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La Resistenza italiana o Resistenza partigiana fu la lotta armata sviluppatasi durante la Seconda Guerra Mondiale nella porzione di territorio italiano occupata dai tedeschi e dai fascisti. Fu condotta dai partiti antifascisti (Partito comunista, Partito socialista, Democrazia Cristiana e altri) mediante formazioni militari composte da militari e civili, le brigate partigiane, che collaboravano con le truppe angloamericane, ma fecero parte del movimento anche molti soldati fedeli alla monarchia. La Resistenza diede un contributo importante alla liberazione dell’Italia e consentì che, dopo la guerra, l’Italia ricevesse un trattamento più benevolo rispetto agli altri Paesi sconfitti. Il 25 aprile si celebra la liberazione dell'Italia dal regime fascista e dall'occupazione nazista commemorando il giorno del 1945 in cui avvenne l'insurrezione popolare nelle regioni occupate, atto finale della Resistenza. Questa festa nazionale è stata istituita nel 1946 e viene celebrata in tutta Italia con cortei e manifestazioni.
Cosa fu la Resistenza italiana e come è nata
La Resistenza italiana fu la lotta armata contro le forze naziste e i loro alleati fascisti, che si svolse in Italia dal settembre 1943 all'aprile 1945. Si trattò di una guerra di liberazione contro gli invasori, ma anche di una guerra civile, poiché entrambe le fazioni erano composte da italiani. L’Italia entrò nella Seconda guerra mondiale come alleata della Germania nazista, ma il 25 luglio 1943 la dittatura fascista ebbe fine con l’arresto di Mussolini, e il successivo 8 settembre il Governo, guidato da Pietro Badoglio, annunciò di aver sottoscritto un armistizio con gli angloamericani. Questi ultimi sbarcarono a Salerno poche ore dopo l’annuncio. I tedeschi, già presenti nella Penisola con le loro forze armate, non accettarono l’uscita dell’Italia dalla guerra, liberarono Mussolini e lo misero a capo di uno stato-fantoccio, la Repubblica sociale italiana (RSI). L’Italia si trovò perciò tagliata in due: a Sud si trovavano gli angloamericani e il governo Badoglio, che si era rifugiato a Brindisi insieme al re Vittorio Emanuele III; nel Centro e nel Nord era attiva la RSI, controllata di fatto dai nazisti. In questo contesto, da Sud, gli angloamericani avanzarono progressivamente verso Nord.

Gli eserciti stranieri presenti in Italia operavano in maniera molto diversa: gli angloamericani, riconosciuti dal legittimo governo italiano, agirono in maniera relativamente amichevole nei confronti della popolazione; dell'occupazione dei tedeschi, che consideravano gli italiani dei traditori, vengono ricordati stragi e soprusi di ogni genere.
L’inizio della Resistenza
La Resistenza armata iniziò subito dopo l’8 settembre. Militari e civili si scontrarono con i tedeschi che, dopo l’annuncio dell’armistizio, avevano cercato di disarmare i soldati italiani e di compiere dei saccheggi. In alcune località del Mezzogiorno, tra il settembre e l’ottobre del 1943, ebbe luogo la “Resistenza breve”: in vista dell’arrivo degli angloamericani, alcuni cittadini presero le armi contro i nazifascisti. Il caso più importante fu quello di Napoli, dove la popolazione insorse nelle celebri Quattro giornate (dal 27 al 30 settembre) e riuscì a liberare la città prima dell’arrivo degli Alleati.

