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11 Settembre 2025
15:37

Perché le potenziali tracce di vita su Marte scoperte dalla NASA sono importanti e cosa ci dicono

La NASA ha scoperto in un campione di roccia marziana raccolto dal rover Perseverance delle potenziali “biofirme”. Queste sono importanti perché rappresentano gli indizi di vita microbica antica più promettenti mai trovati finora sul pianeta rosso. Al momento però la questione è ancora aperta.

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Perché le potenziali tracce di vita su Marte scoperte dalla NASA sono importanti e cosa ci dicono
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Il campione prelevato dal rover Perseverance. Credit: NASA/JPL–Caltech/MSSS

La notizia annunciata dalla NASA riguardo la scoperta di un possibile indizio di vita microbica nell'antico passato di Marte sta facendo il giro del mondo. La scoperta, esposta in uno studio pubblicato ieri sulla rivista Nature, è importante perché rappresenta il più promettente indizio della possibile presenza di vita mai trovato sul pianeta rosso. Le cosiddette “biofirme” – in questo caso particolari minerali associati a molecole organiche – sono state trovate dal rover Perseverance in un campione di roccia marziana chiamato Sapphire Canyon, raccolto nel luglio 2024 in quella che milioni di anni fa era una valle fluviale marziana e che già all'epoca aveva attirato l'attenzione degli scienziati.

Attenzione, però: la NASA non ha annunciato la scoperta della vita su Marte, né presente né passata. Ciò che è stato trovato sono composti chimici nel campione Sapphire Canyon la cui origine più probabile, qui sulla Terra, sarebbe di natura biologica. In gergo tecnico si parla in questi casi di biosignatures, o “biofirme”, cioè indizi di stampo chimico – ma non prove inoppugnabili – di attività biologica. Gli autori dello studio però ricordano che questi composti potrebbero anche avere origine geologica, quindi la questione rimane aperta.

Non è la prima volta che la NASA annuncia la scoperta di biofirme su altri mondi del Sistema Solare e non: si veda il caso della fosfina su Venere o del dimetilsolfuro sull'esopianeta K2-18 b, ma nessuno di questi annunci ha ricevuto conferme ufficiali. È ancora presto quindi per saltare di gioia: serviranno ulteriori studi per confermare o smentire l'origine biologica delle strutture trovate da Perseverance nel campione di roccia marziana.

Potenziali indizi di vita passata: l'importanza della scoperta su Marte

Ciò che Sapphire Canyon ha di così speciale è la sua composizione chimica: le analisi effettuate da Perseverance hanno mostrato infatti la presenza nella struttura del campione di piccole “sferette” – con dimensioni inferiori a 1 mm – circondate da “aloni” chiari; entrambe queste strutture sono arricchite con minerali (vivianite e greigite) che contengono fosfato di ferro e solfuro di ferro.

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In questa immagine del campione Sapphire Canyon raccolta dal rover Perseverance sono indicati i noduli e i fronti di reazione che potrebbero indicare la presenza di vita microbica nell’antico passato marziano. Fonte: Hurowitz et al. (2025)

Questi composti e queste particolari conformazioni morfologiche qui sulla Terra sono generalmente formate tramite l'attività metabolica di microbi anaerobi che in assenza di ossigeno e a basse temperature sfruttano particolari reazioni chimiche dette di ossidoriduzione per estrarre energia dai minerali che contengono ferro e zolfo. Per esempio, troviamo invece queste "sferette" circondate da "aloni" ricchi di fosfati e solfuri di ferro nelle fredde acque della regione antartica, dove peraltro greigite e vivianite sono spesso associate. Questo fa pensare che la possibilità di un'origine biologica per questi minerali sia un'ipotesi solida dal punto di vista scientifico.

In sintesi, è la presenza di questi noduli di ferro ridotto (cioè che ha acquisito elettroni) in un ambiente come quello marziano in cui il ferro è quasi tutto ossidato (cioè ha ceduto elettroni) con molte molecole organiche a disposizione e basse temperature che ha catturato l'interesse degli scienziati: la combinazione di tutte queste circostanze è infatti facilmente spiegabile tramite il metabolismo di batteri anaerobi.

Questa però non è l'unica spiegazione possibile per ciò che è stato trovato nel campione Sapphire Canyon. Sono noti infatti processi abiotici (cioè che non implicano la presenza di forme di vita) che possono produrre noduli come quelli del campione marziano, ma molti di questi richiedono alte temperature, mentre le analisi mineralogiche indicano che questa roccia marziana si sia formata in un ambiente freddo. Inoltre, non è detto che la vita su un altro pianeta possa aver sviluppato le stesse catene di reazioni biochimiche che troviamo nella vita terrestre. Per aiutare gli scienziati a dirimere la questione servirebbero analisi più approfondite che Persevernace non è in grado di svolgere ma che potrebbero essere effettuate nei laboratori qui sulla Terra. Qui però sorge un problema di natura politica ed economica.

I campioni di roccia marziani Sapphire Canyon arriveranno sulla Terra?

L'obiettivo principale di Perseverance è sempre stato cercare eventuali indizi di vita nel passato marziano. Vista la complessità delle analisi richieste per studiare qualcosa di così complesso è stata prevista la necessità di portare a terra i campioni raccolti dal rover sul pianeta rosso. Per questo è stato imbastito il programma Mars Sample Return, uno sforzo congiunto tra l'agenzia spaziale americana e quella europea che rappresenta uno dei progetti più ambiziosi mai concepiti nella storia dell'esplorazione spaziale.

Il programma Mars Sample Return si divide in tre parti. La prima è per l'appunto il rover Perseverance, che si occupa di raccogliere i campioni più interessanti dal punto di vista astrobiologico e stivarli in apposite capsule. Per riportarli a terra servono poi altre due missioni: una che porti sulla superficie di Marte uno piccolo rover che raccolga le capsule per portarle su una piattaforma di lancio che le “spari” in orbita marziana; lì servirà poi una sonda orbitante progettata per intercettare le capsule lanciate dalla seconda missione e portarle sulla Terra.

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Schema del programma Mars Sample Return. Credit: ESA–K. Oldenburg

Come si può immaginare, si tratta di un programma estremamente complesso e costoso, necessario però per effettuare tutte le indagini sui campioni marziani che Perseverance non può svolgere. Il problema è che le linee principali del budget NASA per l'anno 2026 rilasciate ad aprile dall'amministrazione Trump-Vance prevedono un abbandono di fatto da parte degli USA dell'intero programma Mars Sample Return. Nello specifico, una nota rilasciata dalla NASA riporta che:

Coerentemente con la priorità dell’amministrazione di tornare sulla Luna prima della Cina e di mandare un americano su Marte, il bilancio farà avanzare missioni e progetti scientifici e di ricerca prioritari, ponendo fine a programmi finanziariamente insostenibili, tra cui il Mars Sample Return.

Senza la partecipazione della NASA, al momento sembra quindi improbabile che in un prossimo futuro potremmo fare analizzare Sapphire Canyon e gli altri campioni marziani nei laboratori terrestri.

Fonti
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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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