
Forse non tutti lo sanno ma in Albania ad oggi si trovano circa 173.000 bunker realizzati nel Paese durante la Guerra Fredda e oggi in buona parte riutilizzati come musei, magazzini, ristoranti o addirittura alloggi turistici. Sembrano tanti? Beh, pensate che il piano originale prevedeva di farne circa 750.000! Ma per quale motivo l'Albania era così interessata a questi sistemi di difesa?
La storia e lo scopo dei bunker albanesi
Il programma di bunkerizzazione albanese affonda le proprie radici nel pieno della Guerra Fredda. All'epoca il Paese era guidato dal leader comunista Enver Hoxha che vedeva minacce da ogni lato, visto che a sud e a ovest c'erano due Paesi NATO, cioè Italia e Grecia, mentre a nord c'era la Yugoslavia di Tito. Questo senso di accerchiamento e di crescente paranoia spinse Hoxha ad incaricare l'ingegnere militare Josif Zagali di realizzare una rete di bunker capaci sia di ospitare la popolazione e l'esercito in caso di necessità, sia di fornire un'ulteriore linea difensiva.
Questo causò la realizzazione di strutture in calcestruzzo in ogni angolo del Paese, dalle coste ai monti e dalle città alle campagne. Si trattò di un progetto estremamente capillare e, con ogni probabilità, il suo scopo secondario era quello di affermare il potere del leader e la sua autorità. Le stime più spesso citate parlano di un progetto complessivo di 750.000 bunker ma, ad oggi, non ci sono prove concrete di questo valore. Inoltre il censimento dei 173.371 bunker citati in apertura si riferisce a dati aggiornati al 2014, quindi ad oggi questo valore potrebbe essere leggermente diverso.
In ogni caso, comunque, si parla di centinaia di migliaia di strutture difensive. Ma come sono stati realizzati questi bunker da un punto di vista tecnico?
Le caratteristiche tecniche dei bunker
I bunker di dimensione minore, chiamati Qender Zjarri, erano realizzati in calcestruzzo armato, con uno spessore delle mura di circa 60 centimetri. Ciascuno era prefabbricato, aveva una forma a cupola con un diametro di 3 metri e l'obiettivo principale era quello di resistere all'artiglieria.

Oltre a questi esistevano anche dei bunker di dimensioni maggiori pensati per accogliere i centri di comando dell'esercito chiamati Pike Zjarri. Questi potevano raggiungere un peso di 400 tonnellate, con uno spessore delle mura di 1 metro circa e al loro interno non solo erano presenti più stanze ma venivano installati anche avanzati sistemi di ventilazione.

Realizzare strutture di questo tipo, però, comportava un costo estremamente elevato: si stima che la realizzazione di questi 173 mila bunker abbia consumato da sola il 20% del prodotto interno lordo del Paese di quegli anni, senza contare il fatto che ciascun bunker richiedeva una quantità di materiali che, in un altro contesto, sarebbero state sufficienti per realizzare un modesto appartamento.
A differenza di quello che Hoxha si sarebbe aspettato, però, queste strutture non furono mai utilizzate per il loro scopo originale, salvo sporadiche eccezioni durante la Guerra del Kosovo negli anni '90.
Ad oggi questa rete di bunker è vista come la testimonianza tangibile di un passato ingombrante. Alcune di queste strutture sono state demolite, mentre altre sono state riadattate – come il museo a Tirana Bunk'Art 1 e Bunk'Art 2 – anche se la maggior parte si trova in stato di abbandono e di progressivo degrado.