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16 Dicembre 2023
11:24

Le piante delle festività natalizie: caratteristiche, proprietà e tradizioni

Il Pungitopo, l'Agrifoglio, Il Vischio, la Rosa di Natale e la Stella di Natale sono piante simbolo delle festività natalizie, non solo per i colori vivaci che le caratterizzano, ma anche perché associate a leggende e tradizioni.

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Le piante delle festività natalizie: caratteristiche, proprietà e tradizioni

Baciarsi sotto il Vischio, adornare la tavola con composizioni di Agrifoglio, regalare una Stella di Natale sono tutti gesti che amiamo fare durante le festività natalizie, per  augurare prosperità e benessere. Perché alcune piante sono associate a simboli e leggende invernali?   Vediamo quali sono, scopriamo le loro caratteristiche botaniche e le loro proprietà,  informazioni utili per conoscerle, coltivarle o semplicemente per regalarle a qualcuno insieme ad un  biglietto di auguri con qualche curiosità.

Il Pungitopo (Ruscus aculeatus)

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Dominicus Johannes Bergsma, CC BY–SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/4.0>, via Wikimedia Commons

E' un piccolo arbusto  sempreverde con fusto eretto e ramificato verso l'alto. Quelle che potrebbero sembrare foglioline , in realtà sono i rametti dell'ultimo ordine detti cladodi, di colore verde scuro, di forma  lanceolata (cioè a forma di piccola lancia) con una spina pungente terminale . I cladodi hanno capacità di fotosintesi proprio come se fossero foglie, mentre le vere foglie  sono simili a piccole squame biancastre, così come i fiori ridotti e poco appariscenti . I frutti sono bacche globose di un rosso vivo, maturano in inverno  e restano sulla pianta per 2 o 3 mesi . Proprio le bacche attraggono noi per il bel colore vivace e gli uccelli come fonte alimentare. Troviamo il Pungitopo nel sottobosco del leccio e della quercia un po' in tutta Italia, ma essendo pianta sensibile al freddo intenso,  è diffusa in zone aride, sassose e soleggiate in genere intorno ai  600 m s.l.m. In molte regioni italiane è  una specie protetta ed  è vietato raccoglierla in natura.

Origini del nome e tradizioni: Il nome  "Ruscus" deriva dal greco e vuol dire  becco o rostro, proprio per la forma dei cladodi, mentre il nome "aculeatus" deriva dalle punte acuminate.  Il nome volgare  Pungitopo  nasce dall'uso che i contadini facevano dei rametti di questa pianta: venivano intrecciati mazzetti da collocare vicino a formaggi o salumi nelle cantine o vicino alle pannocchie di granoturco in essiccazione, per tenere lontano i topi, grazie proprio alle punte acuminate dei rami.  Gli Inglesi usavano fasci di Pungitopo per pulire il pavimento delle macellerie, di qui il nome tradizionale inglese della pianta "butcher's broom".

Proprietà medicinali: si tratta di  una pianta officinale che ha proprietà diuretiche, leggermente lassative, depurative e ad azione antinfiammatoria e tonica per il sistema venoso. Contiene, infatti , bioflavonoidi , cumarine  e tannini, sostanze che vengono estratte per la produzione di molti farmaci contro  flebiti, trombosi e vene varicose oppure per creme che combattono gli arrossamenti della pelle.

L'Agrifoglio (Ilex aquifolium)

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AnemoneProjectors, CC BY–SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/2.0>, via Wikimedia Commons

E' un alberello sempreverde  con il tronco dritto di colorazione grigio-nerastra. Le foglie sono coriacee (cioè di consistenza dura), di un bel verde scuro lucido sulla pagina superiore. Quelle dei rami più bassi hanno forma ondulata con il margine biancastro e spinoso, quelle dei rami più alti non sono ondulate e hanno una sola spina all'apice. La presenza di spine in questa pianta è un adattamento per difendersi  dal morso degli animali al pascolo. I frutti sono drupe globose  di colore rosso vivo estremamente velenose per l'uomo, ma appetitose per gli uccelli . La pianta è dioica, ciò vuol dire che esistono Agrifogli con fiori femminili ed Agrifogli con  fiori maschili .  L'Agrifoglio è molto longevo e in alcuni casi può raggiungere anche i 300 anni . Cresce a diverse altitudini, fino ai 1400 m s.l.m. nei boschi di faggio o di quercia un po' in tutta Italia e in quasi tutto il mondo .

Origini del nome e tradizioni: Il nome " Ilex" deriva da leccio,  "aquifolium" in latino vuol dire foglia acuta, spinosa. Gli antichi romani, durante i Saturnali, intrecciavano ramoscelli di Agrifoglio come simbolo di prosperità e per scacciare i malefici. Anche i popoli Barbari lo consideravano pianta sacra. Gli Etruschi la ritenevano una pianta pregiata, ma pericolosa e da non coltivare nei giardini per la presenza di frutti velenosi. Anche gli indiani d'America conoscevano l'Agrifoglio e  lo piantavano nei pressi delle loro abitazioni come amuleto.

