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7 Settembre 2025
15:00

Qual è la funzione sociale delle parolacce e chi le usa di più?

Le parolacce hanno un'importante funzione sociale: sfidano tabù e rafforzano legami di gruppo, specie tra giovani, cambiano nel tempo e assumono valore diverso secondo le culture. I francesi le usano più spesso online, mentre il croato è tra le lingue con più termini volgari attestati.

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Qual è la funzione sociale delle parolacce e chi le usa di più?
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Ogni lingua del mondo custodisce un proprio arsenale di parole considerate proibite, non eleganti o socialmente inappropriate: le parolacce. Esse hanno una funzione sociale: rafforzano i legami nei gruppi, segnano appartenenza, permettono sfogo emotivo e trasgressione delle regole. Vengono maggiormente utilizzate tra giovani e in contesti informali, variano per tabù culturali: in ogni caso francesi e croati risultano tra i più grandi utilizzatori. Nonostante le differenze linguistiche e culturali, la loro presenza universale colpisce perché, a differenza delle bestemmie, i vocaboli tabù appartengono a tutte le comunità.

La funzione sociale: appartenenza, trasgressione e potere

Il linguaggio non è mai solo comunicazione individuale, ma anche strumento di relazione. Le parolacce funzionano come marcatori di appartenenza e di identità: usarle tra amici o membri di una stessa comunità può rafforzare la complicità, abbattere barriere e creare un senso di vicinanza. Pensiamo al gergo giovanile, dove l'uso di espressioni volgari diventa segno di appartenenza generazionale e ribellione alle norme adulte. Al contrario, in contesti formali come la scuola, il lavoro o le istituzioni, le stesse parole diventano inaccettabili: usarle equivale a sfidare l'autorità, a trasgredire le regole implicite della convivenza.

I tabù culturali

Se osserviamo le parolacce nel mondo, notiamo che la maggior parte di esse ruota attorno a tre grandi aree:

  1. il corpo (malattie, funzioni fisiologiche, disabilità)
  2. il sesso (atti, organi, desideri)
  3. la religione (blasfemie, nomi sacri usati in contesti inappropriati)

Questa ricorrenza non è casuale: si tratta delle dimensioni più profondamente regolate dai sistemi culturali, quelle che delimitano l'ordine simbolico di ogni società. Parlare di escrementi, nominare atti sessuali o profanare il divino significa infrangere tabù radicati, andare contro le proprie regole sociali in un certo senso.

La parolaccia, allora, diventa una forma di rottura che mette in crisi ciò che normalmente resta nascosto o sacro. Non a caso, la stessa parola può cambiare forza e grado di offesa a seconda della cultura: in contesti fortemente religiosi, la bestemmia può essere la forma più grande di volgarità. In altri, più laici, sono le offese sessuali e che coinvolgono parenti e genitori a risultare più potenti.

Parolacce e creatività

Le parolacce non sono entità statiche: cambiano, si trasformano, si indeboliscono o si ricaricano di forza con il mutare delle generazioni. Termini che un tempo erano indicibili oggi possono apparire innocui, mentre nuove espressioni nascono per riempire i vuoti lasciati da quelle parolacce ormai normalizzate. Questo processo mostra la vitalità del linguaggio e il suo continuo adattamento ai cambiamenti culturali e sociali.

In alcuni casi, poi, parole offensive sono state riappropriate da gruppi sociali come segno di resistenza e orgoglio. Succede, ad esempio, con insulti rivolti a minoranze che vengono trasformati in etichette identitarie positive, ribaltando lo stigma in strumento di auto-affermazione.

Ma quale società ha più parolacce nella sua lingua?

É assai complesso stabilire quale cultura nel mondo possegga più parolacce nel suo vocabolario informale, ma diversi studi offrono indicazioni interessanti rispetto ai paesi europei. Secondo un'analisi citata da Preply, considerando il numero di parole esplicite usate per milione di parlanti, il croato risulterebbe in testa, seguito dal norvegese, bulgaro, svedese e ceco, con l'inglese posizionato tra i primi ma non al vertice.

Da un'altra prospettiva, studi basati sui post online mostrano che i francesi userebbero espressioni volgari più frequentemente rispetto a tutti gli altri: risulterebbero al primo posto in termini di percentuale di utenti che imprecano online, seguiti da polacchi, australiani, neozelandesi e spagnoli. In confronto, americani e italiani risultano meno propensi a farlo nel contesto dei post social.

Inoltre, ricerche recenti hanno fornito un numero concreto di parolacce attestate in alcune lingue: l'ebraico ne avrebbe 34, l'hindi e l'ungherese 14, il coreano 17 e il russo 26.

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