L’organizzazione della Resistenza: le brigate partigiane e il CLN
Per coordinare le attività dei partigiani, dopo l’8 settembre nacque il Comitato di liberazione nazionale (CLN), composto dai rappresentanti di sei Partiti antifascisti, rinati dopo il crollo del regime: comunista, socialista, democristiano, d’azione, liberale e democratico del lavoro. Le forze politiche del CLN erano molto diverse tra loro, ma riuscirono a collaborare in nome della comune lotta contro gli invasori e contro la dittatura.
I partigiani erano organizzati in brigate, cioè formazioni militari dipendenti dai partiti. Le più numerose erano le brigate Garibaldi, organizzate dal Partito comunista. A esse si associavano le brigate Giustizia e libertà del Partito d’Azione, le brigate Matteotti del Partito socialista, le brigate cattoliche, nonché varie formazioni non legate a specifici partiti politici. Tra i partigiani, figuravano militanti dei partiti antifascisti, alcuni dei quali usciti dal carcere o rientrati dall’esilio dopo la caduta di Mussolini; giovani richiamati alle armi dalla RSI, che rifiutarono di combattere per i nazifascisti; soldati dell’esercito che sostenevano la monarchia e il governo. Nelle città erano inoltre attivi piccoli gruppi clandestini, i Gruppi di azione patriottica (GAP), che compivano azioni di sabotaggio ai danni dei nazifascisti.

Tra i leader politico-militari della Resistenza figuravano i comunisti Luigi Longo e Palmiro Togliatti, l’azionista Ferruccio Parri, i cattolici Alcide De Gasperi ed Enrico Mattei, i socialisti Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, entrambi futuri presidenti della Repubblica.
Fasi della Resistenza
Le brigate partigiane operavano nel territorio occupato dai nazifascisti. Gli angloamericani rimasero bloccati sulla Linea Gustav, una linea difensiva tedesca tra Cassino e Ortona, fino al giugno del 1944, quando la superarono e liberarono l’Italia centrale, compresa Roma. Restarono poi fermi per alcuni mesi presso la Linea gotica, situata nella Pianura padana, e solo nell’aprile del 1945 la oltrepassarono e liberarono il resto del Paese. I partigiani intanto, che combattevano dietro la linea del fronte, attaccarono in vari modi i nazifascisti per agevolare l’avanzata degli angloamericani. Questi ultimi sostennero la Resistenza con l’invio di armi e rifornimenti, ma in alcune occasioni mostrarono anche diffidenza per la presenza dei comunisti, molto legati all’Unione Sovietica (che, sebbene alleata nella lotta contro la Germania, era considerata potenzialmente una rivale).

Il numero delle bande e dei partigiani cambiò più volte nel corso dei mesi. La Resistenza fu molto attiva dalla primavera all’autunno del 1944, quando riuscì a liberare, temporaneamente, alcune porzioni di territorio, istituendo vere e proprie Repubbliche partigiane. Nell’inverno tra il 1944 e il 1945 i partigiani attraversarono un periodo di difficoltà e si risollevarono solo nella primavera successiva, quando contribuirono attivamente alla liberazione dell’Italia del Nord. Il numero di partigiani è stimato a circa 240.000, parte dei quali attivi solo per alcuni periodi; tra loro, 35.000 erano donne. I caduti, compresi quelli uccisi dai nazifascisti dopo essere stati catturati, furono circa 44.000. Le cifre, però, sono approssimative ed esistono anche stime diverse.
Alla Resistenza armata, si associò la resistenza passiva della grande maggioranza degli italiani, che cercò di sottrarsi alle deportazioni, alle requisizioni e agli altri soprusi compiuti dai tedeschi.

Conseguenze ed eredità della Resistenza
I partigiani diedero un contributo militare importante alla liberazione e, sebbene lo sforzo bellico maggiore fosse sostenuto dagli angloamericani, impegnarono numerose forze nazi-fasciste. In alcune località, i partigiani compirono rappresaglie contro gli ex fascisti per vendicarsi dei soprusi che avevano subito durante la guerra, ma si trattò di una "resa dei conti" avvenuta dopo ogni guerra civile.
La Resistenza, più in generale, costituì un momento di riscatto politico e morale per l’Italia, che aveva iniziato la guerra da alleata della Germania nazista e, grazie ai partigiani, poté recuperare una parte del prestigio perduto e ricevere un trattamento più benevolo nel trattato di pace rispetto agli altri Stati sconfitti, Germania e Giappone. Nel Dopoguerra, gli stessi partiti antifascisti che avevano militato nella Resistenza, poterono istituire la Repubblica e dotare il Paese di una Costituzione democratica.