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2 Ottobre 2025
14:23

SPID con PosteID potrebbe costare 5 euro l’anno: ecco perché e cosa cambierebbe nel settore

Se il servizio PosteID abilitato a SPID di Poste Italiane diventasse a pagamento (come già fanno altri provider come Aruba e InfoCert), la cosa coinvolgerebbe 28,7 milioni di utenti, che potrebbero rivolgersi ad altri enti che offrono ancora lo SPID gratuito oppure potrebbero convertirsi alla CIE.

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SPID con PosteID potrebbe costare 5 euro l’anno: ecco perché e cosa cambierebbe nel settore
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Immagine creata con l’AI a scopo illustrativo.

L'introduzione di un canone annuo di 5 euro per i fruitori di PosteID abilitato a SPID, l'identità digitale fornita da Poste Italiane, è un'ipotesi che si sta facendo sempre più concreta e che, stando a quanto affermato da CorCom, potrebbe presto diventare realtà dopo anni di gratuità. Poste Italiane non sarebbe il primo provider a diventare a pagamento: l'esempio più recente è InfoCert, che ha introdotto un canone a luglio 2025. Se anche PosteID diventasse a pagamento, però, le conseguenze sarebbero notevoli, visto che il 72% delle identità SPID in Italia dipende da questo provider: parliamo di 28,7 milioni di utenti. Le conseguenze non si limiterebbero ai soli utenti, ma andrebbero a inserirsi in un processo di revisione più ampio che riguarda l'equilibrio tra SPID e CIE (Carta d'Identità Elettronica), con la prospettiva che in futuro sia quest'ultima a rappresentare il perno centrale dell'identità digitale italiana, insieme a IT-Wallet.

Perché PosteID potrebbe diventare a pagamento e quali scenari ci attendono

Il nodo centrale dell'intera vicenda non sta tanto nei 5 euro all'anno che i fruitori di PosteID potrebbero essere chiamati a sborsare nei prossimi mesi ma nel superamento di un principio che finora aveva retto il sistema: la gratuità garantita da almeno un grande fornitore. Se questa barriera cadesse, lo SPID difatti potrebbe cambierebbe natura, diventando un servizio sempre meno universale e sempre più condizionato dalla capacità di sostenerne i costi, proprio mentre il Governo sta accelerando sulla diffusione della CIE (Carta d'Identità Elettronica) e dell'IT-Wallet come futuro del concetto di identità digitale in Italia.

Per capire meglio come siamo arrivati a questa situazione bisogna guardare alla sequenza di mosse che, negli ultimi due anni, hanno cambiato la geografia del settore. Il primo operatore a rompere il tabù della gratuità è stato Aruba, introducendo un canone annuale di 4,90 euro + IVA. A distanza di pochi mesi, anche InfoCert ha annunciato un costo di 5,98 euro IVA inclusa, con una regola precisa: il rinnovo non è automatico e serve il consenso esplicito dell'utente, altrimenti le credenziali vengono sospese per due mesi e poi disattivate. Più di recente, Register ha alzato ulteriormente l'asticella fissando una tariffa annua di 9,90 euro. In tutti i casi, la giustificazione fornita è stata più o meno la stessa: mantenere milioni di identità digitali attive richiede spese significative lato sicurezza informatica, manutenzione e assistenza, spese che senza finanziamenti pubblici stabili non sono più sostenibili.

A rendere il quadro più fragile c’è stato anche il problema delle convenzioni con lo Stato. I contratti tra i gestori di SPID e l'AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) sono scaduti a fine 2022 e prorogati solo fino all'aprile 2023. Nel frattempo, il contributo previsto dal PNRR – pari a 40 milioni di euro – è arrivato solo a marzo 2025, lasciando per oltre due anni i provider in balia più totale incertezza. Ecco che le aziende hanno deciso di muoversi autonomamente, adottando il modello a pagamento. E quando i fondi sono finalmente arrivati, hanno chiarito che non avrebbero fatto passi indietro: il sistema gratuito non era (e non è) più considerato sostenibile.

Nel momento in cui stiamo scrivendo questo articolo il servizio PosteID di Poste Italiane risulta ancora gratuito e, difatti, permette a chiunque lo desideri di usare lo SPID gratis, senza canoni annui. Se anche Poste introducesse un canone, la situazione cambierebbe radicalmente e questo potrebbe portare alcuni a rivolgersi agli enti certificatori “minori” che offrono ancora lo SPID gratis (vedi la nostra tabella comparativa in fondo all'articolo), ma potrebbe spingere molti altri a sposare la CIE come alternativa preferibile, visto che rappresenta una soluzione sotto governance pubblica e con costi chiari (per la cronaca costa 16,79 euro oltre a eventuali diritti fissi e di segreteria, qualora previsti dal proprio Comune).

Il Governo, d’altra parte, non ha mai nascosto la propria strategia a lungo termine. L'obiettivo dichiarato è quello di ridurre progressivamente la dipendenza dallo SPID e convogliare i servizi digitali su CIE e IT-Wallet. I numeri mostrano che la strada è già tracciata: in appena un anno si è passati da 5,5 milioni di CIE (maggio 2024) a 7,3 milioni (maggio 2025), con una crescita continua che dovrebbe portare entro il 2026 il 70% degli italiani a disporre di un’identità digitale basata sulla CIE.

Quanto costa lo SPID: la tabella comparativa e i provider gratuiti

Di seguito vi forniamo una panoramica in merito a quanto costa lo SPID. Nella tabella facciamo riferimento al solo canone annuo eventualmente previsto dagli enti certificatori e non ai costi da sostenere per le diverse modalità di registrazione e autenticazione. Inoltre, abbiamo comparato esclusivamente i servizi rivolti a cittadini privati e non quelli pensati per professionisti e aziende.

Ente certificatore Canone annuo
Intesi Group 14,90 euro + IVA
ID InfoCamere Gratis
TeamSystem Gratis
TIM Gratis
Register 9,90 euro
Sielte Gratis
Poste Gratis (per il momento)
Namirial Gratis
Lepida Gratis
InfoCert 5,98 euro
Aruba 4,90 euro + IVA
EtnaID Gratis
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