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31 Maggio 2025
6:00

Un anno fa la tragedia del fiume Natisone: ricostruiamo cosa è successo e le perizie sul salvataggio

A un anno dalla morte di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Casian Molnar per una piena improvvisa del fiume Natisone in Friuli, si attende a settembre la prima udienza per il processo che accerterà eventuali responsabilità. Nel frattempo, riassumiamo la dinamica dei soccorsi e il contenuto delle perizie tecniche su come sarebbe stato possibile salvare i tre ragazzi.

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Un anno fa la tragedia del fiume Natisone: ricostruiamo cosa è successo e le perizie sul salvataggio
tragedia Natisone
La piena del fiume Natisone il 31 maggio 2024. Credits: Vigili del fuoco

È passato un anno dalla tragedia del Natisone, in cui tre giovani ragazzi – Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Casian Molnar – persero la vita travolti da una piena improvvisa del fiume Natisone mentre si trovavano lungo la riva nel comune di Premariacco, in Friuli-Venezia Giulia, il 31 maggio 2024. A causa delle recenti precipitazioni e della morfologia del fiume stesso, la portata del Natisone passò da 20 metri cubi al secondo a 135 metri cubi al secondo tra le 11:30 e le 13:35, ora in cui i tre giovani avevano già allertato i mezzi di soccorso con una chiamata al 112 alle 13:29.

Ma cosa è successo nel corso di quei 44 minuti trascorsi tra la prima chiamata di emergenza e l’arrivo dell’elicottero dei soccorsi, giunto sul luogo della piena alle 14:13, soltanto 3 minuti dopo la morte dei ragazzi? Le due perizie realizzate nel corso delle indagini hanno stabilito che, con l'utilizzo di un elicottero, i soccorritori avrebbero potuto salvare i tre amici in un tempo compreso tra i 6 e gli 8 minuti, riportandoli sulla terraferma prima che la piena li travolgesse.

In ogni caso, già all'epoca dei fatti l'area era segnalata come pericolosa, con la presenza di alcuni alcuni cartelli che riportavano il rischio di annegamento e proibivano la balneazione. Ciononostante, la «Premariacco beach» era spesso frequentata dagli abitanti della zona, soprattutto durante i mesi estivi.

Tragedia del fiume Natisone: cos'è successo e la cronologia dei soccorsi

Cosa è successo, quindi, nel corso di quei 44 minuti trascorsi dalla prima chiamata al 112 fino all'arrivo sul luogo dell'elicottero? Nella ricostruzione dei fatti realizzata dalla Procura di Udine, a seguito della prima telefonata delle 13:29 e delle due successive (realizzate sempre da Patrizia Cormos alle 13:36 e alle 13:48), l'addetto della centrale del 112 avrebbe gestito l'emergenza come un soccorso tecnico, dirottando la richiesta di un intervento via terra al comando dei vigili del fuoco di Udine, che avrebbero poi inviato con la massima urgenza l'equipaggio più vicino al luogo della piena, mettendo in preallarme anche i sommozzatori.

I soccorritori del comando di Udine, arrivati nei pressi dell'area alle 13:56, non furono però in grado di salvare i tre giovani a causa dell'alto livello raggiunto dall'acqua e dell'eccessiva distanza dalle vittime, troppo lontane rispetto al raggio d'azione dell'autoscala appoggiata sul ponte romano. Proprio per questo, la magistratura sta indagando su eventuali responsabilità nella gestione del servizio di emergenza, che avrebbero potuto far partire un elicottero nell'immediato. In particolare, il più vicino sarebbe stato il Doppio India, situato nella base di Pasian di Prato (UD), che avrebbe potuto raggiungere l'area «nell'arco di 12/13 minuti».

ponte salvataggio natisone
Il ponte romano da cui sono stati effettuati i tentativi di salvataggio tramite l’autoscala. Credits: Vigili del fuoco

Al contrario, alle 14:02 era stata inserita una richiesta di missione per l'elicottero Drago del reparto volo di Venezia, poi decollato alle 14:05 dall'Aeroporto di Venezia Marco Polo (distante più di 100 km da Premariacco) e arrivato solo alle 14:28. Allertato solo 31 minuti dopo la prima chiamata di Patrizia Cormos al 112, il Doppio India riuscì invece a decollare solo alle 14:07 circa, per poi giungere sul luogo della piena alle 14:13, tre minuti dopo che la piena travolgesse i giovani ragazzi.

Le manovre di salvataggio che avrebbero potuto salvare le vittime secondo le perizie

Secondo una prima perizia condotta a marzo 2025 da un esperto di soccorso alpino, quello dei  giovani avrebbe potuto essere un «salvataggio possibile» nel caso in cui i soccorsi si fossero attivati «in tempo utile»: con l’ausilio di un elicottero, insieme a ciambella e verricello (in grado di sollevare grossi pesi grazie a una fune avvolta su un tamburo rotante), i mezzi di soccorso avrebbero potuto recuperare i tre amici «in soli due minuti a testa», riuscendo quindi a mettere in salvo tutti e tre «in soli sei minuti».

