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20 Luglio 2024
17:00

Perché in matematica si usa la “x” per indicare un’incognita?

La lettera x è presente in qualsiasi equazione, funzione, proporzione. È letteralmente uno dei simboli del mondo matematico. È usata per indicare l'incognita, cioè di cui non si conosce il valore all'interno di un'equazione. La sua origine è dovuta a Cartesio, e risiede nell'antica pronuncia araba del termine "cosa".

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Perché in matematica si usa la “x” per indicare un’incognita?
equazione x perchè incognita

Esiste una lettera che è la protagonista di qualsiasi equazione, funzione, proporzione: la x. Chiunque abbia svolto almeno una volta uno di questi calcoli l'ha incontrata. Ma come mai è stata scelta proprio questa lettera per indicare "l'ignoto"?
La sua storia è quasi rocambolesca: nasce dalla pronuncia araba della parola "cosa", ma potrebbe trovare un'affermazione nella matematica moderna grazie a un buffo e casuale aneddoto che riguarda il filosofo e matematico francese Cartesio.

La storia della matematica e del suo linguaggio è legata a stretto giro con la cultura araba. I nostri numeri, infatti, pur avendo origine in India intorno al IV secolo a.C., sono poi arrivati nella cultura occidentale attraverso studiosi arabi come al-Khuwarizmi e alla sua opera De numero Indorum. I matematici dell'epoca di al-Khuwarizmi si riferivano a quelle che noi chiamiamo "incognite" delle equazioni come "la cosa", intendendo "ciò che andava scoperto". In arabo, "cosa" si diceva shay, la cui pronuncia era molto simile alla pronuncia della nostra lettera x.

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Credit: Madden

Tuttavia, quando queste nozioni arrivarono in Europa, non fu immediato l'utilizzo del termine x all'interno delle equazioni e in epoca Rinascimentale si continuò ad utilizzare il concetto di "cosa". Ma la pronuncia araba non fu comunque dimenticata e arrivò fino alle orecchie del grande filosofo e matematico René Cartesio che, nel suo libro Géometrie nel 1637, consacrò l'utilizzo sia del termine incognita in riferimento alla "ciò di cui non conosciamo il valore", che la lettera x come suo simbolo.

La fama di Cartesio è arrivata ai giorni nostri sia per meriti matematici, si pensi agli assi cartesiani, sia per la famosissima frase filosofica «Cogito ergo sum». È forse dall'unione di questi due che nasce un'altra importante intuizione di Cartesio: definire incognita ciò che – letteralmente – non conosciamo all'interno di un'equazione.

Quando nel 1637 sta scrivendo il trattato Géometrie, Cartesio decise di utilizzare le lettere iniziali dell'alfabeto (a, b, c, …) per indicare le quantità note, mentre quelle finali (z, y, x, …) come simbolo delle incognite. Logicamente sarebbe stato corretto utilizzare come prima lettera per l'incognita di un'equazione la z, essendo l'ultima lettera dell'alfabeto, e proseguire all'indietro con y, x, … per le incognite successive. L'utilizzo più frequente della x a discapito di y viene generalmente attribuito – questa almeno è l'ipotesi più diffusa – al fatto che Cartesio conoscesse la storia del termine "cosa" e della sua pronuncia araba, per cui optò per la lettera x, così vicina nella pronuncia all'arabo shay.

geometrie cartesio
Géometrie, René Cartesio, 1637

Esiste un'altra ipotesi, sicuramente più rocambolesca. Si narra che il tipografo incaricato di stampare Géometrie fosse a corto di z, e dato che la x era ed è molto meno frequente in francese, propose di utilizzare quest'ultima e Cartesio accettò – forse sempre memore dell'eredità araba.

La lettera xha poi nel acquisito nel tempo fama anche al di fuori del mondo matematico, sempre per indicare qualcosa di cui non si conosce la natura. Un esempio sono i raggi X, chiamati così proprio perché inizialmente non si sapeva di cosa si trattasse. La è stata utilizzata anche nei film o nelle serie TV per indicare per esempio supereroi dai poteri ignoti (gli X-men) oppure indagini da mantenere segrete (gli X-files)

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Maria Bosco
Creator
Sono laureata in Matematica e Ingegneria Matematica, con la grande convinzione che sia possibile rendere la matematica divertente e comprensibile. Ex-pallanuotista, amante dello sport, dopo aver lavorato nella consulenza informatica, in piena crisi dei trent’anni sono finita a lavorare in televisione per poi finalmente approdare in Geopop.
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