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L'espressione italiana "in culo alla balena" è un modo colloquiale e scherzoso per augurare buona fortuna, simile a "in bocca al lupo". A discapito del tono goliardico, le possibili origini di questa frase affondano addirittura nella religione, oltre che nella cultura popolare e nelle tradizioni marinare, dove era un modo ottimistico per augurare a qualcuno di essere al sicuro in un'impresa rischiosa o in viaggio verso nuove opportunità.
Secondo il Dizionario De Mauro, "in culo alla balena" è una locuzione volgare utilizzata per augurare buona fortuna a qualcuno. Ma come si può rispondere a questa espressione? La risposta tradizionale a questo augurio è "speriamo che non caghi", mantenendo il tono scherzoso dell'espressione.
Una delle interpretazioni più accreditate collega l'espressione alla storia del profeta Giona, narrata nell'Antico Testamento. Giona fu inviato da Dio a Ninive ad annunciare la prossima distruzione della città, ma volendo sottrarsi alla missione finì in mare, e venne inghiottito da un grande pesce. Rimase nel ventre del pesce per 3 giorni e 3 notti, e lì rivolse a Dio un’intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi: allora, dietro comando divino, il pesce vomitò Giona sulla spiaggia. Da qui, questa vicenda è spesso associata all'idea di protezione e salvezza in situazioni pericolose.
Nelle tradizioni marinare italiane, poi, la balena era vista come un simbolo di forza, fortuna e protezione. Augurare a qualcuno di finire "in culo alla balena" poteva significare desiderare che si trovasse in un luogo sicuro e protetto durante un viaggio o un'impresa rischiosa, in segno di ottimismo e speranza.