
Diversi scienziati che hanno studiato gli effetti di un consumo intenso di video brevi su TikTok, Instagram Reels, YouTube Shorts hanno riscontrato un impatto in aree cerebrali legate alla concentrazione, all’autocontrollo, alla memoria e all’equilibrio emotivo, che derivano da stimolazioni rapide e continue che spingono il cervello a cercare ricompense immediate rispetto alla riflessione. I video brevi che guardiamo durante lo scrolling influenzano il cervello perché attivano rapidamente il sistema della ricompensa, generando picchi di dopamina che spingono a voler guardare sempre di più, creando una vera e propria dipendenza.
Abituano inoltre l’attenzione a durate molto brevi, rendendo più difficile concentrarsi su compiti lunghi, possono interferire con la memoria, facendo dimenticare azioni pianificate o perdere il filo delle attività e studi EEG indicano anche una riduzione dell’attività nelle aree cerebrali coinvolte nel controllo e nel processo decisionale. I risultati sono calo dell’attenzione, sovraccarico cognitivo, difficoltà di memoria, alterazioni nelle risposte cerebrali, rischio di dipendenza comportamentale, stress mentale, noia cronica.
Quanto tempo passiamo a scrollare in Italia?
Nel Digital Wellbeing Report condotto da UnoBravo nel 2025 su oltre 1.500 adulti italiani, risulta che i più attivi sui social media sono gli italiani tra i 18 e i 34 anni: oltre la metà (57%) rimane sveglia fino a tardi scorrendo i feed, nonostante il sonno, e il 44% li controlla appena si sveglia. “Queste abitudini,” spiega UnoBravo, “possono interrompere i cicli del sonno e aumentare l’ansia mantenendo il cervello in uno stato di costante stimolazione”. In tutte le fasce d’età, trascorrono oltre 12 ore alla settimana sulle piattaforme: mentre gli adulti più anziani (over 65) trascorrono una media di 7 ore, i giovani adulti tra i 18 e i 24 anni arrivano a 21 ore alla settimana (che corrisponde a quasi un quinto del tempo trascorso svegli!).
I risultati del report mostrano una correlazione tra comportamento online e un peggioramento in ambiti come salute mentale, autostima e relazioni, in particolare nelle fasce che ne fanno maggior utilizzo (25-34), che riportano per il 40% che i social media influenzano negativamente la loro salute mentale, e per il 30% afferma che aumentano stress o ansia. In sostanza, più usiamo il telefono, maggiori sono i danni. Nonostante siamo sempre più consapevoli degli effetti negativi, compresa la nostra crescente capacità di disconnetterci, continuiamo a considerare i social media indispensabili: il 47% della fascia tra i 18 e i 34 anni li considera essenziali per restare aggiornato sulle notizie e sui trend.
Perché i video brevi ci danneggiano
Chi consuma più video, in un meccanismo di dipendenza, secondo uno studio pubblicato su Neuroimage, presenta alterazioni funzionali di specifiche reti cerebrali. Queste includono aree coinvolte nella regolazione delle emozioni e nel sistema di ricompensa come corteccia orbitofrontale e cervelletto bilaterale, e una maggiore attività, a causa dell’iperstimolazione, nella zona della corteccia prefrontale dorsolaterale, che regola funzioni cognitive complesse, di quella cingolata posteriore, associata alla capacità di monitorare le proprie emozioni, e del lobo temporale, che, se troppo stimolato, può portare a maggiore sensibilità a stimoli sociali, forte reattività a contenuti emotivi e maggiore impatto del confronto sociale (per esempio l'invidia).
Il problema dei video brevi è che sono progettati per stimolare il sistema di ricompensa del cervello, per cui viene prodotta una scarica di dopamina, la molecola del piacere e della motivazione. Questo consumo costante abitua il cervello alla ricerca di stimoli immediati e riduce, dall’altro lato, la capacità di portare avanti quelle attività che richiedono invece attenzione prolungata. Secondo una recente ricerca, inoltre, la visione prolungata di video brevi potrebbe compromettere anche la “memoria prospettica”, cioè la nostra capacità di ricordare di completare un’azione pianificata: per questo diventa più difficile per noi, anche a breve termine, ricordarci di portare a termine dei compiti che ci siamo dati, come quando ci alziamo dal divano per andare in cucina e a un certo punto non ci ricordiamo nemmeno il perché.
Nei bambini e nei ragazzi l’impatto si riscontra anche sulle prestazioni scolastiche. Recentemente uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Bulletin (Feeds, feelings, and focus: A systematic review and meta-analysis examining the cognitive and mental health correlates of short-form video use) che ha analizzato 71 diverse ricerche dedicate al consumo di contenuti video brevi (TikTok, Instagram Reels, YouTube Shorts), ha confermato una correlazione con il peggioramento di concentrazione e capacità cognitive, in particolare sugli studenti di scuole elementari e medie: in generale, è stato registrato un peggioramento di rendimento scolastico e un aumento di depressione, solitudine, stress e ansia. Bisogna specificare che uno studio di revisione non dimostra causalità diretta ma associazioni osservate nei dati.
Come ridurre gli effetti
Secondo diversi studi un uso bilanciato e momenti di pausa regolari dovrebbero aiutare il cervello a fare una sorta di “reset” e a tornare a pensare in maniera più lucida. Impostare notifiche sulle singole applicazioni e in generale sugli smartphone per monitorare e limitare il tempo giornaliero può essere molto utile a evitare lo scrolling compulsivo. Anche definire specifiche fasce orarie in cui non usarle il telefono è una strategia utile, in particolare durante i pasti e prima di dormire (almeno un’ora prima!), così da non rovinare il sonno.
Certo, spesso sono le notifiche a portarci a prendere in mano il telefono anche quando non vorremmo: la modalità silenziosa, oppure una limitazione delle notifiche (lasciando per esempio attive solo le chiamate) può proteggerci da stimoli continui. Tutti questi accorgimenti possono aiutarci a rompere quei loop automatici che ci portano a uno scroll continuo alla ricerca di dopamina, e a recuperare un maggior controllo sulle compulsioni e un migliore livello di concentrazione e memoria.