La Swedish Authority for Privacy Protection (IMY) ha comminato una sanzione da 5,03 milioni di euro (58 milioni di corone svedesi) a Spotify per aver violato il diritto di accesso ai dati da parte degli utenti. In modo simile a quanto successo qualche mese fa ad OpenAI che si era vista chiudere il chatbot ChatGPT dal Garante della Privacy, a causa di problemi analoghi della piattaforma, siamo nuovamente di fronte ad una violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione Europea.
Spotify avrebbe infatti violato l'articolo 15 del GPDR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) non soddisfacendo a pieno le richieste di accesso ai dati. L'azienda svedese non avrebbe chiarito come e per quale scopo vengano detenuti e gestiti i dati in loro possesso, di particolare interesse per la IMY vi è, poi, il flusso che i dati avrebbero seguito in merito ad eventuali destinatari nazionali ed internazionali.
Nella nota ufficiale rilasciata da IMY si legge:
Quanto costerebbe oggi costruire il Colosseo? Circa 190 milioni di euro
A seguito della sanzione imposta Spotify ha dichiarato di aver adottato numerose misure al fine di migliorare il rispetto delle normative previste dal GDPR, tuttavia la condotta di Spotify è stata considerata non sufficientemente accurata nell'informare gli utenti sullo scopo e l'utilizzo dei loro dati.
Per quanto riguarda i numeri della società, stando ai dati del primo trimestre del 2023, Spotify conta circa 515 milioni di utenti attivi giornalieri e ha fatturato quasi 12 miliardi nello scorso anno.
Spotify non è l'unica azienda incappata in sanzioni di questo tipo, si accoda, infatti, ad Amazon, DAZN, Netflix, Youtube e altri attori della diffusione audio-visiva online.