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La strage della stazione di Bologna è un attentato di matrice fascista realizzato sabato 2 agosto 1980. L’esplosione di una bomba collocata nella sala d’attesa provocò 85 morti e oltre 200 feriti. L'attentato, avvenuto alle 10:25 – orario che l'orologio della stazione segna ancora oggi – fu il più grave episodio della strategia della tensione, cioè il tentativo di destabilizzare le istituzioni democratiche per favorire l’instaurazione di una dittatura fascista, messo in essere da gruppi di estrema destra e e settori “deviati” degli apparati dello Stato tra la fine degli anni '60 e l’inizio degli anni '80. Stando alle risultanze dei processi, esecutori materiali della strage di Bologna furono i neofascisti del gruppo dei Nuclei armati rivoluzionari, mentre i mandanti furono il gran maestro e alcuni affiliati della loggia massonica deviata Propaganda Due (P2), tra i quali figuravano anche appartenenti agli apparati dello Stato. I processi, però, non hanno fatto chiarezza completa e sui fatti del 2 agosto 1980 e molti punti restano oscuri.
La strategia della tensione
La strage di Bologna si colloca nel contesto della strategia della tensione, della quale costituì il culmine. La strategia consisteva nel realizzare attentati dinamitardi per destabilizzare il Paese e far apparire le istituzioni democratiche incapaci di preservare l’ordine, favorendo quindi l’instaurazione di una dittatura. La strategia della tensione fu messa in essere da gruppi eversivi neofascisti, tra i quali i Nuclei armati rivoluzionari (Nar), con il supporto di settori deviati degli apparati dello Stato, come i servizi segreti e le forze dell’ordine. I massacri ebbero inizio nel 1969 con la strage di Piazza Fontana, a Milano, e proseguì con numerosi attentati negli anni '70, tra i quali la strage di Piazza della Loggia a Brescia, e nella prima metà degli anni '80.

L’ultimo episodio della strategia della tensione è considerato, in genere, il massacro del treno Rapido 904 del 1984, ma alcuni analisti considerano conclusa la strategia con la strage di Bologna del 1980. Il numero di vittime complessivo della strategia della tensione ammonta ad alcune centinaia, ma è impossibile definire il numero esatto. Quel che è certo è che la democrazia si rivelò più forte del fascismo e le istituzioni della repubblica non furono rovesciate.
Cosa accadde quel 2 agosto 1980 alle ore 10,25
La strage di Bologna avvenne il 2 agosto 1980: terroristi depositarono nella sala d’aspetto di seconda classe una bomba composta da tritolo e nitroglicerina, nascosta in una valigia. La stazione era affollatissima di viaggiatori che partivano o tornavano dalle vacanze estive. L’esplosione avvenne alle 10.25 e devastò non solo la sala d’aspetto, ma anche l’antistante parcheggio dei taxi, la pensilina del primo binario, un treno in sosta. I morti furono 85 e i feriti oltre 200: la più grave strage compiuta in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’orologio della stazione restò fermò sull’orario dell’esplosione.

I soccorsi, dato l’elevato numero di morti e feriti, si rivelarono difficoltosi, ma iniziarono immediatamente. Per trasportare i pazienti in ospedali furono usate anche auto private, taxi e persino autobus di linea. L’autobus 37, che fu usato come una sorta di pronto soccorso mobile, divenne uno dei simboli della strage. I funerali delle vittime furono celebrati il 6 agosto nella Basilica di San Petronio (ma molte famiglie fecero svolgere funerali privati), alla presenza delle massime autorità dello Stato e di una folla di 100.000 persone, che protestava contro il terrorismo fascista e chiedeva insistentemente la difesa dei valori democratici.

Chi commise la strage di Bologna? Tra verità giudiziarie e depistaggi
Dopo la strage, gli inquirenti seguirono diverse piste, tra le quali una che riconduceva a gruppi terroristici legati al leader libico Gheddafi, ma presto emerse la matrice fascista dell’attentato. Nel corso degli anni sono stati celebrati diversi processi per accertare le responsabilità. Come esecutori materiali sono stati accusati alcuni esponenti dei Nar, più specificamente, nel 1995 sono stati condannati in via definitiva Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che erano in carcere rispettivamente dal 1981 e dal 1982 (oggi sono liberi). Fioravanti e Mambro sono stati condannati in altri processi anche per vari omicidi, dei quali hanno ammesso la responsabilità, ma hanno sempre negato di essere gli esecutori della strage di Bologna. In anni recenti poi sono stati condannati come autori della strage anche altri terroristi di destra: Luigi Ciavardini nel 2007, Gilberto Cavallini nel 2020, Paolo Bellini nel 2025.

I mandanti e gli organizzatori non sono mai stati individuati con certezza. Tuttavia, è considerato certo che i responsabili erano appartenenti alla Loggia P2, un gruppo eversivo della massoneria mirante a instaurare una dittatura. Stando alle sentenze della corte d’assise di Bologna, sono considerati mandanti e finanziatori della strage Licio Gelli, capo della loggia P2, Mario Tedeschi, giornalista ed ex senatore del Movimento sociale italiano, Federico Umberto d’Amato, ufficiale dei servizi segreti, Mario Ortolani, banchiere e dirigente d’azienda. La verità completa sulla strage di Bologna, però, non è ancora emersa: non sono noti con certezza tutti i mandanti, il processo decisionale, le ragioni reali del massacro.
Nel corso degli anni, del resto, sono stati messi in essere numerosi tentativi di depistaggio per sviare le indagini. Alcuni esponenti dei servizi segreti cercarono di accreditare una pista internazionale facendo ritrovare una valigia contenente esplosivo su un treno nel 1981 e realizzando un falso dossier per accusare della strage dei terroristi stranieri. L’Associazione dei familiari delle vittime, costituitasi poi nel 1981, continua a chiedere con insistenza che venga fatta piena luce sugli eventi.