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26 Settembre 2024
10:15

Sequenziato il genoma più antico d’Italia: un bambino di 17.000 anni fa con capelli neri e occhi chiari

Ricercatori delle università di Bologna e di Siena hanno sequenziato il genoma di un bambino vissuto 17.000 anni fa, i cui resti sono stati ritrovati nella Grotta delle Mura, in Puglia. Il bambino aveva capelli neri e ricci, occhi chiari e pelle scura. Questa scoperta ci aiuta a comprendere per individuare i movimenti di popolazioni in Italia Meridionale nel Paleolitico Superiore.

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Sequenziato il genoma più antico d’Italia: un bambino di 17.000 anni fa con capelli neri e occhi chiari
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Lo scheletro ritrovato a Grotta delle Mura in Puglia. Credit: Mauro Calattini

Lo scheletro di un bambino morto circa 17.000 anni fa nel Paleolitico Superiore all'età di appena 16 mesi, ritrovato nella Grotta delle Mura vicino a Monopoli in Puglia da archeologi dell'Università di Siena guidati da Mauro Calattini, ha portato al sequenziamento di quello che a oggi è il genoma più antico scoperto in Italia, permettendo di ottenere informazioni sul bambino, per esempio il fatto che aveva capelli ricci e scuri, occhi chiari e pelle scura. Lo studio sul DNA è stato portato avanti dalle università di Bologna e di Siena e pubblicato su Nature Communications.

Lo scheletro dell'infante (noto come Le Mura – 1) è fra i meglio conservati in Italia per quanto riguarda il Paleolitico Superiore. Più precisamente, il bambino visse fra i 17.394 e 16.984 anni fa. Il campione scelto per l'analisi proviene dalla rocca petrosa, una parte dell'osso temporale del cranio piuttosto spessa, che per via della propria resistenza è molto probabile che conservi delle tracce di DNA.

Il sequenziamento del genoma, quasi completo, ha permesso di ricostruire l'aspetto del bambino, la probabile causa della morte e ci ha fornito moltissime altre informazioni utili per lo studio della Preistoria in Italia. Il bimbo era un maschio, aveva capelli ricci di colore scuro, gli occhi azzurri e la pelle scura, come era molto comune fra le popolazioni dell'Europa Occidentale durante il Paleolitico, note con l'acronimo WHG (Western Hunter Gatherer, “cacciatore-raccoglitore occidentale”).

Inoltre, dai dati analizzati dai ricercatori di Bologna e Siena si è scoperto che i genitori del bambino erano parenti stretti, probabilmente cugini di primo grado (nel Paleolitico Superiore le bande di cacciatori-raccoglitori erano abbastanza ridotte numericamente, per cui l'endogamia, l'abitudine a riprodursi con membri dello stesso gruppo, era piuttosto comune) e che soffriva di cardiomiopatia ipertrofica, una malattia cardiaca congenita, probabile causa della sua morte prematura.

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Tracce genetiche delle popolazioni dell’Europa preistorica. L’areale abitato dai WHG è riportato in blu. Credit: Posth, C., Yu, H., Ghalichi, A. et al.

Il patrimonio genetico del bambino è stato molto utile anche per individuare i movimenti di popolazioni in Italia Meridionale alla fine dell'ultima era glaciale. Dai dati raccolti dagli studiosi sembrerebbe infatti che la popolazione a cui apparteneva Le Mura – 1 aveva sviluppato un certo grado di differenziazione genetica dai gruppi coevi che abitavano in Italia settentrionale, a loro volta giunti probabilmente dalla Penisola Balcanica.

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