Nello specifico, grazie all’osservazione delle fotografie e dei video della tragedia, il perito ha potuto accertare che i tre amici, morti per annegamento alle 14:10, avrebbero potuto essere salvati fino alle 14:06.

Ma per raggiungere il successo del salvataggio, come si sarebbero dovute svolgere le manovre di soccorso secondo la perizia? Considerando che il ragazzo fungeva come ancoraggio per le due amiche in acqua, il tecnico soccorritore avrebbe dovuto calarsi in acqua dall'elicottero attraverso il verricello e, utilizzando una ciambella o un triangolo di evacuazione avrebbe dovuto issare per prima una delle due ragazze, mentre l’altra sarebbe rimasta in acqua sostenuta dall’amico. La stessa procedura, poi, avrebbe dovuto ripetersi per trarre in salvo l'altra ragazza e poi il ragazzo, che si trovava in una posizione più stabile.

Secondo l’analisi del perito, tra l’altro, nel caso in cui la situazione fosse diventata ancora più pericolosa, mettendo a rischio l’incolumità di vittime e soccorritori, il tecnico (in accordo con il pilota) avrebbe anche potuto issare contemporaneamente i due ragazzi dopo il salvataggio della prima ragazza.

operazioni di recupero vigili del fuoco
L’elicottero dei Vigili del fuoco nelle operazioni di recupero dei corpi dei tre ragazzi. Credits: Vigili del fuoco

Una seconda perizia realizzata dalla Guardia di Finanza di Bolzano ha invece stabilito che il recupero dei tre ragazzi avrebbe richiesto solo 8 minuti e 30 secondi dal momento di attivazione dell’elisoccorso. Anche secondo questa analisi, tecnicamente salvare i ragazzi sarebbe stato fattibile a patto che l'elicottero fosse partito in tempo. Sarà comunque la magistratura ad accertare eventuali responsabilità o negligenze dei soccorritori nel corso del processo, la cui udienza preliminare è fissata per il 19 settembre 2025.

Sul greto del fiume Natisone vigeva un divieto di balneazione

In realtà, le piene improvvise in quella zona sono piuttosto frequenti vista la morfologia del Natisone: il fiume, lungo circa 55 chilometri, si caratterizza per la presenza di numerose forre, ossia delle gole a pareti quasi verticali che aumentano drasticamente la profondità del corso d'acqua. Il greto di Premariacco, in particolare, si trova a valle di una di queste forre, dopo la quale il fiume si allarga notevolmente, facendo così diminuire significativamente la velocità delle acque. Tutto ciò significa che, in caso di una piena a monte, questo tratto del fiume non è in grado di smaltire la grande quantità d’acqua in arrivo, causando quindi un allagamento di tutta l’insenatura.

area Natisone Premariacco
Le sponde del fiume Natisone a Premariacco: al centro il greto ghiaioso dove sono rimasti intrappolati i tre ragazzi. Credits: Google Earth

A essere pericolosa è, in particolare, l‘area del greto del Natisone, ossia quella parte del letto del fiume non coperta dall'acqua corrente e ricoperta di ghiaia, sulla quale si erano posizionati i tre ragazzi in un momento in cui il livello dell'acqua era ancora basso. L'accesso alla zona, in realtà, non era esplicitamente vietato: sul luogo erano presenti alcuni cartelli che indicavano la proprietà privata e proibivano l'accesso ai veicoli a motore a eccezione di motorini, mezzi di soccorso o altri mezzi autorizzati. Quello che, invece, era stato chiaramente segnalato era il divieto di balneazione per il rischio di annegamento, introdotto già negli anni '80: quella zona, tuttavia, è sempre stata molto frequentata dagli abitanti della zona soprattutto nei periodi estivi, al punto da essere stata ribattezzata «Premariacco beach».

Gli interventi ambientali successivi all’incidente: resta il divieto di balneazione  

Ma ci sono stati degli interventi ambientali per mettere l'area in sicurezza dopo la tragedia del 31 maggio 2024? In parte sì. Nel corso degli ultimi mesi, infatti, il comune di Premariacco ha completato una serie di lavori di riqualificazione ambientale e forestale, che hanno coinvolto 3 ettari lungo il corso del fiume. Dall'area sono stati rimossi numerosi alberi a rischio caduta, mentre sono stati mantenuti alcuni degli esemplari più giovani per favorire una maggiore sicurezza idraulica.

I cartelli di divieto di balneazione e di pericolo di annegamento, invece, sono stati resi ancora più visibili e affiancati ad alcuni pannelli informativi, dedicati alla tutela ambientale e la promozione di un turismo consapevole per tutta la zona del Natisone. Tredici comuni del territorio sono stati inoltre coinvolti nell'iniziativa «Vivere il Natisone in sicurezza», che prevede una serie di incontri di sensibilizzazione sulla sicurezza fluviale con l'obiettivo di promuovere un approccio consapevole e informato al fiume Natisone e alla sua morfologia.

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