Il 9 dicembre l'Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha pubblicato il Censimento della popolazione italiana relativo al 2020. Il quadro che emerge è decisamente preoccupante: in Italia si fanno sempre meno bambini e la popolazione sta invecchiando e diminuendo . Pensate che mentre nel 1971, cinquant'anni fa, il rapporto anziani-bambini era di 1 a 1, oggi si attesta a 5 a 1. Insomma, se questa dinamica non dovesse invertirsi, il declino demografico sarebbe inevitabile e infatti l'ONU ha previsto per l'Italia un calo della popolazione di più del 30% entro il 2100: dovremmo passare dagli attuali 59 milioni di abitanti a circa 40 milioni.
Vediamo i dati più nel dettaglio.
Calo della popolazione e prospettive future
Il 31 dicembre 2020 la popolazione italiana era pari a 59.236.213 residenti contro i 59.641.488 di fine 2019. Parliamo di un calo dello 0,7% (-405.275 individui), in trend rispetto agli ultimi anni. Alla fine del 2018, infatti, i cittadini italiani ammontavano a 59.816.673 mila residenti e nel 2017 superavano i 60 milioni.
Le previsioni fatte dall'ONU all'interno del World Population Prospects (2019), d'altra parte, sono perfettamente in linea con questa tendenza e attribuiscono all'Italia meno di 40 milioni di cittadini entro il 2100, con tutti i problemi di tipo socio-economico che un tale scenario potrebbe comportare. Anzi, se scendiamo nel dettaglio, le Nazioni Unite avevano stimato per il 2020 una popolazione più elevata (60.460.000 di abitanti) di quella effettivamente attestata e avevano attribuito un calo a 59.210.000 di persone solo nel 2029. Insomma, la discesa che vedete nel grafico sottostante potrebbe essere molto più brusca.
Tornando ai dati del Censimento 2020, appare evidente come la pandemia di Covid-19 abbia purtroppo incrementato il calo demografico italiano. Nel 2020 il saldo naturale, cioè la differenza tra nascite (circa 405 mila) e decessi (circa 740 mila), è stato pari a -335 mila persone (il saldo naturale non considera le migrazioni). Pensate che si tratta del valore più basso e negativo mai registrato in Italia dal 1918 (saldo di circa -648 mila persone), quando la parte finale della Prima Guerra Mondiale e l'epidemia di "spagnola" contribuirono a causare 1,3 milioni di morti.
Nel 2020 l'area italiana che ha più patito in termini di aumento della mortalità è stato il nord-ovest (+30,2% dei decessi totali), con il picco massimo tragicamente raggiunto in Lombardia (+35,6%) che ha visto una crescita della mortalità più che doppia rispetto alla media nazionale (+16,7%). Le regioni del Mezzogiorno, come sappiamo, sono invece state abbastanza risparmiate dalla prima ondata, per poi dover fronteggiare però un incremento dei decessi negli ultimi mesi del 2020. Il dato definitivo si è attestato a un aumento della mortalità pari all'8,6%.
Bambini e anziani
Come abbiamo anticipato, il rapporto tra anziani e bambini è incredibilmente squilibrato e la tendenza è che la forbice possa ulteriormente ampliarsi in futuro. In particolare per ogni 5 anziani (dai 65 anni in su) abbiamo un solo bambino sotto i 6 anni di età. Contate che questo dato è in costante crescita da cinquant'anni. Nel 1971, infatti, il rapporto era di 1:1.
Il progressivo invecchiamento della popolazione incide naturalmente anche sull'età media dei cittadini italiani, passata da 45 anni (2019) a 45,4 anni (2020). Il dato forse può dire poco in se stesso, ma fa impressione se paragonato a quello di Stati in grande crescita demografica, come molti Paesi dell'Africa subsahariana, dove l'età media si attesta tra i 15 e i 20 anni.
A livello locale in Italia la regione più anziana è attualmente la Liguria (48,7 anni) e la più giovane è la Campania (42,8 anni).
Il calo delle nascite (-3,6% rispetto al 2019), infine, è stato più forte nel nord-ovest (-4,3%) e nell'Italia meridionale (-3,8%) e le sue ragioni sono sia demografiche (diminuzione progressiva della popolazione in età fertile) sia psico-sociali ed economiche (incertezza per il futuro, difficoltà economiche, indebolimento dei legami familiari, posticipazione dell'età di procreazione). Per combattere il declino demografico del nostro Paese, perciò, non potremo che intervenire direttamente su queste ultime, conducendo il prima possibile una serie di politiche di deciso sostegno alla natalità.