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In occasione di un evento dedicato al patrimonio archeologico sommerso in Egitto, lo scorso 21 agosto, le autorità del Paese hanno effettuato il recupero di tre grandi statue sommerse nelle acque della baia di Abukir, vicino ad Alessandria, che risalgono a due millenni fa, quando la zona non era ancora stata coperta dal mare. Il lavoro ha visto il coinvolgimento di personale dell'esercito e della marina egiziana, come ha annunciato in un comunicato stampa il ministro del turismo e delle antichità, Sharif Fathi. Le tre statue, mutile (come spesso accade alle sculture antiche, visto che parti come la testa e gli arti spesso sono molto fragili), sono state recuperate da dei sommozzatori con l'ausilio di alcune gru. Si tratta di una sfinge in quarzo, priva della testa, col cartiglio del faraone Ramses II (1279 a.C.–1213/1212 a.C.), di un uomo in granito, privo di testa e arti, e infine di una statua di un uomo togato di epoca romana, in marmo bianco, mutila di arti e testa.

I materiali recuperati nel corso dell'evento provengono da un sito archeologico veramente particolare, ovvero l'antica città di Canopo, nell'antico delta del Nilo, ora sommersa per gran parte nella baia di Abukir. Si trattava di una città piuttosto importante, sia in epoca egizia che greca e romana. Gran parte della sua superficie si trova ora sott'acqua a causa della subsidenza, di alcuni terremoti e di inondazioni che si sono successi nel corso dei secoli.

Le ricerche nell'area dell'antica Canopo, contestualmente al ritrovamento delle statue, hanno portato alla luce moltissimi edifici sommersi e materiali di ogni tipo, che segnalano una continuità di vita che va dall'epoca egizia a quella della dominazione islamica, passando per il periodo romano e bizantino. I materiali recuperati sono stati pochi, con lo scopo di essere esposti pubblico: per salvaguardare la conservazione del patrimonio sommerso di Canopo è stato infatti deciso che la stragrande maggioranza dei reparti rimarranno in loco.