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13 Ottobre 2025
7:00

Quanti bambini in Italia vivono in condizioni svantaggiate?

Secondo l’ISTAT, nel 2024 più di 2 milioni di bambini e ragazzi italiani di età inferiore ai 16 anni vivono in famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale, soprattutto nel Mezzogiorno con il 43,6% del totale.

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Quanti bambini in Italia vivono in condizioni svantaggiate?
bambini italia

In Italia più di un minore su 4 vive in condizioni svantaggiate (26,7%), di cui quasi la metà vive al Sud o nelle Isole (43,6%). E se vivono in una famiglia monoreddito, il rischio di povertà o esclusione sociale è superiore di circa tre volte rispetto a quello delle famiglie con più di un reddito.

Con queste cifre, l’Italia mostra percentuali peggiori rispetto alla media europea, seppur registrando alcuni miglioramenti negli ultimi anni.

Quali sono in Italia i bambini più svantaggiati?

Secondo i dati ISTAT più recenti, nel 2024 più di 2 milioni di bambini e ragazzi italiani di età inferiore ai 16 anni vivono in famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale.

La distribuzione geografica fotografa un ampio divario: al Sud e nelle Isole il rischio sale al 43,6% dei minori.  Nel Nord la quota, seppur significativa è molto più bassa, intorno al 14,3%, e nel Centro è al 26,2%. Parte di questo divario può essere spiegato dal fatto che nel Mezzogiorno spesso i servizi sociali, le scuole, i trasporti, l’offerta culturale sono meno capillari e vivere in un luogo con poche opportunità rafforza le disuguaglianze. Servizi per l’infanzia (come asili, doposcuola, mense e trasporti scolastici) possono infatti alleggerire il carico sulle famiglie e migliorare l’equità. Inoltre, anche l’insicurezza alimentare mostra significative differenze tra Nord (3,1%), Centro (2,1%) e Mezzogiorno (8,9%).

Anche la nazionalità pesa. Se tra i minori italiani il rischio è del 23,5%, tra quelli stranieri sale di oltre 20 punti percentuali. Questo divaria si aggrava ulteriormente nel Mezzogiorno: qui gli stranieri raggiungono un rischio del 78,2% mentre gli italiani il 40,9%. Questo significa che molti bambini italiani, in particolare nelle regioni più svantaggiate, vivono in condizioni precarie. Tuttavia, questi dati ci raccontano anche che nel Sud, quando un minore è straniero, il rischio è altissimo. Infatti, i minori stranieri spesso non solo vivono in famiglie con redditi più bassi, ma affrontano ostacoli aggiuntivi come barriere linguistiche, difficoltà di accesso ai servizi, condizioni abitative peggiori. Per questo, è cruciale assicurare che i bambini stranieri abbiano pieno accesso a tutti i servizi, offrire supporto linguistico e garantirne diritti.

Il titolo di studio dei genitori è un altro fattore chiave, perché si associa strettamente al tenore socio-economico della famiglia. Se i genitori hanno al massimo la licenza media, il rischio di povertà/esclusione sociale per i figli è superiore al 50%, mentre se almeno un genitore è laureato scende drasticamente al 10,3%. Meno istruzione significa infatti spesso meno opportunità e meno capacità di mediare con le difficoltà ma anche di accedere a servizi, supporti, reti. E attualmente c’è ancora poco supporto concreto alle famiglie con basso titolo di studio, come programmi di recupero, mentoring, attività extrascolastiche gratuite o a costi ridotti.

Ma anche la composizione familiare incide moltissimo: quanti fratelli e sorelle ci sono, quante persone in casa, se il minore vive con uno o due genitori. Ad esempio, se il bambino vive con entrambi i genitori e senza fratelli, il rischio è del 18,1%. Se ha almeno un fratello, sale al 26,2%. Se vive in una famiglia monogenitore: senza fratelli, il rischio è di circa il 38,3%, mentre con almeno un fratello sale oltre il 50%.

Cosa vuol dire vivere in grave povertà?

Per misurare oggettivamente il rischio di povertà o esclusione sociale, l'Istat utilizza un indicatore che stima la percentuale di minori che vivono in famiglie che rientrano in almeno uno dei seguenti scenari:

  • Sono a rischio di povertà, cioè hanno un reddito netto equivalente inferiore alla soglia di povertà (nel 2024, la soglia calcolata sui redditi 2023 è pari a 1.015 euro al mese per una famiglia di un componente adulto). I dati infatti ci dicono che vivere in una famiglia monoreddito triplica il rischio di povertà o esclusione sociale e crescere in una famiglia con difficoltà finanziarie raddoppia il rischio di povertà del bambino anche in età adulta.
  • Hanno una bassa intensità lavorativa, cioè che lavorano meno di 3 mesi in un anno. Quando gli adulti in casa hanno poca stabilità lavorativa, alti periodi di disoccupazione, o lavoro involontariamente part-time (o sottopagato), ne risente infatti direttamente sia il reddito disponibile che il benessere percepito.
  • Sono in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale.

In particolare, una famiglia è considerata in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale quando si registrano almeno sette segnali di deprivazione materiale e sociale su questa lista di 13:

  1. non poter sostenere spese impreviste
  2. non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno lontano da casa;
  3.  essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito;
  4. non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano;
  5. non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione;
  6. non potersi permettere un’automobile;
  7. non poter sostituire mobili danneggiati o fuori uso con altri in buono stato
  8. non potersi permettere una connessione internet utilizzabile a casa;
  9. non poter sostituire gli abiti consumati con capi di abbigliamento nuovi;
  10. non potersi permettere due paia di scarpe in buone condizioni per tutti i giorni;
  11. non potersi permettere di spendere quasi tutte le settimane una piccola somma di denaro per le proprie esigenze personali;
  12. non potersi permettere di svolgere regolarmente attività di svago fuori casa a pagamento;
  13. non potersi permettere di incontrare familiari e/o amici per bere o mangiare insieme almeno una volta al mese.

Il segnale di deprivazione più diffuso nel Bel Paese è il vivere in una famiglia che non può permettersi per motivi economici di sostituire mobili danneggiati con altri in buono stato. Seguono il non potersi permettere di trascorrere almeno una settimana di vacanza all’anno lontano da casa e di svolgere regolarmente attività di svago fuori casa a pagamento. Quest’ultimo è il dato che ha registrato un peggioramento maggiore negli ultimi anni, mentre è in miglioramento la percentuale di bambini e ragazzi con accesso a una connessione internet utilizzabile a casa. Tra i segnali di deprivazione meno frequenti tra le famiglie ci sono invece il possesso di un’automobile e di almeno due paia di scarpe in buone condizioni.

Rispetto al 2021 (anno in cui è stato svolto un analogo approfondimento sulla condizione dei minori), nel 2024 la quota di bambini italiani a rischio di povertà o esclusione sociale è leggermente diminuita (soprattutto nel Nord) ma si è raddoppiata la quota di bambini stranieri a rischio. E' diminuito infatti sia il rischio di povertà (22,8% nel 2024 vs 25,6% nel 2021) sia la bassa intensità lavorativa (6,7% vs 7,6%), che riflette il generale andamento positivo del mercato del lavoro. Per contro, l’indicatore di grave deprivazione materiale e sociale ci segnala che il 6,1% dei minori (5,3% nel 2021) presenta almeno sette segnali di deprivazione dei tredici considerati.

Insomma, crescere in Italia non è una garanzia di opportunità e dipende ancora troppo da dove si nasce, da che famiglia, da che risorse culturali ed economiche si hanno.

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