Dmitry Peskov, portavoce del Presidente russo Vladimir Putin, ha comunicato all'agenzia di stampa russa RIA Novosti che nella notte di mercoledì 3 maggio due droni ucraini avrebbero attentato invano alla vita del Capo di Stato della Federazione russa, attaccando il palazzo del Cremlino a Mosca. L'attentato sarebbe stato sventato dalle forze militari e dai servizi di sicurezza russi tramite l'individuazione dei due velivoli senza equipaggio tramite dei sistemi radar. I due droni sarebbero stati quindi abbattuti in maniera preventiva, cioè prima che potessero colpire. L'Ucraina ha però negato di essere coinvolta in alcun modo nell'attacco.
Secondo le parole di Peskov, comunque, Putin non si sarebbe trovato nel Cremlino, ma nella sua residenza privata vicino a Mosca, a Novo-Ogaryovo. Pertanto il Presidente sarebbe rimasto del tutto illeso. L'attacco non avrebbe inoltre causato alcun morto o ferito nella capitale russa né alcun danno, a parte la dispersione di qualche detrito sui terreni del Cremlino. In via precauzionale il sindaco di Mosca, Serghey Sobyanin, ha vietato il sorvolo di qualunque drone sulla capitale nei prossimi giorni, mantenendo inalterata la volontà di celebrare con una parata il Giorno della Vittoria del 9 maggio, la ricorrenza ex-sovietica della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'episodio si inserisce nell'ampio contesto della guerra russa-ucraina, rientrerebbe tra le poche azioni condotte dall'Ucraina direttamente sul suolo russo e, se confermata, sarebbe il tentativo più audace o sconsiderato (a seconda del punto di vista) effettuato da Kiev. Quest'ultima, comunque ha smentito ogni possibile coinvolgimento. Mosca ha affermato che si riserva di rispondere all'attacco nei modi e tempi che riterrà più opportuni.
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