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12 Ottobre 2025
7:00

Perché l’acqua di alcune fontane ha odore di zolfo: la spiegazione scientifica

L’odore “di uova marce” di alcune fontane deriva dall’acido solfidrico (H₂S), un gas che si forma quando l’acqua attraversa rocce ricche di zolfo o per l’azione di batteri ghiotti di solfato. A basse concentrazioni non è pericoloso, ma soltanto sgradevole.

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Perché l’acqua di alcune fontane ha odore di zolfo: la spiegazione scientifica
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A volte può capitare, specie in un piccolo paese o in zone termali,  di avvicinarsi a una fontana d’acqua e sentire il tipico odore di “uova marce. Quell’odore, pungente e in genere poco piacevole, non è frutto di una scarsa manutenzione, ma di un vero e proprio fenomeno naturale: la presenza di composti solforati, cioè a base di zolfo, disciolti nell’acqua. In particolare, il principale responsabile è l’acido solfidrico (HS), un gas volatile che si forma per processi geologici e microbiologici. L’acqua che lo contiene, una volta riaffiorata in superficie, ne rilascia i vapori dal caratteristico odore termale che ben conosciamo. Nonostante questo gas sia nocivo se inalato in grande quantità (del resto è la dose che fa il veleno) in questo caso non va considerato un pericolo diretto per la salute, ma come un vero e proprio segnale chimico proveniente dalla storia sotterranea e geologica dell’acqua.

La causa dell’odore di zolfo nell’acqua: l’origine geologica

Molte fontane attingono a falde profonde o sorgenti naturali che attraversano strati di rocce ricche di minerali contenenti zolfo. Quando l’acqua scorre attraverso questi strati, può dissolvere composti solforati come solfati o solfuri. In presenza di condizioni riducenti, ossia povere di ossigeno atmosferico, i solfati vengono trasformati in acido solfidrico (H2S) nella stessa acqua.

Ora, l’H2S possiede un’ottima solubilità, il che, di base, lo porterebbe a trattenersi più possibile nel mezzo acquoso, rimanendo disciolto all’interno senza fuoriuscire, ma questo non è tutto. Il gas, infatti, possiede anche un’elevata volatilità, caratteristica comune ai gas che tendono a “volare via” dal solvente, in questo caso l’acqua delle fontane. Non appena il liquido entra in contatto con l’aria, l’acido solfidrico salta fuori dall’acqua arrivando alle nostre narici, regalandoci quel tipico odore di uovo marcio.

È lo stesso principio che ritroviamo nelle acque termali sulfuree: sorgenti note fin dall’antichità per le loro proprietà terapeutiche, ma dall’odore poco invitante. Molte località termali note in Italia sono celebri per l’odore pungente che pervade l’aria a causa della forte concentrazione di HS proveniente dal sottosuolo vulcanico.

L’origine microbiologica e i batteri “mangia-zolfo”

Oltre ai fenomeni geologici, l’odore può originarsi dall’attività di un particolare tipo di microorganismo: i batteri  solfato-riduttori (SRB, sulfate-reducing bacteria). Questi microbi, in totale assenza di ossigeno (condizioni anaerobiche), utilizzano i solfati disciolti nell’acqua come fonte di energia, riducendoli al nostro acido solfidrico. È un po’ come se i batteri “respirassero” i solfati invece dell'ossigeno, producendo così l’odore tipico.

Questo fenomeno è frequente nelle falde profonde e in reti idriche poco utilizzate, soprattutto dove l’acqua ristagna e manca ossigeno. Non a caso, l’acqua dei rubinetti di case disabitate per settimane può sviluppare lo stesso odore sulfureo: il ristagno favorisce l’attività batterica. Niente panico, basta far scorrere l’acqua per qualche minuto per eliminare l’HS accumulato.

È pericoloso per la salute?

A basse concentrazioni, come quelle delle fontane o delle acque potabili che presentano questo fenomeno, l’acido solfidrico non rappresenta un rischio serio per la salute, ma più un problema di odore e gusto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), inoltre, segnala che già a concentrazioni molto basse (0,05 mg/L) l’HS è percepibile dall’olfatto umano. Tuttavia, concentrazioni elevate, tipiche di aree industriali o di fenomeni naturali estremi, possono essere tossiche. L’acido solfidrico è infatti un gas velenoso ad alte dosi, tanto da essere regolamentato in ambito lavorativo come sostanza pericolosa, ma nel caso delle fontane pubbliche la quantità presente non raggiunge mai livelli dannosi: al massimo, scoraggia dal bere o dal lavarsi le mani.

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