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6 Novembre 2025
14:30

Evoluzione delle tecniche di salto in alto nella storia: dalla sforbiciata al salto alla Fosbury

Nato in Germania nel '700, il salto in alto prima dell'era Fosbury si basava su un principio fisico inefficiente. Tecniche come la forbice o lo straddle costringevano l'atleta a sollevare l'intero corpo e il suo baricentro al di sopra dell'asticella, limitando di fatto le altezze raggiungibili e richiedendo un maggiore sforzo fisico.

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Evoluzione delle tecniche di salto in alto nella storia: dalla sforbiciata al salto alla Fosbury
salto in alto

Il salto in alto moderno è nato in Germania nel XVIII secolo come attività di educazione fisica per poi svilupparsi nel tempo come sport vero e proprio. Fa parte delle discipline dell'atletica leggera, la regina degli sport olimpici, le cui radici affondano nell'Antica Grecia, dove la corsa, il lancio e il salto mettevano alla prova la prestanza fisica umana. Il salto in alto, presente sia nelle competizioni maschili che femminili, sfida gli atleti a superare, con la sola forza delle proprie gambe, un'asticella orizzontale posta a un'altezza progressivamente maggiore. È una lotta contro la gravità che, nel corso dei decenni, ha visto un'evoluzione tecnica straordinaria, trasformando un semplice balzo in un gesto atletico di estrema complessità e bellezza.

Prima dell'avvento del Fosbury flop negli anni '60 del secolo scorso, le tecniche più diffuse prevedevano di portare tutto il corpo contemporaneamente al di sopra dell'asticella con l'obiettivo di superarla, settando anche il baricentro al di sopra di essa, rendendo il salto più complicato e inefficiente. Il salto alla Fosbury invece consiste nel "dare le spalle" all'asta saltando con il piede più lontano da essa e formando un arco dorsale all'apice dell'elevazione. La traiettoria del baricentro compie una parabola e rimane sempre sotto l'asta, consentendo di raggiungere altezze più elevate con la stessa forza utilizzata nelle tecniche precedenti. Tra queste, le più utilizzate pre-Fosbury erano il salto a forbice, il western roll e lo straddle.

Salto frontale e salto a forbice

Il salto frontale e il salto a forbice (fine ‘800 e inizio ‘900) in cui entrambe le gambe venivano sollevate al di sopra dell'asticelle o contemporaneamente (salto frontale) o una dopo l'altra in posizione seduta (salto a forbice) con una rincorsa perpendicolare all'asta. Il baricentro del corpo doveva necessariamente superare l'asticella richiedendo un grande sforzo per raggiungere altezze elevate. È la tecnica che potreste aver imparato durante le lezioni pratiche di educazione fisica a scuola.

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Saltatrice in alto canadese nel 1928 ai Giochi Olimpici di Amsterdam mentre esegue un salto a forbice. Credit: French Wikipedia., Public domain, via Wikimedia Commons

Eastern Cut Off

L'eastern cut off , originato sulla costa orientale degli Stati Uniti, era una variante del salto a forbice in cui la prima parte del copro a superare l'asta erano sempre le gambe ma il corpo veniva posizionato parallelamente all'asta in modo da sollevare maggiormente il bacino. La tecnica si basava su una doppia torsione: mentre il busto si "avvitava" in una direzione per superare l'ostacolo, un rapido colpo "a forbice" con le gambe consentiva all'atleta di atterrare in equilibrio di fronte all'asticella. Era una tecnica che richiedeva un'elevata flessibilità e anche in questo caso il baricentro all'apice del salto si trova al di sopra dell'asta.

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Iolanda Balaș alle Olimpiadi del 1964 con la tecnica dell’eastern cut off. Credit: Asahi Shinbun, Public domain, via Wikimedia Commons

Western roll

Nello stile Western roll, chiamato anche salto Horine in onore dell'atleta che per primo a superato i 2 metri – George Horine, l'atleta superava l'asticella di fianco, tenendo la gamba di stacco ripiegata sotto il resto del corpo. Questa tecnica, che seguì l'Eastern cut-off e precedette lo Straddle, fu una di quelle utilizzate dai medagliati alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Il suo contributo fondamentale fu che non richiedeva un'eccessiva flessibilità, mettendo così a disposizione di un maggior numero di atleti una tecnica efficace.

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George Horine durante le Olimpiadi del 1912. Credit: photographer of IOC, Public domain, via Wikimedia Commons

Straddle o scavalcamento ventrale

Lo straddle o scavalcamento ventrale è stata la tecnica standard prima dell'avvento di del salto alla Fosbury. L'atleta superava l'asticella prima con la testa rivolta verso il basso, con il corpo disteso lungo di essa, quasi ad "abbracciare" l'ostacolo. Si utilizzava una rincorsa diagonale e permetteva di minimizzare la distanza tra baricentro e asticella ma richiedeva comunque notevole forza e coordinazione per la rotazione del corpo.

straddle salto in alto
Atleta durante un salto con la tecnica straddle o salto ventrale. Credit: Bundesarchiv, Bild 183–S0305–0030 / CC–BY–SA 3.0, CC BY–SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

Salto alla Fosbury

L'atleta statunitense Dick Fosbury rivoluzionò il salto in alto con una tecnica geniale, il "Fosbury Flop", con cui vinse l'oro alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Nata dalla sua difficoltà con gli stili tradizionali e resa sicura dall'introduzione dei materassi in gommapiuma, essenziali per il suo atterraggio sulla schiena, la sua innovazione si basa su un principio fisico fondamentale. Il segreto dell'efficienza di questo stile risiede nel baricentro: grazie all'arco dorsale che il corpo forma sopra l'asticella, l'atleta riesce a superarla mentre il suo centro di massa, in quel momento, passa al di sotto di essa. Questo vantaggio biomeccanico, che permette di raggiungere altezze maggiori rispetto alle tecniche precedenti dove il baricentro doveva superare l'ostacolo, ne ha decretato la rapida e quasi totale adozione nello sport.

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Atleta che salta l’asticella con la tecnica inventata da Dick Fosbury.
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