che praticavano su loro stessi. La forma allungata dei loro teschi li ha resi protagonisti di una "teoria del complotto" che sosteneva la loro l'origine aliena o l'appartenenza a una nuova specie umana. Non sono mai state presentate prove scientifiche a sostegno di queste teorie, né alcuna istituzione accademica o scientifica ha mai avvalorato tali affermazioni, rendendola una chiara e lampante bufala.
Come avveniva la deformazione cranica nella cultura Paracas
La deformazione cranica, nella pratica, era un processo che doveva partire necessariamente dai primi giorni di vita di un bambino, e che sarebbe dovuto continuare per buona parte dell'infanzia. Pochi giorni dopo la nascita, la testa del neonato veniva fasciata o sottoposta a delle blande pressioni con altri metodi, come per esempio poggiatesta particolari o tavole di legno fissate alla fronte. In questa maniera, imprimendo la giusta pressione (mai dolorosa, ma costante) sul cranio del bambino, le ossa craniali, piuttosto malleabili nei primi anni di vita, si sarebbero consolidate seguendo la "forma" voluta. A oggi non è nota alcuna correlazione fra questa pratica ed eventuali disturbi.

Perché i Paracas eseguivano la deformazione cranica
La deformazione cranica veniva eseguita per ragioni diverse a seconda della cultura di chi la praticava. Presso i Paracas molto probabilmente si trattava di una pratica che serviva a esprimere la propria identità di genere, visto che non sono state dimostrate correlazioni tra i corredi (e quindi la ricchezza del defunto) e la forma del cranio, ed era praticata dalla quasi totalità della popolazione, con una forma precisa per le donne e un'altra per gli uomini. Recentemente, alcuni ricercatori hanno proposto una teoria che rivede la tradizionale ripartizione di genere. Le forme dei crani dei Paracas sono due, e vengono distinte dagli archeologi come tabular erect (con la fronte alta e piatta) e bilobate (con la parte posteriore del cranio bilobata): tradizionalmente la prima forma è sempre stata attribuita agli individui di sesso maschile, mentre la seconda a quelli di sesso femminile. Nel 2022 un gruppo di ricerca peruviano-colombiano-brasiliano-austriaco ha messo in evidenza come, per quanto la tendenza nella ripartizione di genere sia rispettata in larga parte, alcuni crani deformati secondo il modello "maschile" appartenessero a individui di sesso femminile e viceversa.

I ricercatori hanno proposto che per i Paracas il concetto di genere non fosse binario, bensì quaternario, una particolare caratteristica nota in diverse culture andine, particolarmente dalla tradizione Inca. Secondo i propugnatori di questa teoria, la visione del mondo dei Paracas ripartiva gli individui in uomini, donne, uomini femminili, e donne mascoline, con ruoli di genere ben connotati nella società. Questo spiegherebbe la presenza di deformazioni "maschili" su individui femminili e viceversa presso le antiche comunità Paracas.