Proprietà medicinali: E' una pianta che presenta proprietà medicamentose  e nell'antichità veniva utilizzata per curare le febbri malariche.

Il Vischio (Viscum album)

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Agnieszka Kwiecień, Nova, CC BY–SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/3.0>, via Wikimedia Commons

E' un piccolo arbusto e ha la  particolarità di essere emiparassita, si sviluppa  e cresce sulla pianta ospite mediante radici modificate dette austori (capaci di captare la linfa della pianta ospite). Il Vischio non uccide la pianta , ma la utilizza in parte assorbendo acqua e sali minerali . Le foglie del Vischio sono sempreverdi di un verde chiaro, i fiori molto piccoli di colore giallo-verde, i frutti sono piccole bacche color madreperla, di consistenza appiccicosa e gelatinosa.

Origini del nome e tradizioni: dalla viscosità delle bacche dipende il nome " Viscum" cioè viscido. Questi frutti sono graditi a Capinere, Cinciarelle, Picchi muratori e altri uccelli che se ne cibano in inverno, contribuendo alla dispersione dei semi di Vischio. Purtroppo, nel passato era usuale  preparare la "pania” una pasta appiccicosa usata per catturare gli uccelli.
Si parla spesso di Vischio in storie e leggende sin dall'antichità; nell'Eneide, Enea per scendere negli inferi a rivedere il padre Anchise, porta con sé "il ramo d'oro", un rametto di Vischio che gli consente di attraversare lo "Stige".  Secondo i Druidi, sacerdoti Celti, il vischio raccolto in un ben preciso periodo dell'anno e messo in un bacile d'oro era in grado di trasmettere forza e di guarire ogni male. Pur essendo una pianta di tradizione pagana è stata ammessa fra gli ornamenti del periodo natalizio nella Chiesa Anglicana in segno di pace universale. Nella tradizione se si passa in coppia sotto un rametto di vischio, ci si deve baciare: altrimenti la ragazza non si sposerà entro l'anno successivo.

Proprietà medicinali: Le bacche sono particolarmente velenose per l'uomo, tuttavia, nella medicina popolare si utilizzavano i rametti  essiccati e ridotti in polvere perché avevano proprietà diuretiche e vasodilatatrici . La pianta contiene vitamina C e alcaloidi.

La Rosa di Natale (Helleborus niger )

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Meneerke bloem, CC BY–SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/3.0>, via Wikimedia Commons

E' una pianta erbacea perenne con foglie verde scuro lucente e fiori bianchi che fioriscono proprio nel periodo invernale . Vive in natura nei boschi con clima temperato.

Origini del nome e tradizioni: Il nome pare sia di origine greca ,da "Hellèboros" un fiume greco.  I greci ritenevano che l'Elleboro curasse la pazzia e  ricorrevano alla frase "aver bisogno dell'Elleboro " per indicare i folli. Racconta la leggenda che Eracle fosse stato guarito dalla pazzia proprio grazie a questa pianta. Nella tradizione cristiana, invece, si narra che nella  notte di Natale,  un pastore vedendo i Re Magi che si recavano alla grotta portando dei doni a Gesù, si disperasse perché non aveva con sé un regalo; allora un angelo, impietosito, decise di tramutare le lacrime del pastore cadute sulla neve in un meraviglioso fiore bianco sfumato di rosa, la Rosa di Natale. Negli anni 50  del secolo scorso, nei paesi della bergamasca, i bambini raccoglievano i fiori bianchi dell'Elleboro nei boschi e li vendevano per pochi centesimi ai grossisti di fiori di Milano . Essendo un fiore invernale viene chiamato dagli inglesi christmas flower

Proprietà medicinali:  si tratta di pianta  con proprietà antielmintica ( contro i parassiti intestinali), diuretica, irritante, narcotica. Per il contenuto di "elleborina", la cui azione danneggia il muscolo cardiaco, questa pianta è ritenuta altamente tossica e velenosa, sia per gli uomini che per gli animali.

La Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima)

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Carlos Valenzuela, CC BY–SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Non è una pianta mediterranea  e non è naturalmente diffusa nel nostro continente, è una pianta originaria del Guatemala e del Messico,  introdotta in Europa agli inizi dell' ‘800 da un botanico tedesco e negli Stati Uniti a metà dell"800. In natura, nei paesi d'origine, può crescere fino a quattro metri, i fiori sono molto piccoli e gialli, circondati da una appariscente corona di Brattee, cioè foglie modificate di colore rosso ottimo richiamo per gli insetti impollinatori.

Origini del nome e tradizioni: Il nome "pulcherrima" significa bellissima, ma la Stella di Natale è chiamata anche Poinsettia  da Joel Roberts Poinsett, il primo Ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, che introdusse la pianta negli Stati Uniti nel 1825. Oggi è utilizzata come decorazione natalizia in tutto il mondo. In Cina e Giappone viene utilizzata come decorazione o dono per celebrare il Capodanno.

Proprietà medicinali: dai rami si estrae un lattice bianco molto irritante. Le foglie sono velenose e sono tossiche per cani e gatti. Tuttavia ha delle proprietà di purificare l'aria da alcuni agenti inquinanti.

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