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23 Maggio 2024
16:30

SOS non sta per “Save Our Souls”: significato e storia del segnale universale di soccorso

No, "SOS" non sta per “Save Our Souls”, è una sequenza del codice Morse. Ma quando è stato adottato, e perché? Scopriamo la storia che c'è dietro, che ha a che fare anche con il naufragio del Titanic.

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SOS non sta per “Save Our Souls”: significato e storia del segnale universale di soccorso
titanic sos - Jack Phillips

Chi non ha mai usato – anche solo giocosamente – il termine “SOS” per chiedere aiuto? Il segnale di soccorso universale, emesso dalle navi in mare in difficoltà, spesso viene interpretato nella maniera sbagliata. Secondo molte persone, infatti, "SOS" sarebbe un acronimo che sta per la locuzione inglese Save Our Souls (“Salva le nostre anime”), ma non è così. Il segnale non è un acronimo, bensì una sequenza del codice Morse pensata nei primi anni del Novecento da una radio tedesca, che consisteva in tre punti, tre trattini e tre punti, scritti senza spazi tra loro, come segue:

· · · — — — · · · 

La sequenza di lettere non aveva un significato specifico, semplicemente era stata scelta perché era semplice da comprendere per chiunque e immediatamente riconoscibile in ogni situazione. Del resto, se si è in mare aperto, magari in tempesta e con il pericolo di colare a picco, è necessario avere un segnale chiaro e immediato. In ogni caso, anche se il segnale fosse stato un acronimo, non avrebbe potuto significare Save Our Souls perché è stato inventato in Germania, dove la stessa frase suonerebbe come Rettet Unsere Seelen. Quindi sostanzialmente l'acronimo fu “inventato” successivamente!

La necessità di avere un segnale universale è nata dal fatto che prima dell’invenzione di SOS come segnale di soccorso che valesse per tutti, molti Paesi (quelli europei in primis) utilizzavano una serie di codici diversi, che come potrete immaginare erano ampiamente fraintendibili, soprattutto in caso di incroci di lingue.

sala radio sos

Giusto per fare qualche esempio, nel 1904 la compagnia di telecomunicazioni Marconi aveva provato a inventare un codice di soccorso, “CQD”, che significava “Ti cerco. Distress!”. Negli USA, invece, si usava “NC”, che stava per “Richiesta di aiuto senza indugio”. Mancava quindi un termine facilmente comprensibile e che mettesse tutto il mondo d’accordo in quanto a salvataggi in mare. Fu così che nel 1906 la Convenzione radiotelegrafica internazionale propose la soluzione dell'SOS.

La proposta entrò in vigore, ma ci vollero anni prima che venisse utilizzata in tutto il mondo. Il suo primo utilizzo documentato risale al 1909, quando il comandante americano Theodore D. Haubner segnalò il pericolo del piroscafo SS Arapahoe al largo di Capo Hatteras (Carolina del Nord). In quella circostanza Haubner inviò anche il vecchio “CQD”, perché temeva che l'SOS, essendo nuovo, non sarebbe stato riconosciuto da chi doveva ascoltarlo.

Ma fu con il naufragio del Titanic il 15 aprile 1912 che le cose presero una piega del tutto diversa.

Immagine

La notte in cui il transatlantico affondò, l’operatore Jack Phillips che era di turno in sala radio, inoltrò la chiamata di soccorso alle navi vicine usando un apparecchio telegrafico noleggiato da Marconi, compagnia fondata dal noto inventore bolognese nel 1897 e che all'epoca era riuscita ad accaparrarsi molte navi di lusso. Inizialmente Phillips inviò il segnale “CQD”, e poi anche il segnale “SOS” su suggerimento del collega Harold Bride, che – scherzando – gli disse:

L’SOS è la nuova chiamata per le nuove richieste di soccorso… e credo proprio che questa potrebbe essere la tua ultima possibilità di inviarla!”

Jack Phillips nella sala radio del Titanic
Jack Phillips nella sala radio del Titanic.

Ben presto, però, anche Bride capì che c'era ben poco da scherzare, perché la nave tedesca SS Frankfurt rispose in ritardo, e quando lo fece non fu molto seria a riguardo. L'operatore a bordo faceva parte della società di telecomunicazioni Telefunken, rivale della ben più nota Marconi per cui lavoravano i due operatori del Titanic, che aveva cercato di escludere la compagnia tedesca dal mercato marittimo. Proprio per questa ragione gli operatori di quest'ultima evitavano di scambiarsi messaggi con i concorrenti marconisti.

Le richieste di soccorso furono minimizzate anche dagli operatori di altre navi, e la linea era ripetutamente bloccata a causa degli operatori confusi che non si rendevano conto della reale gravità della situazione e che continuavano a fare domande non essenziali a Phillips e Bride. Inoltre, anche i radioamatori interferirono con i messaggi, rendendo complicata la comunicazione.

Come se la situazione non fosse già abbastanza disperata, sfortuna volle che la nave più vicina, la Californian, non ricevette neanche un SOS, perché il suo operatore aveva spento il ricevitore radio dopo aver battibeccato con Phillips.

A seguito di quella sciagurata notte, negli Stati Uniti d'America si decise di rendere le comunicazioni wireless via mare operative 24 ore su 24, e l'SOS venne adottato come segnale di soccorso standard sia in America che nel resto del mondo.

Nel 1999 le grandi navi smisero di usare il codice Morse a favore del Global Maritime Distress and Safety System, un sistema di comunicazione radio internazionale basato su satellite che permette di inviare e ricevere messaggi in tempo reale.

Nonostante la tecnologia sia andata avanti, "SOS" viene usato ancora oggi nel gergo comune quando si vuole chiedere una richiesta di aiuto, ma per fortuna… senza un ingombrante telegrafo!

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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