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La battaglia del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro l’Università di Harvard prosegue: il 22 maggio l'amministrazione Trump ha vietato l’accesso al prestigioso college di Boston per gli studenti internazionali, specificando che tutti gli stranieri attualmente iscritti (il 27% del totale) saranno costretti a trasferirsi o rischieranno di perdere il loro status legale e il visto per rimanere all’interno del Paese. L’ateneo ha risposto alla misura definendola «illegittima».
Nello specifico, l’amministrazione Trump ha revocato all’università la certificazione del programma per studenti e visitatori stranieri, bloccando così l’iscrizione per chiunque provenga al di fuori degli Stati Uniti. La decisione, in realtà, è solo l’ennesimo episodio di un braccio di ferro iniziato diversi mesi fa dopo che l’ateneo ha respinto alcune richieste dell’amministrazione Trump in merito alla sua campagna contro l’antisemitismo, rifiutandosi di modificare le sue politiche relative ai diritti degli studenti e alle procedure di assunzione e ammissione e scegliendo di non consegnare documenti dettagliati sul corpo studentesco internazionale potenzialmente coinvolto in attività «illegali o pericolose».
In seguito alla presa di posizione di Harvard, nelle scorse settimane il governo federale ha poi disposto il congelamento di circa 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni pluriennali e di 60 milioni di dollari in contratti pluriennali, obbligando l’istituzione a interrompere alcuni programmi o a ridimensionarne la portata. Questi tagli vanno ad aggiungersi alle recenti privazioni di fondi stabilite dall'amministrazione Trump nei confronti di varie istituzioni scientifiche americane.
Contro il provvedimento si sono levate numerose voci di critica, sia nazionali che internazionali, tra cui anche la Cina, il cui portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning ha condannato «la decisione del presidente Usa Donald Trump sul bando a carico degli studenti stranieri all’università di Havard, definita una mossa di politicizzazione dell’istruzione».
Perché Trump ha scelto di scagliarsi contro Harvard: le origini dello scontro
Ma perché il presidente Trump si sta scagliando contro Harvard? Le tensioni, in realtà, risalgono già al 2024, quando Harvard è stata al centro di alcune proteste pro-Palestina, durante le quali si sono registrati episodi di intimidazione contro alcuni studenti ebrei con slogan antisemiti, che hanno portato alle dimissioni dell'allora presidente dell'ateneo, Claudine Gay. Con il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha poi intensificato le critiche contro diverse università d’élite del paese (Harvard inclusa) accusandole di promuovere alcune ideologie liberali senza contrastare adeguatamente all’antisemitismo diffuso nei campus. Secondo il Dipartimento per la sicurezza nazionale:
La leadership di Harvard ha creato un ambiente universitario non sicuro consentendo ad agitatori antiamericani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei, e di ostacolare in altri modi il suo un tempo venerabile ambiente di apprendimento.

Nel mirino di Trump, quindi, non c'è solo Harvard: in un’intervista rilasciata al quotidiano statunitense Fox News, la Segretaria per la Sicurezza interna americana Kristi Noem ha infatti aperto alla possibilità di imporre la stessa decisione ad altri college americani, in particolare al gruppo delle Ivy League, di cui fanno parte, tra le altre, anche Yale, Columbia e Princeton, oltre che la stessa Harvard. Sembra quindi che il presidente USA stia cercando di estendere la sua azione anche su altre università americane, pena l’esclusione dai programmi di finanziamento.
Quanti sono gli studenti stranieri di Harvard
L’Università di Harvard si trova a Boston ed è il college più antico degli Stati Uniti, nonché uno dei più prestigiosi: fondato nel 1636, oggi conta più di 20.000 studenti totali. Il costo dell’iscrizione si aggira intorno ai 60.000 dollari all’anno, ma può arrivare fino a 87.000 se si considerano anche vitto e alloggio.
Secondo quanto riportato dall'università, quest'anno sono stati circa 6.800 gli studenti stranieri che hanno frequentato Harvard, pari a circa il 27% del corpo studentesco. Nel 2010 erano solo il 19,7%. Per questi studenti, tra l'altro, la retta è ancora più alta: ecco perché vietarne l’accesso significherebbe un altro duro colpo per l’istituzione e i suoi fondi.
Harvard cita in giudizio l'amministrazione Trump
Quindi Harvard sarà costretta a cacciare tutti i suoi studenti internazionali? Non è detto. A meno di 24 ore dallo stop imposto dal Dipartimento di sicurezza nazionale, l'ateneo ha citato in giudizio l’amministrazione Trump davanti alla corte federale di Boston, accusando il governo di aver agito in violazione della Costituzione USA e definendo la misura come «devastante per Harvard e per più di 7000 titolari di visto». Già ad aprile un gruppo di docenti universitari aveva intentato una causa contro l’amministrazione Trump per le minacce ricevute sul blocco dei fondi federali, accusando il governo di violare il Civil Right Act (che proibisce ogni tipo di discriminazione razziale sul lavoro e nelle scuole) «con l’unico scopo di punire gli accademici per le loro idee». Per il college si tratta quindi della seconda battaglia legale intentata contro il governo nel giro di pochi mesi. Il direttore delle relazioni con i media dell’università, Jason Newton, ha dichiarato:
Siamo pienamente impegnati a mantenere la capacità di Harvard di ospitare i nostri studenti e studiosi internazionali, che provengono da più di 140 Paesi e arricchiscono l'università – e questa nazione – incommensurabilmente. Stiamo lavorando rapidamente per fornire guida e supporto ai membri della nostra comunità. Questa azione di ritorsione minaccia gravi danni alla comunità di Harvard e al nostro Paese e mina la missione accademica e di ricerca di Harvard.
Ora il Dipartimento di sicurezza nazionale ha imposto un ultimatum di 72 ore all’ateneo, che potrà riottenere l’accesso per gli studenti internazionali se sceglierà di consegnare tutto il materiale audio e video richiesto dalla Segreteria per la sicurezza nazionale che potrebbe confermare o smentire le accuse di azioni pericolose o illegali commesse dagli stranieri nel corso degli ultimi 5 anni.