
Sotto la dune sabbiose della costa californiana, è stato appena scoperto un minuscolo architetto nascosto da millenni. Gli scienziati dell’Università della California, guidati da Emma Jochim e Jason Bond, hanno scoperto che quello che per oltre un secolo era considerato un unica specie di ragno botola – Aptostichus simus – nascondeva in realtà una seconda specie: Aptostichus ramirezae sp. nov. Il primo, Aptostichus simus è un ragno botola (famiglia Euctenizidae) che vive esclusivamente nelle dune costiere tra Baja California e Monterey Bay. Questi ambienti, minacciati da erosione, urbanizzazione e innalzamento del mare, sono l’habitat di una fauna unica, ma fragile. Il ragno botola costruisce gallerie rivestite di seta e chiuse da un “coperchio” mimetico di sabbia. Nonostante le prime analisi genetiche risalgano agli anni '90, solo grazie a tecniche genomiche di ultima generazione gli autori dello studio pubblicato su Ecology and Evolution hanno potuto chiarire l'identità del ragno trovato e separare le due specie, che alla vista sono quasi indistinguibili.
Indistinguibili a occhio nudo, ma geneticamente differenti
Quando i ricercatori hanno confrontato il DNA dei ragni raccolti lungo la costa californiana, si sono accorti che non appartenevano tutti alla stessa popolazione. Le analisi genetiche (oltre 4 milioni di sequenze genetiche per individuo) hanno infatti svelato tre gruppi ben distinti — uno al nord, uno nella zona centrale e uno più a sud — separati da differenze profonde, tanto da non condividere più geni tra loro. In termini numerici, la distanza genetica globale (indicata con G’ST) è risultata 0,68, un valore molto alto che conferma un’evoluzione indipendente; tra i gruppi del sud e del centro si arriva persino a 0,77.
Per verificare se ci fossero ancora scambi di materiale genetico, gli autori hanno usato un test chiamato ABBA-BABA, una sorta di “rilevatore di mescolanze”: il risultato ha mostrato che non avvengono più incroci recenti tra le popolazioni.

Dal punto di vista esterno, invece, le differenze sono quasi impercettibili. Eppure, misurando con precisione millimetrica zampe e palpi dei maschi, 9 caratteri su 17 risultano diversi; nelle femmine, 8 su 15 cambiano in modo significativo. In pratica, la genetica racconta una storia di separazione antica, mentre l’aspetto continua a ingannare l’occhio umano.
La nuova specie: Aptostichus ramirezae
Le popolazioni settentrionali e centrali, geneticamente distinte dal gruppo meridionale, sono state riconosciute come una nuova specie: Aptostichus ramirezae, dedicata alla biologa Martina G. Ramirez, pioniera nello studio dei ragni botola.
Nei maschi della nuova specie, l’organo riproduttivo chiamato embolo — una piccola struttura all’estremità del palpo che serve a trasferire lo sperma — presenta una forma inconfondibile: una seghettatura che presenta da quattro a dieci dentellature, come una minuscola lama irregolare. Anche le zampe anteriori e il palpo tibiale, un segmento fondamentale per l’accoppiamento, risultano leggermente più corti (circa 1,76 millimetri di lunghezza e 1,05 millimetri di larghezza) rispetto a quelli di Aptostichus simus.

Le femmine, invece, si distinguono per una caratteristica microscopica: possiedono oltre 300 piccole cuspidi sull’endite, una parte della bocca che usano per manipolare il cibo. Anche i loro arti anteriori sono un po’ più corti rispetto alla specie “gemella”.
Questo ragno vive esclusivamente lungo un tratto limitato della costa californiana, tra Moss Landing State Beach e El Segundo Beach, e su due isole al largo, Santa Cruz e Santa Rosa. Un areale ristretto che lo rende ancora più prezioso e vulnerabile.
L'habitat di questi ragni è in rapido declino
C'è stata una separazione genetica, ma nonostante ciò, le due specie restano quasi identiche nell’aspetto: un esempio perfetto di speciazione criptica, dove l’evoluzione avviene senza grandi mutamenti visibili.
Le dune costiere della California, sempre più erose e urbanizzate, rappresentano un habitat in rapido declino. Alcune popolazioni, come quelle di Broad Beach (Malibu), sono già scomparse. Con l’attuale tasso di innalzamento del mare – 2,13 mm/anno nel secolo scorso, previsto fino a 6,2 mm/anno entro il 2030 – i ricercatori temono che intere linee genetiche possano estinguersi prima di essere studiate.