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Anche se è inevitabile, il calcare nella doccia non è imbattibile: da un punto di vista chimico, si tratta di una base debole, per cui basta usare un acido debole come l'acido acetico o citrico (presente nel limone). Per la doccia, la differenza sta nei materiali: il vetro, duro e resistente, sopporta anche paste delicate; il plexiglass, invece, richiede la massima cautela e l'utilizzo per esempio di soluzioni di aceto diluito; il soffione si rigenera con immersioni in acidi deboli (aceto); e infine, lo scarico va mantenuto fluido con pulizie regolari e i soliti acidi non aggressivi o paste delicate a base di bicarbonato. Vetri opachi, soffioni che spruzzano acqua in tutte le direzioni e scarichi sempre più otturati: ancora una volta il calcare ci rende la vita difficile, anche per fare una doccia. Non è una novità: le acque dure contengono ioni calcio e magnesio che, soprattutto ad alte temperature, formano sali insolubili, principalmente carbonati di calcio (CaCO3), e in minima parte carbonati di magnesio (MgCO3). Finché l’acqua scorre non ci accorgiamo di nulla, ma quando viene scaldata o evapora, gli ioni dissolti si trasformano in depositi solidi insolubili che restano attaccati alle superfici. Le Linee Guida italiane assicurano che il calcare non rappresenta una minaccia per la salute, ma crea incrostazioni che rovinano l’aspetto del bagno e riducono l’efficienza degli impianti dai rubinetti e gli scaldabagni fino alle docce, oltre a rovinarne l’aspetto estetico. In pratica: più l’acqua è dura, più velocemente si formano i classici aloni bianchi e le croste di calcare.
Vetri e plexiglass
Quello che chiamiamo “vetro della doccia” non è sempre vero vetro: spesso si tratta di plexiglass o altre plastiche trasparenti. Ai più inesperti a prima vista possono sembrare uguali, ma parliamo di due superfici differenti che reagiscono in modo molto diverso alla pulizia. Anche se spesso scambiamo il vetro con il plexiglass, non sono la stessa cosa e dobbiamo pulirli diversamente.

Pulizia del vetro
Il vetro vero e proprio è duro e resiste bene: si possono usare soluzioni di aceto o acido citrico (contenuto nel limone) per sciogliere i depositi, lasciando agire per 10-15 minuti e poi passando con un panno morbido, assicurando il contatto con la superficie opaca. Anche paste leggere a base di bicarbonato o borace possono aiutare, senza rischio di rigature. Attenzione però: se il vetro presenta un aspetto opaco che non va via, è probabile che non sia calcare ma un’incisione permanente che purtroppo non si può eliminare.
Pulizia di plexiglass e plastiche
Plexiglass e le plastiche, invece, sono molto più delicati: hanno una finitura superficiale sottile che si graffia facilmente. In questo caso gli abrasivi, anche leggeri, vanno usati con estrema cautela, perché potrebbero peggiorare la situazione. Meglio preferire detergenti non abrasivi o soluzioni di aceto diluito, da spruzzare e risciacquare. Ecco perché di solito è inutile insistere: una volta graffiata, la superficie tende a opacizzarsi in modo permanente.
Soffione
Il soffione intasato dal calcare perde pressione e spruzza male perché i piccoli fori si chiudono, l’acqua ogni volta finisce da tutte le parti. Un rimedio efficace per ovviare a questo problema è rimuovere il soffione dal tubo e immergerlo di tanto in tanto in aceto o in appositi prodotti anticalcare (seguendo le istruzioni di utilizzo e sicurezza): il deposito di calcare si scioglie e gli ugelli tornano puliti. Per le incrostazioni ostinate, non è una cattiva idea quella di utilizzare un piccolo ago che, spinto nei fori del soffione, rimuova meccanicamente il calcare rimanente. Successivamente, un’ultima risciacquata dovrebbe eliminare definitivamente il problema. Come per il plexiglass, meglio evitare paste abrasive: rischierebbero di graffiare la cromatura esterna o la plastica interna.

Scarico
Lo scarico della doccia può ridurre il deflusso se calcare e residui di sporcizia formano incrostazioni dure. Spesso si tratta di residui organici come pelle e capelli, o accumuli di shampoo, balsamo e bagnoschiuma. Ancora una volta funzionano gli acidi deboli, da versare periodicamente seguendo le istruzioni dei produttori (solitamente in soluzione calda): sciolgono i depositi senza danneggiare le tubature.

Non sempre è necessario ricorrere a un disgorgante che utilizza acidi o basi più forti o aggressivi, soprattutto se non abbiamo idea del materiale con cui sono fatte le nostre tubature. Al massimo paste delicate come il bicarbonato possono aiutare a rimuovere i residui superficiali, grazie al potere abrasivo del bicarbonato, ma i prodotti fortemente caustici andrebbero evitati se non strettamente necessari: sono aggressivi per i tubi e per l’ambiente.