La plastica è un materiale che si trova ovunque attorno a noi. Da un punto di vista chimico si tratta di polimeri, cioè molecole composte da carbonio e idrogeno – ai quali possono essere aggiunte altre sostanze chimiche che fungono da “additivi”. Questi additivi permettono alla plastica di avere caratteristiche particolari, come il colore, l’elasticità o la resistenza.
Il primo antenato della plastica nacque nel 1863 quando l’inventore americano John Wesley Hayatt inventò la celluloide. Questa per quanto rivoluzionaria, aveva però un problema: era estremamente infiammabile e quindi la sua produzione era molto rischiosa. Nel 1907 venne quindi inventata la bakelite, un nuovo tipo di plastica che era molto meno infiammabile e divenne quindi molto popolare. Dopo di questo seguirono nylon, vinile, poliestere e tantissime altre tipologie che, tutt'oggi, sono ancora ampiamente utilizzate.
Come viene prodotta la plastica?
La produzione di plastica si snoda attraverso 5 passaggi fondamentali:
- estrazione di combustibili fossili;
- raffinazione, cioè rottura degli idrocarburi in molecole semplici;
- polimerizzazione, cioè unione di queste molecole semplici per ottenere la plastica che ci interessa;
- taglio della resina, cioè creazione di pellet di plastica da poter vendere;
- lavorazione del prodotto finito.
Ma andiamo con ordine.
Come abbiamo visto le plastiche derivano per la maggior parte dai combustibili fossili e quindi il primo passaggio è l’estrazione di petrolio oppure del gas, che verranno in seguito raffinati per ottenere i monomeri. Questi non sono altro che i "mattoncini" che costituiscono le unità base della plastica e che possono essere uniti tra loro a formare i polimeri, cioè i composti di carbonio e idrogeno che stanno alla base delle plastiche. Il prodotto finito è detto “resina”, ed è quella che comunemente viene identificata con sigle tipo PET, PVC, PE eccetera, solitamente indicate sul prodotto finito tramite un marchio con tre frecce.
Perché la plastica è tanto usata?
Si tratta di un materiale molto resistente, economico, leggero, facile da lavorare, da riciclare e da trasportare. Inoltre ne esistono moltissimi tipi e possono esserne creati di nuovi, a seconda delle esigenze. D'altro canto, la plastica può creare danni a livello ambientale se non smaltita correttamente e, per questo motivo, dal 3 luglio 2021 l'UE ha introdotto lo stop alle plastiche monouso.
Esistono alternative sostenibili alla plastica?
Esistono diverse alternative e le due principali sono plastiche biodegradabili e bioplastiche. Sembrano la stessa cosa, ma non lo sono. La biodegradabilità è una caratteristica secondo cui un materiale si decompone in tempi umani. Le bioplastiche sono plastiche ricavate da dagli zuccheri presenti nelle piante come grano o canna da zucchero – ma questo non implica necessariamente che siano biodegradabili. Al contrario, le plastiche biodegradabili si degradano in natura ma la loro origine può essere sia legata a combustibili fossili che a bioplastiche.
In questo video vedremo l’origine della plastica, come si produce e quali sono le principali tipologie. Ci concentreremo poi sui vantaggi e gli svantaggi di questo materiale e cercheremo di capire quali alternative ci sono, e quanto convengono rispetto alla plastica tradizionale.