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12 Dicembre 2024
16:45

Perché si usa il “lei” con chi non si conosce?

Per questioni di deferenza e cortesia, in origine si utilizzavano i trattamenti d'onore come "vossignoria" e "vostra eccellenza". Poi sono arrivati loro, i pronomi di cortesia "voi" e "lei". Nella nostra lingua, però, alla fine è stato il "lei" ad attestarsi, anche se oggi viene utilizzato sempre di meno.

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Perché si usa il “lei” con chi non si conosce?
fantozzi dare del lei

Spesso e volentieri usiamo i pronomi di cortesia, “lei” o “voi”, quando parliamo con qualcuno che non conosciamo, come segno di rispetto e buone maniere. Ma da dove arriva l'usanza diffusa del dare del "lei" e, addirittura, di dare del "voi"? Da molto lontano, precisamente dai tempi della cultura cortese dal tardo Medioevo (tra il XIII e il XIV secolo), in cui il "voi" veniva usato per evitare un riferimento diretto alla persona con cui si interloquiva e con cui non si aveva familiarità o confidenza (persone nobili e aristocratiche) e si voleva mantenere una certa distanza, ma in maniera cortese. Questa influenza arrivò in Italia dalla cultura cortese della Francia medievale, dove il pronome "vous" si usava in maniera formale con chi si conosceva poco, e che a sua volta era stato preso in presto dal latino (in particolare dal plurale maiestatico con cui si conferiva potere e autorità a qualcuno).

Plurale maiestatis e trattamenti d'onore

Difatti, a quei tempi – e per molti secoli a venire – per esprimere la dignità papale e la maestosità del ruolo il Pontefice utilizzava il plurale maiestatis, parlando di se stesso alla prima persona plurale (noi).

Questo uso è stato abbandonato del tutto nel secolo scorso con il pontificato di Paolo VI (1963-1978), che preferì utilizzare un linguaggio più semplice e diretto, avvicinandosi ai fedeli. Il plurale maiestatico si utilizza ancora ma in maniera ristretta in alcuni articoli di dottrina giuridica (in cui l'autore/autrice si riferisce a se stesso/a).

Il "lei", invece, è arrivato solo nel diciottesimo secolo, ma andiamo con ordine.

Da dove arriva il "lei" e dove si usava

Prima del "voi" e del "lei", per esprimere formalità si usavano dei trattamenti d'onore che oggi si riscoprono solo in TV e nei libri, come "vossignoria", "vostra altezza", "vostra grazia", "eccellenza" che oggi sembrano così altisonanti e sono ormai desueti.

Questi titoli onorifici, tutti al femminile, con il tempo vennero abbreviati, lasciando spazio solamente al pronome femminile "lei" per le persone di alto grado al di là del genere.

Il "voi" ritorna per legge in epoca fascista

Come accennato nell'introduzione, è grazie alla Francia cortese che il "voi" è arrivato in Italia, trovando grande diffusione soprattutto al Nord, e poi in altre parti della penisola.

Col tempo, entrambi i pronomi di cortesia "voi" e "lei" si diffusero in tutta Italia, ma durante l'epoca rinascimentale al Sud si attestò una netta propensione per il "lei" a causa della dominazione spagnola (XVI-XVII) nel Regno di Napoli, in Sicilia e in altri territori del Sud Italia. Gli spagnoli infatti utilizzavano il titolo onorifico "Vuestra Merced" (evolutosi in "usted") come pronome di cortesia, che era molto simile a "vostra maestà" e che si è riflesso nella diffusione della versione abbreviata "lei".

Nel 1938, durante l'epoca Fascista (1922-1943), Mussolini impose con un decreto ufficiale del regime l'uso del "voi" come pronome di cortesia al posto del "lei" visto che il regime vedeva quest'ultima come espressione linguistica d'influenza spagnola e quindi straniera. Questa imposizione riguardava l’amministrazione pubblica, i documenti ufficiali, le scuole e persino i mezzi di comunicazione (giornali, radio, ecc.): i fascisti così portavano avanti il loro progetto di italianizzazione linguistica per rafforzare l’identità nazionale.

Il "voi", del resto, era la scelta perfetta per questo scopo, perché era già presente nella tradizione linguistica italiana medievale e rinascimentale, e si rifaceva al modello latino del plurale maiestatico, considerato più "puro" e nazionale, perfetto quindi per la linea politica della dittatura. Inoltre, questo pronome aveva una forte connotazione di deferenza e gerarchia che ben si adattava all'ideologia fascista, che enfatizzava l'ordine e la subordinazione.

Dopo il 1945, per rigetto dell'ideologia fascista, il "voi" è caduto progressivamente in disuso quasi ovunque nel nostro Paese a favore del più democratico "lei". Non è raro però sentirlo ancora in Sicilia, tra gli anziani, ma declinato in "vossia", una forma contratta del pronome.

I pronomi di cortesia oggi

L'usanza del dare del lei è tornata alla ribalta a seguito del fastidio espresso dal conduttore televisivo Teo Mammucari nell'essere intervistato con la terza persona da Francesca Fagnani, conduttrice della nota trasmissione TV "Belve". Ad ogni modo, oggigiorno si usa sempre meno dare del "lei", ma si continua a farlo nei contesti più formali e lavorativi.

P.S.: Nel caso ve lo steste chiedendo, sì, i pronomi di cortesia esistono anche in altre lingue, soprattutto di origine latina (vous in francese, usted in castigliano e você in portoghese), ma anche nel tedesco (Sie) e nel russo (vyi). Gli inglesi sono i più democratici di tutti, in questo senso: il lei non esiste, c'è solo you, e vale per tutti senza distinzioni.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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