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21 Ottobre 2024
15:14

Quarta alluvione in Emilia-Romagna in un anno e mezzo: cos’è successo e il confronto con le altre

Tra sabato 19 ottobre e domenica 20 ottobre 2024 il Bolognese, in Emilia-Romagna, è stato colpito da gravi alluvioni che hanno provocato una vittima, 3500 sfollati e 15.000 case senza elettricità. È il quarto disastro naturale nella Regione in 18 mesi.

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Quarta alluvione in Emilia-Romagna in un anno e mezzo: cos’è successo e il confronto con le altre
alluvione emilia bologna
Credit: Vigili del Fuoco

Il maltempo torna a flagellare l'Emilia-Romagna: dopo l'allerta rossa dichiarata per sabato nella Regione, tra sabato 19 e domenica 20 ottobre 2024 nubifragi e alluvioni hanno colpito l'intero territorio emiliano e romagnolo, soprattutto nella zona di Bologna e alcuni comuni limitrofi come Pianoro, San Lazzaro di Savena e Casalecchio di Reno, dove punte fino a 175 millimetri piovuti nell'arco di poche ore (una quantità che in questo periodo dell'anno è attesa in due mesi) hanno rotto gli argini e fatto straripare numerosi fiumi e torrenti provocando ingenti danni e purtroppo anche una vittima, il ventenne Simone Farinelli, travolto in auto a Pianoro dalla piena del torrente Zena. Nella sola provincia di Bologna sono state evacuate 3500 persone e il maltempo ha tolto l'elettricità ad almeno 15.000 edifici. Soltanto nella giornata di ieri sono stati 515 gli interventi dei Vigili del Fuoco nella Regione.

Quanto ha piovuto in Emilia-Romagna: i dati sulle precipitazioni

L'estremo maltempo in Emilia è stato provocato dalla convergenza lungo il versante appenninico di correnti di scirocco provenienti da una perturbazione nel Tirreno e correnti di bora provenienti da nord-est. L'incontro tra aria calda e aria fredda ha creato le condizioni per la formazione di intense precipitazioni. La mappa delle precipitazioni cumulative stilata da Arpa Emilia-Romagna mostra che i massimi accumuli (colore violetto) si sono verificati attorno all'area di Bologna in corrispondenza dei bacini del Samoggia, dell'Idice e del Savena. A Bologna San Luca si sono registrati 148,5 millimetri in 24 ore, sfiorando il massimo storico di 150 millimetri risalente al 27 settembre 1928.

mappa precipitazioni emilia
Precipitazioni cumulative in Emilia–Romagna tra le ore 6 del 19 ottobre 2024 alle 6 del 20 ottobre 2024. Credit: ARPAE

Qui le precipitazioni hanno fatto registrare anche valori superiori a 30 millimetri all'ora, che sarebbero elevati anche per un temporale estivo. Con la differenza che mentre i temporali estivi di norma sono molto brevi, questa rapidità di accumulo è durata per diverse ore, andando letteralmente a inondare terreni già saturi d'acqua. Ricordiamo infatti che nel Bolognese erano già piovuti circa 300 millimetri nel mese di ottobre, una quantità già di per sé superiore alla media del periodo; immaginate cosa possono significare altri 150-170 millimetri in 24 ore in un terreno già così pregno d'acqua.

Il risultato si è visto: corsi d'acqua come il Ravone, il Samoggia, il Ghironda, il Lavino e il Savena hanno superato i massimi livelli storici che erano stati raggiunti durante gli eventi alluvionali di maggio 2023. Il Ravone, per esempio, ha segnato un livello di 3,14 metri (l'allarme scatta sopra i 2 metri), ben superiore al massimo storico di 2,54 metri di maggio 2023.

Il confronto con le precedenti alluvioni in Emilia-Romagna

Quello dei giorni scorsi è stato purtroppo il quarto evento alluvionale in Emilia-Romagna in meno di un anno e mezzo, dopo le due alluvioni di maggio 2023 e quella di settembre 2024 dovuta alla tempesta Boris. Sappiamo che l'Emilia-Romagna è una regione particolarmente soggetta a questo tipo di eventi, ma quattro alluvioni in un anno e mezzo è un dato eccezionale, soprattutto considerando che eventi di questa gravità dovrebbero ripresentarsi nell'area in un tempo che come minimo è di svariati decenni, non pochi mesi.

Andando a guardare i dati grezzi, il 19-20 ottobre 2024 in Emilia-Romagna è piovuto meno rispetto alle precedenti alluvioni. L'alluvione di settembre 2024 è stata particolarmente grave per via dell'altissima piovosità, con picchi anche di 350 millimetri in 24 ore, mentre a maggio 2023 si sono raggiunti i 400-450 millimetri nel corso però di due distinti eventi alluvionali. Gli eventi di maggio 2023 invece erano caratterizzati da un'elevata persistenza, con una durata anche di 36 ore consecutive.

Nei giorni scorsi quindi ci sono stati quindi meno millimetri e meno ore di pioggia, ma questo non significa che sia stato un episodio meno grave. Questo perché bisogna considerare il fatto, già accennato prima, che il terreno era già saturo d'acqua, pertanto basta meno per fare gli stessi danni. Inoltre, in generale il territorio emiliano era già ampiamente provato dai disastri precedenti.

Una nuova normalità climatica?

Alla luce di tutto questo, sarebbe sbagliato considerare quello che è successo come una serie di sfortunati eventi isolati. Ciò a cui stiamo assistendo è il risultato di condizioni critiche che si ripresentano da mesi in un contesto meteorologico in cui le perturbazioni sono sempre più frequenti e più intense. Nel frattempo, nel Sud Italia si sono registrate negli ultimi mesi lunghe e prolungate siccità con grandi difficoltà nell'approvvigionamento dell'acqua.

Le due condizioni sono solo apparentemente contraddittorie: in realtà rientrano nel quadro che ci si aspetta in un contesto di riscaldamento globale, che ha tra i suoi effetti proprio l'aumento dei fenomeni meteorologici estremi in un senso e nell'altro. Sostanzialmente, l'aumento delle temperature medie “accelera” il ciclo dell'acqua, aumentando il vapore acqueo disponibile in atmosfera per le precipitazioni e l'energia scaricabile dalle precipitazioni, creando così le condizioni per un'alternanza sempre più accentuata tra brevi periodi di piogge estreme e lunghi periodi siccitosi. I dati ci dicono che questo sta avvenendo anche in Italia, dove nel 2023 gli eventi meteo estremi sono aumentati del 20% rispetto all'anno precedente.

Tra la popolazione tutto questo può creare un effetto di assuefazione, del tipo «Ma basta, ogni volta che da qualche parte piove c'è allerta rossa». Questo a sua volta porta a percepire lo stato di allerta rossa come qualcosa che ha perso il suo significato di urgenza ed emergenza, qualcosa a cui si può anche soprassedere, perché sentiamo continuamente questo termine anche quando dalle nostre parti non sta piovendo. Ma da qualche altra parte si rompono argini, si allagano strade e nei casi peggiori si perdono anche vite umane. Non è aumentato il sensazionalismo della Protezione Civile o dei media: è aumentata la frequenza degli eventi che un tempo chiamavamo "eccezionali".

Questo costringe non solo a un ripensamento dei nostri piani di gestione delle infrastrutture o del rischio idrogeologico in Italia, ma anche al fatto che non serve incolpare di volta in volta questo o quell'altro caprio espiatorio per ogni singolo disastro, ma prepararci per una nuova normalità meteo-climatica.

Fonti
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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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