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19 Gennaio 2024
8:00

Storia della plastica, dalle origini alla nostra vita quotidiana

La plastica è un materiale sintetico, derivato del petrolio. La sua storia comincia nell'Ottocento e vede tra i suoi protagonisti anche un italiano, Giulio Natta. Ripercorriamo le tappe di questo materiale tra utilizzi e problematiche ambientali.

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Storia della plastica, dalle origini alla nostra vita quotidiana
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La plastica è un materiale sintetico o semisintetico facilmente malleabile e quindi in grado di essere modellato per acquisire le forme più disparate. Le prime materie plastiche sono state prodotte nell’Ottocento, ma la diffusione su larga scala è avvenuta nel secolo successivo, soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale. Alla base del boom della plastica vi sono state nuove scoperte scientifiche, tra le quali quelle effettuate dal chimico italiano Giulio Natta negli anni '50, che hanno consentito di produrre materiali più efficienti ed economici. La plastica è diventata così una presenza costante nella nostra vita quotidiana e un elemento importante della modernizzazione della società. La produzione globale è oggi superiore più di duecento volte a quella degli anni ’50, ma, insieme a numerosi vantaggi, crea anche preoccupanti problemi ambientali.

Cos’è la plastica

La plastica è un materiale prodotto dall’uomo. La sua caratteristica principale risiede nel fatto che è modellata per effetto del calore o della pressione, ma quando si raffredda mantiene la forma voluta. La plastica è composta da polimeri, cioè macromolecole, ed è "costruita" mediante l’impiego di idrocarburi: petrolio, gas naturale, carbone.

Oggetti domestici in plastica. Credits ImGz
Oggetti di uso quotidiano in plastica (credits ImGz)

Non esiste, però, un solo tipo di plastica. Al contrario, le materie plastiche possono essere suddivise in base a numerosi parametri. La suddivisione più importante concerne la reazione al calore, per la quale si distinguono due macrocategorie:

  • Termoplastiche, che possono essere rimodellate e riciclate. Sono di questo tipo i materiali usati per l’imballaggio degli alimenti, le bottiglie, gran parte degli oggetti domestici e moltissime altre applicazioni.
  • Plastiche termoindurenti, che a contatto con il calore subiscono modificazioni permanenti e non possono quindi essere rimodellate o riciclate. Ne fanno parte i materiali usati per le prese di corrente, gli interruttori, alcune parti di aerei e scafi, i serbatoi, i manici di pentole e altri oggetti.

Come e quando è nata la plastica?

Sebbene gli esseri umani sappiano modellare le sostanze naturali sin dalla notte dei tempi, la plastica “moderna” è nata solo nell’Ottocento. La prima materia di questo tipo è in genere considerata la parkesina, una sostanza semisintetica prodotta dal chimico inglese Alexander Parkes tra il 1861 e il 1862. Più importante fu un’invenzione del 1870, la cellulloide, brevettata dall'americano John W. Wyatt. Concepita per costruire palle da biliardo, la celluloide trovò molti altri impieghi: fu usata per costruire pettini, stoviglie e, soprattutto, pellicole fotografiche.

Bobine di celluloide
Bobine di celluloide.

Grazie al nuovo materiale, alla fine del secolo nacque il cinema. La celluloide, però, aveva il difetto di essere facilmente infiammabile e con il passare degli anni è stata sostituita da altre materie sintetiche.

La plastica nel Novecento

Il Novecento è stato il “secolo della plastica”, sia per le scoperte di nuovi materiali, sia per l’aumento esponenziale della produzione. Nel 1907 un chimico belga, Leo Baekeland, sintetizzò la prima materia termoindurente, nota come bakelite, che per alcuni decenni è stata la plastica più usata. Negli anni seguenti furono introdotti il polivinilcloruro (PVC), che però si è diffuso su larga scala solo nel secondo dopoguerra, e il cellophane, che, essendo trasparente e impermeabile, è ideale per l’imballaggio degli alimenti. Negli anni ’30, con l'arrivo e produzione del nylon, iniziò anche l’era delle fibre sintetiche.

Gradualmente, la plastica entrò nelle case dei cittadini del mondo occidentale, sia pure in misura non paragonabile a quella odierna.

Il secondo dopoguerra

Dopo la seconda guerra mondiale la plastica è andata incontro a un vero e proprio boom. Dal punto di vista scientifico, le scoperte più importanti sono state quelle del chimico tedesco Karl Ziegler, che nel 1953 perfezionò la produzione del polietilene (PET), e dell’italiano Giulio Natta, inventore, l’anno successivo, del polipropilene (commercializzato con il nome moplen). Questi nuovi materiali diventarono in breve tempo le plastiche più diffuse al mondo.

Vaso in polipropilene (credits Sonke Kraft)
Vaso in polipropilene. Credits: Sonke Kraft.

La produzione globale di materie plastiche, che nel 1950 era di poco superiore ai due milioni di tonnellate, iniziò a crescere rapidamente, trasformando la vita quotidiana delle persone. Con il passare del tempo la plastica fu usata per produrre un numero sempre maggiore di oggetti. Negli anni ’70, per esempio, furono realizzate le prime bottiglie in PET, oggi diffusissime. Nel 2000, la produzione globale di plastica superava i 200 milioni di tonnellate annue: quasi 100 volte quella di cinquant’anni prima.

Le bioplastiche

L’innovazione più recente è lo sviluppo delle bioplastiche, che includono due grandi gruppi:

  • le plastiche create a partire da elementi “naturali”, cioè di origine organica.
  • le plastiche biodegradabili, cioè che possono essere “degradate” dall’azione di microorganismi.

Sono considerate bioplastiche anche le materie che presentano entrambe le caratteristiche. La loro diffusione, fatti salvi alcuni precedenti, è avvenuta soprattutto negli anni Duemila, quando si è sviluppata una nuova sensibilità sui problemi ambientali.

Un sacchetto in bioplastica (credits F.Kesserling)
Un sacchetto in bioplastica (credits F.Kesserling)

Tuttavia, i costi di produzione delle bioplastiche sono elevati e ne limitano la diffusione: oggi solo l’1% circa delle materie plastiche prodotte globalmente appartiene al genere “bio”. Inoltre, il loro impatto sull'ambiente è oggetto di discussioni  e non è certo che siano meno inquinanti della plastica "normale".

La plastica oggi

La produzione di plastica ha contribuito a migliorare e a rendere più comoda la nostra vita. La plastica è leggera, economica, versatile e ci consente di disporre su larga scala di beni che, se prodotti con altri materiali, avrebbero avuto costi proibitivi. Tuttavia, la plastica crea seri problemi di inquinamento, soprattutto perché resta nell’ambiente e spesso finisce in mare.

Il riciclo della plastica, del resto, è ancora poco diffuso. Secondo l'OCSE, nel 2019 la produzione globale ha raggiunto i 460 milioni di tonnellate, ma solo il 9% è riciclato, mentre il 19% è incenerito, il 50% smaltito in discariche “regolari” e il 22% smaltito irregolarmente.

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