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9 Luglio 2025
8:00

Perché le Dolomiti si tingono di rosa? Le leggende legate all’enrosadira e dove vedere il fenomeno

L'enrosadira è il fenomeno ottico con cui le cime delle Dolomiti si colorano di rosa e di altre sfumature durante il tramonto e l'alba. Ciò è dovuto alla presenza di calcio e magnesio, e queste affascinanti tinte hanno dato spazio nei secoli a leggende.

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Perché le Dolomiti si tingono di rosa? Le leggende legate all’enrosadira e dove vedere il fenomeno
dolomiti rossa

Quando il Sole che tramonta, o che sorge, illumina le cime delle Dolomiti avviene il fenomeno dell’enrosadira: le montagne, ovviamente se in assenza di nuvole o di condizioni meteo avverse, diventano rosa, regalando uno spettacolo meraviglioso. Questo fenomeno è dovuta alla presenza di calcio e magnesio nella roccia, e la gamma di colori che la roccia restituisce si è prestata, nei secoli, a storie e leggende del folklore locale, tra cui quella di Re Laurino e del manto di rose rosse con cui erano ricoperte le montagne, che si trova in diverse versioni.

Cos'è il fenomeno naturale dell’enrosadira

Il termine enrosadira, che letteralmente significa “diventare rosa”, viene dall’ espressione ladina – lingua di origine romanza parlata in alcune zone dell’Alto Adige e del Veneto –  rosadüra o enrosadöra.

Le sfumature dell'enrosadira possono variare dal rosa, al rosso, al viola, fino all’arancio e al giallo: questa gamma di colori dipende dalla composizione della roccia di cui sono fatte le Dolomiti, la dolomia, roccia sedimentaria carbonatica costituita dalla dolomite, minerale con composizione chimica di un carbonato doppio di calcio e magnesio. Quando i raggi del sole si rifrangono sulla dolomia, sono proprio il calcio e il magnesio a restituire queste sfumature.

La leggenda di Re Laurino e l'enrosadira

La leggenda di Re Laurino spiega il fenomeno dell’enrosadira partendo da un dissidio tra Laurino, Re dei nani, e il Re dell’Alto Adige. Si narra che in un tempo antico, sulla catena montuosa del Catinaccio, massiccio nelle Dolomiti altoatesine e trentine, viveva il Re Laurino, il re ladino dei nani. Laurino era furbo e scaltro, e regnava sui nani che passavano il tempo nelle viscere delle montagne alla ricerca di oro, argento e pietre preziose.

Tra i tesori di Laurino, c’era una cintura magica capace di rendere invisibile. Quando il Re dell’Alto Adige organizza una festa e invita tutti tranne Re Laurino, il re dei nani ovviamente ci va lo stesso… ma indossando la cintura magica. È proprio in questa occasione che vede Similde, figlia del suo nemico Re dell’Alto Adige, che il padre voleva maritare: Laurino se ne innamora al primo sguardo e, sfruttando la sua invisibilità, la rapisce e la porta con sé sulle pendici del Catinaccio. Per amore di Similde, Laurino ricopre le pendici del Catinaccio con un roseto spettacolare: il Catinaccio, non a caso, in tedesco si chiama Rosengarten, il giardino delle rose. Ma il padre di Similde raccoglie l’esercito per liberare la figlia, e riesce a trovarla perché Laurino, seppur invisibile, quando cammina tra le rose le calpesta e lascia traccia del suo passaggio: il Re dell’Alto Adige segue quindi il sentiero, e libera la principessa.

Laurino ha il cuore spezzato, e se la prende proprio con il suo giardino di rose: lancia così una maledizione dicendo che né di giorno, né di notte, nessun essere umano avrebbe mai più potuto vedere quella distesa rossa meravigliosa. Ma Laurino, preso dalla rabbia, non ha tenuto conto degli orari in cui non è né giorno né notte, quindi l’alba e il tramonto: proprio in questi momenti, infatti, le cime delle montagne restituiscono il colore rosso e rosa, secondo la leggenda dovuto al roseto che ancora si può ammirare. 

Un’altra leggenda che ha come protagonista Re Laurino, vede invece il rosso delle Dolomiti dovuto sempre a un roseto scomparso, ma a seguito di un’altra vicenda. In questa versione, Laurino curava sul Catinaccio il roseto insieme a sua figlia Ladina: un giorno il principe Latemar – proprio così si chiama la montagna di fronte al gruppo del Catinaccio! – passeggia tra le cime e si accorge della distesa di rose, da cui resta molto stupito.

Si inoltra quindi tra i fiori, e qui vede Ladina: se ne innamora, e la rapisce. Quando Laurino si accorge che la sua amatissima figlia è scomparsa, maledice le rose, e ordina che non fioriscano mai più, né di giorno, né di notte. Ma, anche in questa storia, Re Laurino non ha tenuto conto di alba e tramonto, orari in cui il roseto fiorisce di nuovo.

Dove vedere il fenomeno dell’enrosadira sulle Dolomiti

Le località dove si possono ammirare le cime che si tingono di rosa sono molte, purché appunto il cielo sia limpido o comunque non nuvoloso, e le cime siano a loro volta visibili e non avvolte dalla nuvole. Ne segnaliamo di seguito alcune:

  • lo spettacolo dell’enrosadira sul Catinaccio si può vedere da San Giovanni di Fassa
  • dall’Alpe di Siusi si possono vedere molte cime, tra cui il Sassolungo, il Sassopiatto e le cime dello Sciliar
  • a Campitello di Fassa si può ammirare il Sass Pordoi
  • da San Martino di Castrozza si vedono le Pale di San Martino
  • dal Lago di Misurina si gode lo spettacolo del gruppo dei Cadini
  • da Cortina d’Ampezzo si ammirano le cime circostanti, tra cui le Cinque Torri, la Tofana di Rozes e il Monte Cristallo
  • dal Santuario della Croce, in Alta Badia, si può vedere lo spettacolo sul Sass Crusc
  • dal belvedere di Canazei si vede il gruppo Sella, il Sassolungo e la Marmolada.
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