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Oggi 12 maggio 2025, dopo più di 40 anni di lotta armata, il Comitato direttivo del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) ha reso noto che il gruppo verrà sciolto. La decisione storica è arrivata in seguito a una lettera del 27 febbraio del leader storico del gruppo e fondatore Abdullah Öcalan, che sta scontando l'ergastolo dal 1999 sull'isola di Imrali e aveva chiesto la fine della lotta armata. L’annuncio mette fine a un sanguinoso conflitto a bassa intensità tra lo Stato turco e parte della minoranza curda del Paese. Ma cosa rappresenta il PKK per la storia della Turchia e dei curdi?
Cos’è il PKK curdo: l’impostazione ideologica
Il PKK è nato con una forte impostazione ideologica di stampo marxista-leninista, emergendo dalla galassia dei movimenti radicali di sinistra che a cavallo tra anni Settanta e Ottanta si contrapponevano al governo turco. Nei suoi anni formativi, il PKK si posizionò quindi come parte della più ampia rivoluzione comunista globale, concentrandosi sulla promozione dei diritti e dell'autonomia del popolo curdo. Fu in quegli anni che la figura di Abdullah Öcalan si impose come leader del movimento. Il conflitto armato vero e proprio con lo Stato turco iniziò il 15 agosto 1984, quando il PKK lanciò i suoi primi attacchi contro le forze di sicurezza turche a Eruh e Semdinli. Presto il Partito armato fu inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche in Turchia, Stati Uniti e Unione Europea.
L’inizio della lotta armata in Turchia
Dopo le prime azioni, il PKK riorganizzò la sua struttura interna e nel 1985 formò il Fronte di Liberazione Nazionale Curdo (ERNK), che fornì un quadro più coeso per le sue operazioni militari. Successivamente, l'Esercito Popolare di Liberazione del Kurdistan (ARGK) assunse le operazioni militari dall'ERNK. Entro il Terzo Congresso del Partito nell'ottobre 1986, l'ARGK aveva consolidato il suo ruolo come ala militare principale del PKK. Le capacità del PKK furono ulteriormente migliorate nel 1988, quando il governo dell’Iran favorì la creazione di campi di addestramento del PKK a ridosso del confine turco. Anche il sostegno di attori esterni, inclusa l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), giocò un ruolo importante nella capacità militare e nell’influenza del PKK. Nonostante l’intensificarsi degli scontri tra militanti del PKK e forze di sicurezza turche nel corso degli anni Novanta, fu proprio in quel decennio che iniziarono le prime trattative tra le due parti.

La cattura di Abdullah Öcalan, il leader del PKK
Anche in questa fase di dialogo si impose Abdullah Öcalan, ma la sua cattura il 15 febbraio 1999 da parte dei servizi segreti turchi — durante un suo trasferimento dalla sede della rappresentanza diplomatica greca in Kenya all'Aeroporto di Embakasi di Nairobi — mise in crisi le trattative. Come sottolineato da diversi analisti, il governo turco non poteva riconoscere per motivi storici e politici la questione curda e un’eventuale maggiore autonomia della sua minoranza, mentre per gran parte della dirigenza del PKK queste trattative erano solo espedienti per temporeggiare e riguadagnare le forze in vista della successiva fase di scontro militare con il governo di Ankara.
Il nuovo corso con la "Modernità Democratica"
Dopo la cattura di Öcalan e l’inizio della sua detenzione (che prosegue ancora oggi), Murat Karayılan assunse la leadership del PKK fino al 2013. Questo decennio fu caratterizzato da lotte di potere interne, in particolare tra fazioni riformiste e tradizionaliste. Tra il 2003 e il 2004, emerse una frattura tra un'ala riformista che propugnava il disarmo e un'ala tradizionalista che favoriva un ritorno all'insurrezione armata. La fazione tradizionalista, guidata da figure come Murat Karayılan e Cemil Bayik e convinta che la lotta politica del PKK fosse inefficace senza quella armata, ebbe la meglio. Durante il suo nono congresso del 2005 il Partito ridefinì i suoi obiettivi, concentrandosi sui concetti di “Modernità Democratica" teorizzati da Öcalan. La nuova impostazione del PKK aprì a obiettivi come l’equità di genere, la democrazia ecologica e l'istituzione di apparati amministrativi locali nelle zone a maggioranza curda, sospendendo l’obiettivo di creare un’entità statale curda autonoma dalla Turchia in favore di una visione federalista.
L’intervento in Siria e le cause dello scioglimento del partito curdo
Dopo la fine della leadership di Murat Karayılan nel 2013 e un periodo di lotta interna per il potere, il PKK ha giocato un ruolo importante nell’esperienza dell’autogoverno del Rojava durante la guerra civile siriana, motivo che ha spinto la Turchia a intensificare nell’ultimo decennio le operazioni militari contro le milizie curde in Iraq e in Siria, comprese le YPG, le Unità di Protezione Popolare che nel 2015 hanno respinto l’assalto dello Stato Islamico contro la città di Kobane. Oltre al coinvolgimento in altri Paesi dell’area, il PKK ha proseguito una campagna di attacchi e attentati contro obiettivi militari e politici in tutta la Turchia, compresi alcuni molto recenti. Ancora il 24 ottobre 2024, infatti, due militanti del PKK hanno attaccato la sede della Società aerospaziale turca a Kahramankazan (a una quarantina di chilometri dalla capitale Ankara), uccidendo 5 persone.
Lo scioglimento annunciato il 12 maggio potrebbe quindi rappresentare la volontà dei membri del PKK di abbandonare la lotta armata e concentrarsi su quella politica, approfittando della debolezza senza precedenti di Recep Tayyip Erdoğan. Nel 2028, infatti, il Presidente turco punta a un’altra riconferma del suo mandato e i 20 milioni di curdi della Turchia potrebbero avere un peso enorme per il suo futuro politico.
